Prima lettera di san Paolo
ap.lo ai Corinti 12,31.13,1-13.
 
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo nel mondo e nella propria situazione

«... E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. »

Così come la Fede La carità è un dono.
La carità è l’amore di Dio in noi. E questo amore non è eros (Èρως), non è ciò che dà piacere fisico, ma è filìa (φιλία), ovverosia il sentimento che spinge ad amare come Dio ama.
In noi dovrebbe venire quindi prima di tutto l'amore e la riconoscenza che dobbiamo a Dio che ci ha eletto suoi figli adottivi, al quale dobbiamo la nostra filiazione divina.
Per riconoscenza a Lui questo stesso amore noi dovremmo sforzarci di manifestarlo rivolgendolo al nostro prossimo .
Amare il prossimo come sé stessi è anzitutto cercare di trattarlo come noi tratteremmo noi stessi, entro le nostre possibilità, a partire dal rispetto che dovremmo manifestare per tutti e tutto fin nei minimi dettagli.
Per esempio perfino quando parcheggiamo l'automobile, prestiamo attenzione a farlo accuratamente e correttamente, senza causare confusione in modo di non complicare la vita agli altri, anche se dovesse costarci più impegno?
Dimostreremo la nostra carità sforzandoci di avere quell'empatia verso gli altri, di metterci nei loro panni, cercando sempre di non causare dolore o difficoltà ad alcuno, e aiutare come possiamo chiunque Dio mette sul nostro cammino, e che riconosciamo doveroso aiutare.
Saremo caritatevoli quando ci sforziamo di fare meglio che possiamo il nostro dovere, magari aiutando altri a farlo, e sforzandoci di fare sempre al meglio il nostro lavoro per amore di Dio. Tutto questo è proprio ciò che significa amare il prossimo come noi stessi.


Gesù i poveri, i malati, gli afflitti. Gesù aiuta chiunque lo chieda

Potrebbe sembrare eccessivo per uno di noi, persone comuni, con moglie e figli, che nella vita ordinaria siamo di solito oberati di problemi e certe volte nemmeno sappiamo bene come risolverli.
Nel migliore dei casi ci dobbiamo occupare dei problemi della famiglia, dei figli, della casa, del dover pagare fatture e bollette, di dover ottemperare a regolamenti e leggi talvolta oppressive, come nel caso di questi anni di pandemia del COVID19, o addirittura talvolta ingiuste come per esempio l'eccessivo carico fiscale che ci depaupera e toglie risorse alla famiglia.
Spesso proviamo anche dolore, nel vedere tante persone che sono in difficoltà molto piu gravi e più pesanti delle nostre, magari afflitti da malattie loro o dei familiari, e anche quello dell'essere consapevoli e renderci conto che non siamo in grado di aiutarli. Offriamo allora a Dio con la preghiera i dolori e i guai degli altri e anche quelli nostri.

GUADAGNARSI IL DONO
Così come accade per la Fede e la Speranza della salvezza eterna, l’unico modo per ottenere il grande dono della virtù della carità è stare in compagnia della Persona che questo dono può farcelo.
Prima di tutto viene quindi l'amore e la riconoscenza che dobbiamo a Dio che ci ha eletto suoi figli adottivi, amore che deve essere rivolto non solo al nostro prossimo, ma anche a Dio stesso, comportandoci come Lui comanda..
Ciò che veramente importa a questo mondo è sforzarsi di vivere secondo gli insegnamenti di Cristo nel posto dove Dio ci ha messo.
E per questo è necessario secondo me leggere ogni santo giorno un brano del Vangelo, pregarci sopra e meditarlo.
Ma questo non basta: bisogna anche leggere studiare e documentarsi per poter capire come ognuno di noi, nella posizione in cui Dio lo ha voluto mettere, e secondo le proprie responsabilità concrete, possa contestualizzare correttamente l'insegnamento evangelico nella realtà e sforzarsi di applicarlo nella pratica di ogni giorno, senza per questo venir meno ai doveri che abbiamo prima verso ls nostra famiglia e poi per la società.

Fine del commento


NOTA STORICA

Per documentarsi sull'epoca di San Paolo (clicca)

A proposito di leggi e di politica vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che la pessima o difettosa legislazione, pur se introdotta a scopi benefici e idealmente ammissibili e anzi giusti, può portare all'espansione della povertà e perfino causare la morte delle persone interessate.
Infatti l'etica politica, pur basata sugli stessi principï non può avere sempre applicazione con la stessa prassi che per l'individuo caritatevole o anche per gruppi di persone potrebbe essere lodaevole.
Non sono certo dotati della virtù della carità coloro che, specie negli ultimi 12 anni, gestendo male e legiferando peggio hanno condotto il nostro paese, l'Italia, nei pessimi frangenti dell'oggi.
Non sono certo dotate della virtù della carità quelle persone che scientemente hanno usato male del loro potere, causando a fini apparentemente buoni spreco di denaro e di vite umane, agendo in base a ideologie inadeguate al momento storico.

Esempi:

  • la poco efficiente gestione della pandemia, che ha portato il nostro paese ad essere tra quelli con maggiore incidenza delle morti.
  • la ottusa gestione dell'immigrazione incontrollata e costosa a spese dei cittadini, e l'incapacità politica di trovare soluzioni efficaci per limitare e selezionare l'immigrazione e diminuire la mortalità tra i profughi.
  • Le leggi e le lungaggini che per l'incertezza del diritto fanno fuggire all'estero le imprese che danno lavoro alle persone e scoraggiano gli investimenti produttivi.
  • Le leggi che hanno permesso l'arbitrio della mala giustizia e accresciuto l'inefficienza della pubblica amministrazione
  • La corruzione e la disonestà diffuse per l'incertezza del diritto e le azioni di quella magistratura inquirente che dall'esterno appare inquinata dalle ideologie o dall'inadeguatezza, e perciò mancante di obbiettività e quindi di giustizia,
  • etc etc etc

Ci sarebbe da riempire un tomo delle dimensioni di un vocabolario con tanti altri esempi in ogni campo dell'attività umana.

 

 

 

 

 



 


Stefano Pelloni
  Non temete! La misericordia di
  Gesù è infinita

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 12,31.13,1-13.

Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato.
Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
Copyright @ Conferenza Episcopale Italiana [2003 11 05]
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