Nell'anno 30 ca, quando a Roma l’imperatore era Tiberio, e Ponzio Pilato era Procuratore della Giudea, un’uomo, tale Gesù di Nazareth, dell’età di 36/37 anni, fu crocifisso in Gerusalemme su richiesta del sinedrio giudaico. Da quel giorno in poi la croce è diventata famosa, e il nome del Procuratore Romano è stato associato indelebilmente a quel fatto storico.

QUALCHE NOTIZIA SUL PERSONAGGIO
In breve, Ponzio Pilato è un cavaliere della nobile “gens Pontia”, il cui soprannome (“cognomen”) “Pilatum” significa “l’uomo del giavellotto” (da “pilum o pila”), ossia un militare abile nel maneggiare le armi e specialmente il giavellotto. Ponzio Pilato
L'ipotesi più accreditata lo fa discendere dalla nobile famiglia sannita dei Ponzi, alla quale sarebbe appartenuto Gaio Ponzio Telesino, il condottiero della seconda guerra sannitica, quando i Sanniti disconfissero i Romani nel 321 a.C.
L'imperatore Tiberio, che apparteneva alla nobiltà romana, aveva Pilato in antipatia, tanto da mandarlo come Procuratore in Giudea, ambiente ingovernabile e difficilissimo a causa della rissosità e del fanatismo degli abitanti. Oltre ad appartenere a una famiglia nobile sannita, Ponzio aveva anche sposato Claudia Procula appartenente alla nobiltà romana, addirittura alla 'gens' Claudia, pare andando contro il parere di Tiberio. L'imperatore lo aveva mandato laggiù con l'ordine tassativo di mantenere l'ordine senza suscitare rivolte. Pilato era bravo come soldato, ma era poco esperto nell’arte amministrativa, diplomatica e politica. Nell'ambiente ristretto dove convivevano abitanti della Giudea, della Samaria, della Galilea e delle varie tetrarchie governate dai dai figli di Erode il Grande, e dove gli uni non vedevano di buon occhio gli altri, non doveva essere facile governare. Conoscendo Tiberio, in caso di rivolta e di necessità dell'intervento armato delle legioni della Siria, Pilato avrebbe passato sicuramente guai seri.

 

 

Claudia Pròcula - La moglie di Pilato
Claudia Procula, moglie di Ponzio Pilato Claudia Procula è uno dei personaggi della storia evangelica della Passione. Il Vangelo di Matteo, unico a parlare di lei, non la nomina, e solo successivamente la tradizione cristiana la battezzò come Procula, Procla, Prokla, Perpetua o Claudia Procula a seconda delle traduzioni. Procula è riconosciuta santa nella tradizione orientale, perché, in seguito alla visione avuta nell'imminenza del processo, avvertì suo marito di non condannare Gesù. Nella Chiesa Greco-Ortodossa, è celebrata il 27 ottobre, e in quella etiopica il 25 giugno. È nota nella Chiesa Ortodossa come Santa Procula, Procla o Prokla.

La Chiesa ortodossa etiopica celebra insieme i santi Pilato e Procula il 25 giugno. La Chiesa etiopica ha canonizzato Pilato come santo nel sesto secolo perché assolse sé stesso dalla colpevolezza della crocifissione. A destra eccovi un'icona Greco-Ortodossa di Procula.

Il nome Claudia appare solo in San Paolo nella seconda lettera a Timoteo 4,21. ‘Affrettati a venire prima dell'inverno. Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli'. Questo avvalora il fatto che Claudia fosse divenuta cristiana già da tempo, e che avesse anche ascoltato di persona la predicazione di Cristo.

Canonizzazione VI secolo
Ricorrenza 27 ottobre (Chiesa ortodossa)
25 giugno (Chiesa ortodossa etiopica)

 

 

 

 

LA PALESTINA ALL'EPOCA DI GESÙ CRISTO

ImmediatamentePonzio Pilato  sotto la Fenicia, cioè l'attuale Libano, troviamo Galilea, Samaria, Giudea e Idumea. Ripartendo da nord, più a oriente delle regioni suddette troviamo andando in giù Abilene, Iturea, Batanea e Traconitide, Decapoli, e Perea. Questi toponimi li troviamo tutti anche nei Vangeli canonici.

Perché i romani arrivarono in Palestina: in Palestina si succedettero una serie di dominazioni: ai Babilonesi succedettero nel 540 A.C, i Persiani, e infine i Greci (333 A.C.) cioè i generali di Alessandro Magno. I nuovi padroni tentarono di uccidere lo spirito ebraico. Profanarono addirittura il tempio, e allora scoppiò la rivolta dei Maccabei che diede alla Palestina alcuni decenni di libertà. Poi, per mettere pace e mettere fine alle stragi e alle turpitudini dei discendenti dei Maccabei, supplicati di intervenire e chiamati dagli Ebrei stessi nel 63 A.C sono arrivati i Romani di Pompeo.
Le infamie dei successori dei Maccabei: un uomo, Alessandro Ianneo, si era proclamato Re e Sommo Sacerdote. Egli fece morire più di 50mila uomini. Si narra che durante un pranzo, per distrarre le sue concubine aveva fatto crocifiggere sessanta uomini . Alla sua morte scoppiò una guerra tra i suoi due figli, nella quale intervenne anche Antipatro, che governava l'Idumea per conto di Israele e padre del futuro Erode il Grande, che poi governò tutta la regione sotto il protettorato di Roma.

Alla morte di Erode il grande, fu rispettato l'ultimo dei suoi tre testamenti che designava Archelao come principe ereditario di Giudea e Samaria, Erode Antipa come tetrarca di Galilea e Perea ed Erode Filippo come tetrarca di Iturea, Batanea e altri territori adiacenti. Era però necessario che l'imperatore Augusto approvasse queste nomine. A questa suddivisione erano contrari in molti, primo fra tutti Erode Antipa, che nel precedente testamento doveva divenire re di Giudea, e inoltre anche alcuni esponenti del clero giudaico.
Per perorare la propria causa, si recarono a Roma prima Archelao e poi il suo avversario Antipa. I Giudei, avversi da sempre alla dinastia erodiana, non rimasero però con le mani in mano e decisero di inviare una delegazione di cinquanta membri per richiedere all'imperatore la cancellazione della stirpe regale e l'annessione della Giudea al consolato di Siria. Augusto non ascoltò questi ultimi ma cercò di risanare i conflitti della famiglia del defunto Erode. Archelao ebbe il governo dei territori stabiliti dal padre, ma fu nominato solo etnarca e non re. Ad Antipa e Filippo, rimasti tetrarchi, rimasero i domini assegnati, ma il piacere di aver cancellato le speranze del fratello. La mossa politica di Augusto fu molto sagace, sicuro com'era di imperare sul regno affidandosi ai nuovi sovrani, come un tempo aveva fatto col vecchio Erode, o eliminandoli se avessero fallito. Archelao governò la Giudea, Erode Antipa la Galilea, Erode Filippo la Batanea, l'Iturea e l'Abilene. Per inciso, Erode Antipa è quello che aveva rubato la moglie Erodiade al fratello Erode Filippo, padre della famigerata Salomé.
Ponzio Pilato era procuratore per la Giudea e la Samaria. ma non capiva la mentalità ebraica e non aveva cercato di far nulla per entrare in contatto con i suoi amministrati. Ma entrare in contatto con gente come gli israeliti non era possibile, c´era un popolo che non si poteva mescolare e assimilare in alcun modo alla mentalità Romana, come invece gli altri popoli del mondo facevano.

Quindi in questo Pilato non avrebbe comunque avuto speranze di successo. Due fatti del governo di Pilato in Giudea sono capitali per capire il suo atteggiamento durante il processo a Gesù. Il primo: poco dopo il suo arrivo in Palestina nel 26, eseguendo un ordine imperiale, egli ordinò ai soldati romani che dovevano recarsi da Cesarea a Gerusalemme di introdurre nella città santa gli stendardi romani con le immagini dell'imperatore ritenute idolatriche dai giudei. Ordinò che i soldati entrassero di notte, per evitare uno scontro immediato, ma di spiegare le insegne facendo trovare il mattino seguente i gerosolimitani davanti al fatto compiuto. Era una sfida aperta alla Giudea, che aveva ottenuto da Cesare il privilegio di non vedere esposte le immagini dell’esercito romano, che rappresentavano l’Imperatore come una divinità. Roma si dimostrava sempre accomodante nei confronti dei costumi religiosi dei suoi sudditi purché non ledessero le prerogative dell’Impero (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XVIII, 3, 1; Guerra Giudaica, II, 9, 2-3). In questo caso, Pilato aveva dovuto cedere davanti ai Giudei che per cinque giorni e cinque notti avevano implorato nel suo pretorio in Cesarea la rimozione dei vessilli, dicendosi pronti a morire piuttosto che subire tale affronto.

 

 

 

LE FORZE MILITARI A DISPOSIZIONE DI PILATO.

Roma fu costretta a lottare per sopravvivere fino dai primi giorni, e ha creato non solo lo Stato meglio organizzato, ma anche una macchina militare alla quale nessuno resiste, perché nessun altro esercito è dotato delle sue armi segrete: organizzazione, stoicismo, e disciplina. In marcia i soldati bevono una mistura di acqua e aceto, ad ogni sosta i campi vengono fortificati e vigilati con ferreo rigore, in battaglia ci sono regole precise che tutti osservano fino alla morte, qualunque cosa accada. A queste virtù si aggiunge la superiorità tecnologica delle armi, che spesso sono fabbricate dai legionari stessi. Anche la rete di strade che permette le comunicazioni a chiunque voglia viaggiare è stata costruita da legionari Romani, sia durante i periodi di pace sia perr le campagne militari.
La Palestina non è giudicata importante nel dispositivo strategico dell'Impero, e in tutto il territorio non vi sono che circa 3000 uomini. L'esercito d'oriente è raggruppato a EST per far fronte ai Parti e a SUD per tenere in rispetto i saccheggiatori arabi.
Pilato doveva quindi accontentarsi di un reparto di cavalleria di 500 elementi, e cinque coorti di fanteria. Si tratta in genere di ausiliari reclutati in Samaria e in Siria, e non di truppe scelte. In caso di eventuale rivolta vera e propria devono intervenire le legioni stanziate in Siria, con base a Cesarèa. A Gerusalemme c'era una Centuria della cosiddetta 'Coorte Italica', in tutto una sessantina di legionari veterani comndati da un Centurione, che di solito restavano nella fortezza Antonia e si facevano vedere poco in giro.

Anche questo fatto la dice lunga sui timori di Pilato di suscitare rivolte e di provocare la popolazione locale, che tuttavia era continuamente sobillata e istigata alla ribellione dagli zeloti. Praticamente, a Gerusalemme i soldati esperti ed addestrati erano troppo pochi per fronteggiare tumulti seri, e l'ordine pubblico nella città era assicurato dalle guardie e dai soldati ebrei dei sacerdoti del Tempio.

 

 

 

 

L'AVVENIMENTO STORICO PIÙ IMPORTANTE PER L'UMANITÀ INTERA: IL PROCESSO A GESÙ.

Tutti sappiamo quello che riferiscono i Vangeli per averlo sentito sempre, ogni anno, prima e durante il tempo pasquale. È inutile ripeterlo qui. Vorrei solo sintetizzare alcuni fatti:

  • La figura di Gesù di Nazaret preoccupava moltissimo le autorità religiose di Gerusalemme per l'atteggiamento critico di Gesù verso i Farisei e gli Scribi, ma soprattutto per il fermento che il maestro, venuto dalla Galilea per la Pasqua, suscitava fra il popolo. Le autorità Giudee si scandalizzavano che egli si fosse più volte proclamato 'figlio di Dio' inoltre temevano che volesse proclamarsi Re di Israele, e lo stesso timore anche si verificava tra i regnanti e le élites locali. Le notizie che circolavano su questo maestro, che chiamava a prepararsi alla venuta di un “regno di Dio”, non risultavano per niente tranquillizzanti. Gli uni e gli altri erano, dunque, prevenuti contro di lui. (Clicca per un sito internet) Personalmente credo che i motivi dell'odio per Gesù fossero gli stessi per tutti: erano solo ragioni di potere, anche se in campi diversi.

pROCESSO A GESU

  • Per i Giudei capire la mentalità Romana era altrettanto difficile che per i Romani capire i Giudei. Forse più che le questioni dottrinali propriamente dette, ciò che maggiormente preoccupava le autorità religiose era il timore che Gesù sfidasse l’autorità costituita. Questo, pensavano i Giudei, avrebbe potuto dar luogo ad una agitazione popolare che i romani non avrebbero tollerato. Del resto molti moderni, anche europei, e anche persone molto colte e preparate, ma deviate dall'influenza ebraica nell'educazione religiosa, non hanno mai capito a fondo la mentalità Romana. Infatti la mentalità pratica Romana avrebbe probabilmente salutato con favore l'avvento di un nuovo Erode il Grande, che avrebbe regnato per conto loro e pagato tributi a Roma, lasciandoli più liberi di fronteggiare i Parti a EST e i predoni arabi a SUD. I Romani non avrebbero dunque mancato di tentare una linea diplomatica tanto vantaggiosa. Comunque sia, i Giudei trasferirono la causa davanti a Pilato, portando così il contenzioso legale contro Gesù davanti all’autorità romana.
  • Da parte sua Pilato sapeva bene quali erano i motivi per i quali glielo avevano consegnato: "sapeva bene che glielo avevano consegnato per invidia" dice il Vangelo . Pilato quindi temeva che sia le autorità religiose che quelle civili nel caso egli le avesse avesse contrariate potessero suscitare rivolte che avrebbero rovinato la sua immagine di fronte all'imperatore. I Vangeli canonici non lo dicono, ma quale sciocco può pensare che un Procuratore Romano non seguisse attentamente i discorsi e la predicazione di un personaggio 'rivoluzionario' come Gesù? Come si può pensare che egli non sapesse tutto di Lui prima che glielo portassero dinanzi? La stessa Claudia Pròcula senza dubbio ne aveva seguíto la predicazione, e magari anche l'aveva anche sostenuta con contributi materiali, tanto è vero che poi ella stessa si fece cristiana.

La logica dei fatti è dunque questa:

  1. Solo un pazzo all'epoca avrebbe potuto pensare che gli Ebrei avrebbero potuto battere un esercito forte armato e organizzato come quello Romano. In effetti molti Giudei erano tanto pazzi e presuntuosi da pensarlo, e decenni dopo ne pagarono il fio.
  2. Gesù non era quello che gli Ebrei, sacerdoti, farisei, scribi e zeloti credevano che fosse. I Romani invece sapevano benissimo chi era.
  3. Pilato, a conoscenza di tutto tramite le sue spie, sapeva che qualcuno stava preparando una rivolta, e che quel qualcuno non era certo Gesù. Temendo le ire dell'imperatore Tiberio nel caso di una rivolta che avesse costretto le legioni della Siria all'intervento repressivo, Pilato si comportò come poteva. Cercò di scagionare Gesù dalle accuse e di difenderlo, pensò che i suoi fedeli avrebbero scelto lui invece di Barabba. Alla fine, disperato e frustrato, se ne lavò le mani... E vorrei vedere voi al suo posto cosa avreste fatto. Del resto era Gesù stesso che voleva sacrificarsi per la nostra salvezza e non diede nessun appiglio alla sua difesa.

 

 

 

CONCLUSIONE

Ancor oggi vige l'antico pregiudizio contro i Romani, i 'Gentili' oppressori, che pure ai tempi di Pompeo Magno erano stati chiamati dai Giudei stessi per essere liberati dai loro re che li massacravano. Poi ancora erano più volte andati in delegazione a Roma, l'ultima dopo la morte di Erode il Grande per richiedere all'Imperatore Augusto la cancellazione della stirpe regale e l'annessione della Giudea al consolato di Siria.
I Romani che in Palestina avevano costruito le infrastrutture, tra le quali la grande strada strategica costiera e le strade secondarie che permettevano a tutti spostamenti più veloci ed agevoli; che proteggevano la Palestina dai predoni arabi e dalle invasioni dei Parti; gli stessi Romani che assicuravano la libertà di spostarsi e commerciare in relativa sicurezza per quasi tutto il mondo allora conosciuto, erano disprezzati e odiati dalla maggior parte degli Ebrei.
Gesù Cristo, fondando la sua Chiesa su Cefa, Pietro, del mondo greco-romano ha invece praticamente fatto il nuovo 'popolo eletto' .

I Giudei che pure in tutta la loro storia hanno contravvenuto senza freni ai precetti di Dio, basta leggere la Bibbia per es. il libro dei Re, verso i Romani mostrano ribrezzo, e non vogliono 'contaminarsi' entrando nel Pretorio, a motivo del fatto che i loro protettori erano pagani impuri e non seguivano i precetti della Legge.
Questo è incomprensibile per la mentalità 'ecumenica' di oggi, che per ragioni culturali è più simile a quella degli Antichi Romani che a quella degli antichi Ebrei, generalmente fanatici intransigenti e intolleranti.
Tuttavia, con ogni probabilità, gli Ebrei odiavano e disprezzavano i Romani non tanto perché erano politeisti o mangiavano cibi per loro 'impuri' o non osservavano il sabato, ma anche probabilmente più per motivi economici.
Infatti in cambio della libertà economica e della sicurezza dei commerci assicurata con il loro protettorato e delle altre opere che realizzavano, i Romani pretendevano di censire periodicamente la popolazione ed esigevano le imposte, come si faceva in tutto l'impero, Italia e Roma comprese.
Per un Giudeo questo era ovviamente cosa particolarmente antipatica.

Lasciamo perdere certi film inenarrabilmente sciocchi: ne ho visto uno su Gesù dove la cavalleria romana andava in giro a rubare e a violentare, e ci mancava poco che disperdesse a manganellate la folla che ascoltava il discorso della montagna.
Simili prodotti sono chiaramente il parto di menti ristrette e faziose, ma personalmente mi stupisce molto, e anche un po' mi irrita, è come durante le omelie di certe domeniche, molti sacerdoti cattolici parlino dei Romani come 'occupanti rozzi oppressori e sfruttatori' e di Ponzio Pilato come un essere vile e abbietto, che per viltà ha condannato a morte un innocente.

Lo fanno per monoculturale ignoranza della storia, o per compiacere furbescamente certo campanilismo idiota delle odierne genti italiche? O perché sono stati educati in seminari dove si erano infiltrati e mimetizzati i marxisti? Lo fanno per antipatia verso il risorgimento italiano, all'Italia unita che ha sottratto alla Chiesa il potere temporale, alla roboante retorica del relativamente breve periodo di governo fascista e dell'inno di Mameli? Non saprei dirlo con certezza. Qualche anno fa ho addirittura ascoltato un'omelia alla Chiesa di Laives (BZ) che riportava pari pari alcune stupidaggini lette in uno dei libracci di certi scrittori anglosassoni: era evidente come il predicatore ne fosse stato accurato lettore.

Sta di fatto che ancor oggi talvolta sento dire che Gesù di Nazareth è stato ucciso per volontà dei Romani stessi, timorosi di non si sa cosa, che ne hanno preteso la condanna dal sinedrio; si cerca cosi di scaricare una responsabilità che spetta esclusivamente ai Giudei. Sta di fatto che mentre la Chiesa Ortodossa ha addirittura santificato Ponzio Pilato e sua moglie Claudia, in occidente l'influenza giudaica, che è forte nella Chiesa Cattolica, ne ha invece dato l'immagine di uomo crudele vile e abietto.

Nel mio àmbito di piccolo cattolico praticante, mi sforzo di perdonare, sopporto e compatisco tutto, anche le cose non vere, e anche quando certi preti si comportano come Farisei, cioè come quelli che Gesù stesso non apprezza affatto, come è scritto nei Vangeli. Suggerisco a certi preti di cambiare stile, perché oggi come oggi vedo che molta gente si allontana dalla fede. Infatti invece di spiegare bene il significato del Vangelo essi mettono l'accento su cose secondarie, e per di più spesso false o male interpretate, che hanno più attinenza al regno terreno che a quello del Cielo.

Notizie liberamente prese da: Enciclopedia Jesus ( Storia di Cristo ) - Editrice SAIE, Torino


 

Lino Bertuzzi Agosto 2014