L'AMBIENTE STORICO NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
   di Lino Bertuzzi - 01/09/2014
Prologo  - L'ambiente delle origini della ChiesaViaggi nei territori dell'Impero Romano  -Libertà di religione
  L'evangelizzazione  -   La legge civile e penale - L'oneraria alessandrina -  Conclusione









 

 

Ai cittadini di Roma,

che hanno l'onore d'avere l'Urbe per sede e per maestra d'alti pensieri storici e civili, noi sempre pensiamo come a membri della nostra Diocesi Romana, e perciò come a figli dei quali non mai ci possiamo dimenticare; e, se credenti, come a fedeli carissimi di questa comunità di fede e d'amore, ch'è Roma, fondata nella religione di Cristo dai due testimoni basilari, con la parola e con il sangue, Pietro e Paolo.

(Incipit della lettera di Paolo VI ai cittadini di Roma - Natale 1967)

PROLOGO

È per me sempre motivo di grande meraviglia non tanto l'ignoranza, che in fondo è cosa tutto sommato abbastanza naturale e diffusa, quanto la stupidità di molti miei compatrioti. Infatti mentre in Francia ad esempio la città di Parigi - olim Lutetia Parisiorum - è nel cuore di ogni cittadino di stirpe francese come fondante e centro del sentimento di unità nazionale, ed è considerata come la più bella città del mondo intero, da noi in Italia invece, spesso la città Eterna è denigrata e addirittura odiata sia come luogo che come capitale della Nazione.
Molti cittadini della penisola ignorano o talvolta disprezzano la loro Capitale per monumentale ignoranza della storia, o per adeguarsi a certo campanilismo idiota delle genti italiche. Specialmente al nord del paese, personaggi di dubbia caratura intellettuale hanno parlato addirittura di 'razza', non accettando di essere di cultura e discendenza prevalentemente latina. Invece oggi, le analisi statistiche permesse dalla scienza e dalla tecnica più moderne dicono che, ovunque, anche al Nord del Paese, vien fuori dal DNA una mescolanza inseparabile e profonda di caratteristiche e di tipi umani diversi, che caratterizza appunto gli abitanti della penisola, anche se le caratteristiche esterne (colore degli occhi e dei capelli etc) talvolta sembrerebbero provare il contrario.

Certi politicanti interessati solo a sé stessi, per essere eletti al parlamento o al senato e nutrirsi alla greppia di quella che però chiamano 'Grande Cloaca' addirittura ostentano sentimenti separatisti e antinazionali, pur facendo parte pienamente della bastarda 'razza italica'.
So per esperienza che anche nella Chiesa cattolica purtroppo simili sentimenti non mancano. In occasione dei commenti a certi episodi dei Vangeli e delle omelie della Domenica, sarebbe bene che almeno la Chiesa Cattolica difendesse l'Urbe e le sue origini anche dal punto di vista della congruenza dei riferimenti storici con le Scritture.

Stento a capire a fondo il motivo di questi atteggiamenti comuni alla variegata e composita moltitudine di denigratori della nostra Nazione. Per gli uni si tratta di una reazione alla roboante e antica retorica del breve periodo di governo fascista e dell'inno di Mameli? È una delle tante espressioni di sentimenti politici classisti e internazionalisti? O è semplice stupidità?
Per gli altri la causa è l'educazione ricevuta in seminari dove si erano infiltrati e mimetizzati i marxisti? È antipatia verso il risorgimento italiano, avverso l'Italia unita che ha sottratto ai Borboni il regno del Sud e alla Chiesa il potere temporale?

Non parlo della mia Parrocchia, ma qualche anno fa ho addirittura ascoltato un'omelia alla Chiesa di Laives (BZ) quando dal pulpito si riportavano pari pari alcune stupidaggini lette in uno dei libracci di certi scrittori anglosassoni in odio ai Romani Antichi, non propagatori di civiltà e di sicurezza, ma violenti oppressori e sfruttatori: per la straordinaria consonanza con le frasi del libro era evidente come quel predicatore fosse attento lettore di di uno pseudo scrittore anglosassone di grande successo.

NON DESIDERO QUI FARE UNA SINTESI DEGLI 'ATTI',MA VORREI DARE UN PICCOLO CONTRIBUTO ALLA San PaoloVERITÀ SULL'AMBIENTE STORICO DELL'IMPERO ROMANO CHE IL SANTO PADRE PAPA PAOLO VI HA TANTO BEN INTRODOTTO NELLA LETTERA AI ROMANI DEL NATALE DEL 1967 CHE ACCOMPAGNA UNA FAMOSA EDIZIONE DEGLI 'ATTI DEGLI APOSTOLI'.

QUALCHE NOTIZIA SUGLI AT si tratta di descTI DEGLI APOSTOLI
Sono orgoglioso di possedere una rara edizione degli ATTI donata a mio suocero Corrado Bertagnolio dal Santo Padre Paolo VI tramite sua Eminenza il Cardinale Luigi Traglia - allora Vicario Generale di Sua Santità - in occasione del Natale 1967.

 











A GERUSALEMME - L'AMBIENTE DELLE ORIGINI DELLA CHIESA

Sottolineamo súbito alcuni fatti che emergono dai primi capitoli:

  1. dal punto di vista storico dobbiamo sottolineare che i Romani non sono quasi mai coinvolti nelle lotte tra ebrei. L'amministrazione romana interviene il meno possibile nelle questioni religiose e interne dei popoli che 'sottomette' (governandoli direttamente o facendone dei protettorati governati da re e potentati locali).
  2. Nel caso di Gesù Cristo si era ritenuto di portare il condannato davanti al procuratore Romano, nel caso del protomartire S. Stefano la cosa fu risolta con una lapidazione , senza porsi problemi o chiedere approvazioni a nessuno.
  3. Le turbolenze e le agitazioni provocate dagli Ebrei stessi con le loro dispute religiose obbligarono dopo pochi decenni i Romani a intervenire per risolvere definitivamente il problema della Palestina. Ma anche prima, ai tempi dell'Imperatore Claudio (°), i delitti e i gravi turbamenti dell'ordine pubblico provocati dai giudei all'interno della stessa città di Roma con le loro dispute religiose, tafferugli e omicidî, avevano provocato un decreto di espulsione e allontanamento di tutti gli ebrei da Roma e dall'Italia.
  4. In cambio del mantenimento della pace e della protezione assicurata dall'esercito di Roma e delle infrastrutture che i Romani costruiscono, si esigono imposte la cui riscossione è affidata ad agenti reclutati tra gli stessi popoli. L'unica cosa che i Romani pretendono oltre al pagamento delle imposte è che non vengano mai messi in discussione l'Imperatore e il dominio di Roma, e che i governanti locali assicurino l'ordine pubblico.
  5. Al popolo ebraico alla fine accadde quello che sempre era accaduto lungo i secoli, con deportazioni, uccisioni, distruzioni ed emigrazione di massa. Solo che stavolta (70 D.C.) la cosa fu definitiva, proprio come aveva predetto Gesú Cristo .

(°) Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (latino: Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus ; Lugdunum (Lione), 1º agosto 10 a.C. – Roma , 13 ottobre 54. Morí per mano di Agrippina minore, madre di Nerone, avvelenato dai funghi dei quali era ghiotto.

L'AMBIENTE DELLE ORIGINI E LA PRIMA COMUNITÀ CRISTIANA A GERUSALEMME: fin dall'inizio della narrazione, cioè da quando Gesù pronuncia le ultime parole per poi ascendere al cielo appare evidente che molti tra i suoi discepoli avevano capito poco o nulla dei motivi della sua morte e della sua resurrezione:

"Allora quelli che stavano con lui lo interrogarono:<<Signore, è questo il tempo in cui ricostruisci il regno per Israele? ....>>"

E se quelli a lui vicini non avevano capito nulla sull'avvento del regno glorioso del Messía alla fine dei tempi, figuriamoci gli altri. Ma non bisogna dimenticare che Dio fa miracoli. La vita della giovane comunità cristiana a Gerusalemme si svolgeva in una atmosfera suggestiva di preghiera di carità e di gioia. Gli apostoli compivano miracoli nel nome di Gesù, e quelli che credevano e che avevano beni li mettevano tutto in comune e distribuivano secondo i bisogni di ciascuno ( atti 2,42-4 ) (*). Non c'era ancora la frattura con la popolazione giudaica, dato che i fedeli cristiani erano circoncisi e frequentavano il Tempio.
San Pietro, però con la sua solita schiettezza, non trascurava di puntualizzare le cose appena ne aveva l'occasione. Raccontando della Passione di Gesú, non trascurava rimproveri, parlando davanti a tutti e anche all'interno del Tempio stesso:

Pietro e Giovanni" Il Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri, ha glorificato il suo servitore Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato davanti a Pilato, mentre egli aveva giudicato di rilasciarlo. Ma voi avete rinnegato il santo e il giusto e avete richiesto che vi si facesse grazia di un assassino..." (Atti 3, 13-15)

Ovviamente questo atteggiamento non poteva essere ignorato dal Sinedrio, che una sera fece arrestare Pietro e Giovanni e li imprigionò fino al giorno dopo, quando furono portati, insieme a un paralitico che Pietro aveva guarito, davanti ai sommi sacerdoti Anna e Caifa e a tutti quelli che appartenevano alle loro famiglie, ai capi del ´popolo e agli anziani.
Questa volta il Sinedrio si limitò a una diffida, che non fu accolta dai due, che però furono rilasciati per paura della reazione popolare. Ma da allora in poi, di fronte all'aumento enorme del numero dei proseliti, ai miracoli che questi facevano e al successo degli Apostoli, iniziò la persecuzione dei cristiani da parte dei giudei. Nell'anno 36 cresce l'ostilità da parte del Sinedrio stesso contro la predicazione evangelica, con l'inizio di una persecuzione durante la quale viene LAPIDATO il primo martire cristiano: Santo Stefano. La cosa si svolge con l'accusa davanti al Sinedrio, sostenuta da falsi testimoni e con la condanna per blasfemìa, e quindi con la lapidazione. In quel periodo Saulo, il futuro SAN PAOLO "devastava la Chiesa; entrava nelle case, trascinava via donne e uomini e li faceva mettere in prigione."( Atti,22.3 )

NDA (*) Qui il proto-comunismo funzionava perché chi decideva a chi, cosa e quanto distribuire erano gli Apostoli. Del resto si trattava di piccole comunità volontarie autoreferenti come ne esistono e prosperano moltissime anche oggi, interfacciandosi con l'esterno e operando secondo le leggi dello Stato dove vivono.

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I VIAGGI NEI TERRITORI DELL'IMPERO

I Romani di Pompeo sono arrivati in Palestina nel 63 A.C supplicati di intervenire e chiamati dagli Ebrei stessi per mettere pace e mettere fine alle stragi e alle turpitudini dei discendenti dei Maccabei. Palestina In Palestina si erano succedute nei secoli una serie di dominazioni: ai Babilonesi succedettero nel 540 A.C, i Persiani, e infine i Greci (333 A.C.) cioè i generali di Alessandro Magno. I nuovi padroni tentarono di uccidere lo spirito ebraico.Profanarono addirittura il tempio, e allora scoppiò la rivolta dei Maccabei che diede alla Palestina alcuni decenni di libertà.Alla fine, Erode il Grande, governò tutta la regione sotto il protettorato di Roma. Alla morte di Erode il grande, fu rispettato l'ultimo dei suoi tre testamenti che designava Archelao come principe ereditario di Giudea e Samaria, Erode Antipa come tetrarca di Galilea e Perea ed Erode Filippo come tetrarca di Iturea, Batanea e altri territori adiacenti. Era però necessario che l'imperatore Augusto approvasse queste nomine. Augusto fu molto sagace, sicuro com'era di imperare sul regno affidandosi ai nuovi sovrani, come un tempo aveva fatto col vecchio Erode, o eliminandoli se avessero fallito. Archelao governò la Giudea, Erode Antipa la Galilea, Erode Filippo la Batanea, l'Iturea e l'Abilene. Per inciso, Erode Antipa è quello che aveva rubato la moglie Erodiade al fratello Erode Filippo, padre della famigerata Salomé.


Le vie di comunicazione e il turismo dell'epoca, la conversione di Saulo.


Palestina "I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell'aprire le strade , nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache" ( Plinio il Vecchio ).

Anche in questo caso devo per forza rammentare e lamentare l'ignoranza che fa dire a molti "un viaggio a quell'epoca era difficilissimo... con le strade di allora!"
Si tratta di un errore evidente, perché parliamo dell'epoca imperiale e non del medioevo! Le costruzioni Romane e le strade lastricate in pietra non sono ancora state saccheggiate e demolite per costruire tuguri dai contadini, e dagli altri per case e castelli. Oltre alle vie di comunicazione che avevano costruito, la pace e la libertà di commercio assicurata dalla protezione dei Romani, facilitò enormemente la diffusione del cristianesimo in tutto l'impero.

All'epoca dell'impero ogni 40 Km circa (cioè la distanza che si poteva coprire a piedi dall'alba al tramonto) di regola c'era una ' Mansio ' cioè un albergo circondato da muri con stanze per i viaggiatori e stalle per cambio dei cavalli. Nelle ' Mansiones ', si potevano trovare anche un'officina di fabbro, una falegnameria e tutto ciò che serviva ai viaggiatori. Indovinate da dove vengono le parole Mansion (inglese), Maison (francese) e Magione (italiano).
Guardiando la cartina della rete di strade pavimentate in pietra che si estende per tutti i territori dell'Impero Romano (però sono solo quelle di cui si son trovati i resti) ci rendiamo conto di quanto erano facili le comunicazioni, anche se ogni tanto si poteva incappare in malfattori, come per esempio i ladroni che abbiamo visto crocifissi insieme a Gesù Cristo.
Fino a un paio di secoli fa, nel XVIII e XIX e nel primo decennio del XX, la situazione nella penisola italiana era quasi ovunque per i viaggiatori addirittura peggiore di quella di duemila anni fa, come anche la delinquenza.

IL TURISMO: l'etiope, ministro del tesoro della regina Candace d'Etiopia.

UN ANGELO DEL SIGNORE COSÌ PARLÒ A FILIPPO: "Alzati e và verso mezzodí lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta. Ed egli si alzò e partì. Proprio allora un Etiope, un eunuco, ministro e sovrintendente generale del tesoro della regina Candace di Etiopia, stava ritornando a Gerusalemme dove era andato per adorare Dio ( Atti 26,29 )

Il brano e anche quel che segue del racconto sono significativi:

  • emerge la facilità dei viaggi, grazie alle strade romane lastricate;
  • è chiarissimo che i viaggi sono liberi. Chiunque va dove gli pare quando e come gli pare. L'eunuco viaggia in carrozza, ed è presumibilmente scortato da qualcuno;
  • ognuno legge quel che vuole e professa la religione che vuole.

Dopo l'evangelizzazione e il battesimo dell'Etiope il racconto prosegue ( Atti: 26,40 )

Filippo si trovò in Azoto, ed evangelizzando percorreva tuttre le città finchè giunse a Cesarea.

San Paolo, l'inquisitore poi miracolato e convertito

Se vogliamo, possiamo leggere anche di come Saulo (il futuro San Paolo) viaggiasse alacremente per tutta la Siria per incarico del Sinedrio per scovare gliu eretici, e di come fu fulminato sulla strada romana che conduce a Damasco (Atti 27, 1-9; 28, 10-19; 29, 19-25) .
Dopo la conversione Saulo, da persecutore divenuto perseguitato, torna a Gerusalemme. Da lì i 'fratelli' lo fanno partire per Tarso , per sfuggire ai Giudei.
Se poi vediamo l'avanti e indietro di San Paolo e dei suoi co-evangelizzatori per tutto l'impero, rimaniamo stupiti: la possibilità e la facilità dei viaggi è resa evidente dalla piana semplicità dei racconti degli Atti.
A proposito di Tarso : Nella geografia antica, la Cilicia formava un distretto sulla costa sudorientale dell'Asia Minore, a nord di Cipro. Prima di diventare una provincia romana la Cilicia era uno dei covi di pirati che ostacolavano i commerci, e che furono distrutti e sradicati da Pompeo Magno nella sua famosa guerra contro i pirati del mediterraneo.

Paolo di Tarso era presumibilmente un uomo molto ricco , avendo ereditato dal padre imprenditore un'industria di produzione di tende per l'esercito, e per meriti di famiglia era anche cittadino romano . È per questo che la sua facilità di spostarsi era molto grande, date le sue disponibilità finanziarie e la sua qualifica.

 

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LA LIBERTÀ DI RELIGIONE (CONVERSIONE DEL CENTURIONE CORNELIO)

Dal punto di vista storico c'è da sottolineare che i Romani non intervengono nelle questioni religiose e nei costumi dei popoli conquistati. Purché non si ledano l'organizzazione e l'autorità dell'Impero e le prerogative dell'imperatore, la libertà di religione è assoluta.
La mentalità pratica dei Romani è volta all'assicurare la sicurezza e la libera circolazione delle merci e delle persone in tutti i territori dell'impero. I Romani combattono il meno possibile, e preferiscono sempre le trattative, tanto è vero che per controllare un territorio così vasto come quello dell'impero bastano meno di duecentomila uomini.
Più che con l'inesorabile 'ultima ratio' dell'intervento armato delle legioni, la 'conquista' dei territori veniva piuttosto effettuata e mantenuta con l'esempio di ordine, legalità e razionalità e con il cambiamento delle condizioni di vita offerte dalla civilizzazione, per cui tutti i popoli che entravano nella sfera di influenza di Roma volontariamente si assimilavano alla mentalità dei Romani.
Ma entrare in contatto e romanizzare gente come gli israeliti non era possibile , c´era un popolo che non si poteva mescolare e assimilare in alcun modo alla mentalità Romana, come invece gli altri popoli del mondo facevano.
Per i Giudei era allora com'è oggi per gli islamici : nei loro paesi la libertà di religione non esiste. In Arabia Saudita non vi sono Chiese cristiane, e i cristiani sono ostacolati, quando non perseguitati, anche in Turchia, cioè in un paese musulmano che aspirerebbe a entrare nella UE.

La Palestina non è giudicata importante nel dispositivo strategico dell'Impero, e in tutto il territorio non vi sono circa che 3000 uomini, cioè meno di una legione classica, che usualmente constava di circa 5000 elementi. L'esercito d'oriente è raggruppato a EST per far fronte ai Parti e a SUD per tenere in rispetto i saccheggiatori arabi.

La Centuria della Coorte Italica comandata dal Centurione Cornelio , (proprio quello che nel vangelo dice di Gesù "costui era veramente il figlio di Dio") apparteneva a una Coorte composta presumibilmente da circa 300-500 elementi cioè da cinque centurie di sessanta - cento uomini , ognuna delle quali comandata appunto da un Centurione . Quando Gesù Cristo fu crocifisso, a Gerusalemme c'era proprio quella particolare centuria della 'Coorte Italica', cioè una sessantina di legionari veterani che di solito restava nella fortezza Antonia e si faceva vedere poco in giro.

Cornelio , visto l'insieme dei fatti e dei racconti, era il centurione romano che aveva pregato Gesù di guarire il suo servo ammalato, e fu forse il primo fra i pagani a convertirsi al cristianesimo. Di lui è detto che era della Coorte Italica, per sottolineare così la sua origine estranea al giudaismo, ma anche che era “timorato di Dio”.
Secondo le Scritture, gli fu inviato dal Signore un angelo che lo invitò a mandare a chiamare Simon Pietro. Questi, a sua volta avvertito della necessità di accogliere nella nuova fede tutti gli uomini indistintamente, rispose all'appello dell'ufficiale romano e, da lui richiesto, evangelizzò lui e i suoi. Pietro ordinò che tutti i presenti fossero battezzati.
La conversione del centurione Cornelio e dei suoi familiari e dei soldati come lui timorati di Dio è il momento in cui si passa da una catechesi ancora timida nei suoi approcci missionari a una predicazione libera e aperta al mondo pagano. San Pietro infatti accoglie i pagani senza esigere che si sottopongano alla circoncisione.

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L'INIZIO DELL'EVANGELIZZAZIONE .

L'esplosione della predicazione del Vangelo e la diffusione del cristianesimo avviene sotto la sorveglianza che la Chiesa Madre di Gerusalemme esercita sulle giovani comunità assicurando la trasmissione uniforme e sostanzialmente identica dapprima delle tradizioni e successivamente nche dei testi evangelici. Coloro che si sono dispersi durante la persecuzione ai tempi del protomartire i Stefano si recano in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e iniziano la predicazione. A Gerusalemme lo vengono a sapere e mandano l'apostolo Barnaba ad Antiochia, e cosí si assicurano dell'ortodossia della preducazione e ottengono anche l'aumento del numero di proseliti,.Poi Barnaba va a Tarso a chiamare Saulo e insieme tornano ad Antiochia. Degli Atti ( 11,27-3 ) veniamo a sapere anche della grande carestia che si verificò verso il 46 DC durante il regno dell'Imperatore Claudio. Qui si capisce l'utilità della rete viaria che permise una grande colletta e l'invio rapido degli aiuti a Gerusalemme che furono consegnati agli Anziani per mezzo di Saulo e Barnaba. Successivamente ritornarono da Gerusalemme ad Antiochia portando con sé Giovanni, soprannominato Marco, e naturalmente sua madre Maria.

Tutto questo fervido e proficuo andirivieni è molto facilitato dalle strade e dalle infrastrutture che esistevano grazie all'Impero. Proseguendo negli Atti leggiamo che Barnaba e Saulo si recano a Seleucia e si imbarcano per Cipro. Da Cipro si recano poi a Salamina, dove convertono alla fede il Proconsole Sergio Paolo (1). Rimandando alla gustosa e divertente lettura degli Atti per i particolari, riassumiamo qui i viaggi di San Paolo.

Tra i tantissimi episodi narrati mi viene alla mente il racconto di un miracolo di Paolo (Atti 14,8-18 ) con la guarigione del paralitico di Listra (colonia romana e patria di Timòteo) a séguito del quale essi vennero scambiati per dèi, e la folla col sacerdote di Giove in testa voleva offrire loro il sacrificio di due tori. A stento riuscirono a farli desistere.

Un altro episodio da leggere con gusto tra i tanti narrati negli Atti, riguarda la liberazione miracolosa di Paolo e Sila ( Atti 14,8-18 ; 16, 25,40 ) ) dalla prigione dove erano stati gettati. Denunciati dai padroni per avere esorcizzato una schiava che prediceva il futuro, facendole perdere il dono della profezia e il denaro che guadagnava per loro con essa.
I padroni della schiava si erano rivolti ai magistrati che, accertati i fatti, avevano fatto battere con le verghe i due apostoli e li avevano imprigionati. Qui Paolo proclama di essere cittadino romano e ottenendo le scuse dei magistrati viene rilasciato immediatamente.

La lettura dell'episodio del giudizio di fronte al proconsole dell'Acaia Gallione ( Atti 18,12-17) ; dove erano stati portati perché accusati dai Giudei di essere 'eretici' ci fa capire come ragionavano i romani di fronte alle religioni degli altri. Gallione disse: " se si trattasse di un delitto o di una azione malvagia, riceverei la vostra accusa, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parola, di nomi, e della vostra legge, aggiustatevi; io non voglio essere giudice di queste cose". E li mandò via dal tribunale ....

San Paolo scampa a molti pericoli grazie anche al fatto che era cittadino romano, ma alla fine le congiure e le trame dei Giudei, potenti e influenti in tutto l'impero , riescono a farlo di nuovo imprigionare e sottoporre a giudizio davanti a l procuratore Porcio Festo (2) ( Atti 25,1-12 ) a Cesarea. Qui si deve adempiere il piano divino : proclamando di essere cittadino romano, Paolo chiede di essere giudicato dall'imperatore in persona. DEVE quindi essere mandato a Roma, per il giudizio dell'Imperatore. Questo viaggio di Paolo merita anch'esso di essere letto con particolare attenzione.

Come tutti sappiamo, la prima volta che Paolo chiese il giudizio di Cesare, poté essere liberato per la scadenza della prescrizione e continuò il suo apostolato in Asia finché non fu di nuovo accusato dai Giudei con l' aggravante -falsa- di aver violato gli arresti domiciliari. Riportato a Roma agli arresti domiciliari dopo un lungo soggiorno a Roma in una casa che aveva affittato, in relativa libertà e in attesa del Giudizio di Nerone, San Paolo fu poi giudicato decapitato secondo la pena che spettava ai cittadini romani. San Pietro, per umiltà, invece chiese ed ottenne di essere crocifisso a testa in giù.

Tutti semplicisticamente dicono che la persecuzione di Nerone contro i cristiani ebbe inizio in seguito all'accusa d'aver provocato il famoso incendio di Roma. È invece molto più probabile che la persecuzione sia stata chiesta e ottenuta dai Giudei, molto influenti a Roma per via della loro potenza economica . Essi non cessarono mai di perseguitare i cristiani, in particolare i giudei convertiti , e colsero l'occasione per liberarsi di Pietro e di Paolo, due spine nel fianco che ricordavano loro il delitto commesso con la crocifissione di Cristo, e che socondo loro erano rei di blasfemia.

 

NDA (1) Sergio Paolo (latino Lucius Sergius Paulus; ... – ...) è stato proconsole romano di Cipro in un periodo imprecisato del I secolo d.C.. A lui sono state correlate alcune epigrafi latine, ma data la diffusione dei nomi latini non è possibile un'identificazione sicura. Ad Antiochia di Pisidia è stata ritrovata un'iscrizione frammentaria che nomina un Lucius Sergius Paulus. Nel 1887 venne scoperta a Roma una pietra segna-confine di Claudio in cui è citato Sergio Paolo. Detta pietra registra l'incarico (47 d.C.) assegnato ai sovrintendenti agli argini e all'alveo del fiume Tevere, uno dei quali era Sergio. Dato che il viaggio di Paolo a Cipro è di solito datato alla prima metà degli anni 40 d.C. (alcuni studiosi daterebbero la visita dell'apostolo ancor prima), si è ritenuto che Sergio prestasse prima servizio per tre anni come proconsole a Cipro, per poi rientrare a Roma, dove venne nominato sovrintendente. Dato che Sergio non è stato salutato nell'Epistola di San Paolo ai Romani, è possibile che egli sia morto prima che essa fosse scritta.
( 2) Porcio Festo ebbe fama di unomo onesto e coscenzioso e rimase in carica fino all'anno 62 anno in cui morì.


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L'ORGANIZZAZIONE E LA LEGGE DELL'IMPERO ROMANO

San Paolo scampa a molti pericoli orditi dai Giudei grazie anche al fatto che era cittadino romano, ma alla fine le congiure e le trame dei Giudei, potenti e influenti in tutto l'impero per via della loro potenza economica , riescono a farlo di nuovo imprigionare e sottoporre a giudizio davanti al procuratore Porcio Festo (2) ( Atti 25,1-12 ) a Cesarea.
Qui si adempie il piano divino : proclamando di essere cittadino romano, egli chiede di essere giudicato dall'imperatore in persona. DEVE quindi essere mandato a Roma, per il giudizio dell'Imperatore. L'ultimo viaggio di Paolo merita anch'esso di essere letto, per l'esposizione dei fatti che danno l'idea dell'organizzazione perfetta e dell'efficienza dell'Impero Romano.
Dai vari giudizi ai quali viene sottoposto su denunzia dei Giudei, San Paolo se la cava sempre brillantemente, e sempre con una sentenza di innocenza. L'ultima volta però egli chiede, in quanto cittadino romano, di essere giudicato a Roma dall'Imperatore.

Allora il re, il governatore, Berenice e quelli che erano seduti con loro (nel tribunale) si alzarono. Allontanandosi parlavano tra loro e dicevano:<<quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene>>, Anzi Agrippa disse a Festo: <<quest'uomo poteva essere liberato, se non avesse fatto appello a Cesare>>. Atti, 26, 30-32

Dovunque, anche nelle isole più remote, c'è almeno un magistrato, il 'primus', eletto dai cittadini e riconosciuto dal proconsole o procuratore della provincia. Nelle varie provincie ci sono procuratori e governatori che amministrano il paese in accordo con re e potentati locali. I traffici marittimi, si svolgono solo nei periodi meno soggetti a tempeste, cioè da marzo a settembre, e sono intensissimi. La nave Alessandrina (Alexandrina, ae, s. f.) con cui da Mira nella Licia San Paolo viaggia verso Roma è una nave oneraria romana, così chiamata, per consuetudine, da Alessandria d'Egitto, il principale porto da cui salpavano i rifornimenti di grano destinati a Roma. Sappiamo che quella di Paolo, navigando in un periodo sfavorevole, naufragò a Malta. Era anche una nave abbastanza grande perché oltre al carico di granaglie, trasportava 256 persone tra soldati, passeggeri ed equipaggio. Aiutato dai maltesi, per i quali compie molti miracoli a guarigioni, San Paolo riparte e arriva a Roma.

Come tutti sappiamo, dopo un lungo soggiorno a Roma in una casa che aveva affittato, dove rimane due anni sotto il regime di "custodia militaris" (Atti 28,16) - oggi si direbbe agli arresti domiciliari - San Paolo recupera la libertà, probabilmente perché gli accusatori non si sono presentati e intanto è spirato il termine legale.

LA PERSECUZIONE DI NERONE

In genere si è detto che la persecuzione di Nerone contro i cristiani ebbe inizio in seguito al fatto di essere accusati di aver appiccato il famoso incendio di Roma. È invece molto più probabile che la pesecuzione stessa sia stata chiesta e otte nuta dai capi dei Giudei, molto influenti a Roma per via della loro potenza .
Essi non cessarono mai di perseguitare i cristiani, in particolare i giudei convertiti , e colsero l'occasione per liberarsi di Pietro e di Paolo, una spina nel fianco che ricordava loro il delitto che avevano commesso con la crocifissione di Cristo, e che secondo loro erano rei di blasfemia.
Nerone colse l'occasione di quest'ultima denuncia dei Giudei, che avevano anche propalato calunnie tra il popolino, di liberarsi dai sospetti di avere commissionato lui l'incendio, e condannò a morte tutti quelli che i Giudei avevano indicato come cristiani. In tutto non erano più di qualche decina di persone. .

San Paolo fu condannato e subì la pena che spettava ai cittadini romani rei di delitti capitali, cioè la decapitazione. San Pietro invece, che non era cittadino romano, per umiltà chiese ed ottenne di essere crocifisso a testa in giù.


 

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APPENDICE: ESEMPIO DI NAVE ONERARIA ROMANA - IL RELITTO DI SPARGI

Esempio di nave oneraria romana è il relitto di Spargi presso La Maddalena (l'ho visitato nel 1962 in immersione ARA accompagnato dal palombaro Mazza della MM, e da altri, e ne ho constatato lo scempio causato dai vandali)

La nave era ben fatta: 150 tonnellate di stazza, lunga 35 metri e larga 8. A veva robuste costole di rovere di cm 10 x 10, ben fissate a un fasciame dello spessore di 36 cm fatto con tavole in legno di pino, connesse longitudinalmente da solidi tasselli con chiodi di rame rivestiti di piombo per preservarli dall'elettrolisi. Sopra il fasciame, per proteggere il legno dalla salsedine, i fianchi erano coperti da una lamina di piombo tenuta con chiodi di rame infissi con estrema cura a 4,5 cm uno dall'altro, in file alterne. La poppa poi era stata rivestita con una lastra di bronzo spessa 3 mm.

Anche il carico era stivato razionalmente . Nel centro a poppa gravava il gran peso delle anfore in 3 o 5 piani, ognuna infissa con il peduncolo, o puntale, negli incavi formati dai colli d'anfora del piano inferiore. Ve n'erano di panciute con collo breve e tozzo e manici piccoli, e di snelle dal lungo collo e dalle belle anse, di tipo italico. Erano state costruite da chi si intendeva bene dello stivaggio per la navigazione, con tanto di marchio di fabbrica "SAB". In tutto potevano essere 2000 anfore, così compatte ed elastiche nel loro insieme, da sopportare ogni rollio e beccheggio del natante.

A prua era sistemata la ceramica, patere, vasi e coppe, di quella che a quei tempi andava più di moda - definita oggi "ceramica campana B" - prodotta in grande serie nella ricchissima provincia italica ; v'era anche qualche pezzo di "campana A", più vecchia, e molti unguentari in pasta vitrea multicolore, anch'essi piuttosto superati, ma ancora richiesti sui mercati verso cui la nave era diretta. Proveniente dall'Italia meridionale (forse da Pozzuoli), la meta era probabilmente Turris Libisonis (Porto Torres) oppure Marsiglia e la Spagna.

Una Alessandrina

Nel castello di poppa, era sistemato il luogo di culto ove il comandante compiva i riti alla dea Tutela , alla quale si confidava la protezione della nave e dei naviganti: v'era un'edicola di marmo composta di un piccolo altare alto 60 cm sormontato da due colonne laterali scanalate dal simulacro in bronzo della divinità.



 

 

 

 

 

CONCLUSIONE

Dalla attenta lettura degli Atti emerge un mondo pratico ed essenziale, che non è sicuramente quello violento e assetato di sangue che rappresentato da certi storici o dipinto in tanti film inenarrabilmente sciocchi: ne ho visto uno su Gesù dove la cavalleria romana andava in giro a rubare e a violentare, e ci mancava poco che disperdesse a manganellate la folla che ascoltava il discorso della montagna. La morbosità dei produttori è strumentale ai gusti del pubblico, e sottolinea con compiacimento solo aspetti di depravazione o violenza, come gli spettacoli gladiatorî, che invece allora erano in secondo piano rispetto alle corse dei cavalli e rappresentazioni teatrali. Fa sembrare come se la straordinaria letteratura e il teatro greco e romano non fossero mai esistiti .

Nel II secolo a. C., la fine vittoriosa della Guerra Punica e l'incontro con la cultura greca liberarono nelle popolazioni italiche, ormai unite sotto Roma e temperate dai durissimi sacrifici sopportati, una straordinaria esplosione di energie e di vitalità. L'intero bacino mediterraneo si aprí alla conquista, allo scambio dei beni e delle opere culturali. Sul mare si disegnarono cento e cento rotte di civiltà tra l'oriente e l'occidente; le navi subirono sostanziali miglioramenti costruttivi  e con esse i recipienti e i metodi per il trasporto delle merci; le tecniche di navigazione erano ormai collaudate e perfezionate  non soltanto dall'esperienza bellica di tante battaglie navali, ma anche dalla attività piratesca che dovette la sua fortuna proprio ai progressi che l'uomo mediterraneo andava facendo nella conoscenza dei venti, delle correnti, dei fondali, dei ridossi

L'industria nell'Impero Romano è fiorente, perché i Romani usano le risorse locali ogni qualvolta sia possibile: oltre ai grandi cantieri navali, in tutto abbiamo la produzione in grande serie di ogni sorta di beni, dalla ceramica al vetro, dalle statue alle armi, e perfino del cibo conservato, come il famoso 'garum' la puzzolente salsa di pesce tanto apprezzata dai romani antichi, e anche gli allevamenti di bestiame. Non trascuriamo le scuole, tenute da 'magistri' privati alle quale si iscrivono i ragazzi che hanno il padre in grado di pagare le rette. L'analfabetismo a Roma è raro. Nell'esecito poi tutti devono saper almeno leggere e scrivere correttamente.
Il padre di San Paolo di Tarso, ripetiamolo, aveva un'industria tessile fiorentissima e apprezzata, che tra l'altro aveva l'appalto della fornitura delle tende per l'esercito romano. Per questo ebbe il riconoscimento, lui Giudeo, della cittadinanza romana che trasmise al figlio Saulo.
Nell'impero il razzismo non esiste , e ogni uomo e apprezzato per quel che vale ed e capace di ottenere. Ricordiamo un oscuro illirico ( uno slavo ) di nome Diocleziano, che si arruolò nelle legioni come soldato semplice e divenne alla fine grazie al suo eroismo e alla sua intelligenza, addirittura Imperatore.
Il concetto di VIRTUS ( dal latino vir = uomo ) ereditato dall'antica repubblica esaltava il concetto dell'onore, della magnanimità, del rispetto dei patti, oltre che del rispetto delle persone, e perfino imponeva il rispetto degli schiavi. I liberti, specialmente gli uomini di cultura o di scienza, erano numerosissimi e molto ricchi.

Non è affatto vero che a Roma le grandi opere fossero costruite da schiavi, anzi per la numerosità della popolazione - si valuta che la città di Roma arrivasse a 3 milioni di abitanti, contro i cento milioni di tutto l'impero - le opere nelle grandi città venivano costruite per impiegare i cittadini romani, che venivano pagati per il loro lavoro e potevano mantenere sé e la famiglia. E cosí avveniva anche per il lavoro nelle campagne. Una legge di Giulio Cesare imponeva addirittura che almeno il 30% dei lavoratori dei campi fosse costituta da cittadini liberi.
Chi conosce la storia sa che il popolo romano romano dei primi secoli non si faceva mettere i piedi in testa, e che la sopravvivenza di un imperatore dipendeva largamente, quando non esclusivamente, dal favore del popolo della città di Roma.

A Roma Antica fioriva ogni sorta d'artigianato e anche l'editoria. Ricordiamo che il poeta spagnolo Marziale faceva copiare e vendere le sue opere da un editore che aveva la bottega vicino al Campidoglio. La letteratura era fiorente come il teatro. È giunta fino a noi un'imponente mole di poemi, commedie, tragedie, romanzi e perfino libri di ricette di cucina, oltre alle opere dei filosofi e dei poeti greci..
Nel mondo romanizzato dell'impero l'analfabetismo è meno diffuso che nel mondo moderno, la valenza della legge e il rispetto del diritto e delle persone e il livello di democrazia è molto maggiore di quello che uno si aspetterebbe duemila anni fa, tanto è vero che la maggior parte dei magistrati viene eletta dai cittadini che rappresenta e amministra.
Si rispettano le leggi e le autonomie locali, e si costruiscono grandi infrastrutture, strade acquedotti e porti, che permettono a tutti spostamenti agevoli e veloci per quanto permesso dai mezzi tecnologici dell'epoca.
La possibilità di spostarsi e commerciare in relativa sicurezza per quasi tutto il mondo allora conosciuto facilitarono il diffondersi della romanizzazione; anche dopo il crollo dell'impero d'occidente e le culture europee si poterono sostanzialmente omologare, poiché la lingua della cultura rimase per lungo tempo il latino, e nel mondo intero continuarono a esssere riconosciuti i principî di civiltà e del diritto, ancor oggi vigenti. E poi, a chi conosce un po' di latino e di etimología, risulta evidente che la maggior parte delle le lingue europee hanno risentito moltissimo dell'influenza della lingua madre, cioè del latino stesso e anche del greco antico.

L'esercito era poco numeroso, ma efficientissimo. Augusto aveva fissato il numero delle legioni a XXIII (circa 100.000 uomini in tutto) e più tardi si arrivò fino a circa 150.000 uomini. Malgrado tutti i problemi e i disastri, anche dopo la caduta, che iniziò con Costantino, e si completò dopo circa due secoli sotto la spinta delle popolazioni selvagge provenienti dall'est quando la capitale non fu più Roma, i vari grandi della storia tentarono di risuscitare l'Impero. Vedi Carlo Magno e il Sacro Impero Romano-Germanico. Ma nessuno di loro ci riuscí pienamente, anche se il titolo di 'Cesare' spettò per ultimo all'Imperatore Francesco Giuseppe della casata degli Asburgo . L'Impero finì dunque nel 1918 con la caduta degli imperi centrali.

Comunque sia io sono orgoglioso di essere cittadino romano e ho l'onore d'avere l'Urbe per sede e per maestra d'alti pensieri storici e civili, (PaoloVI), e come me dal punto di vista storico sono cittadini romani i popoli che abitano la penisola, e anche quasi tutti gli Europei.
Palestina Mi stupisce quindi molto, e anche un po' mi irrita, come durante le omelie di certe domeniche, quasi tutti i sacerdoti cattolici parlino dei Romani Antrichi come 'occupanti oppressori e sfruttatori'. La demolizione del nostro glorioso e onorevole passato è iniziata come reazione alla retorica fascista, a supporto di quella marxista, ma è stata operata da maestri ciechi, tanto rozzi quanto ignoranti della storia dell'umanità..

 

Lino Bertuzzi Settembre 2014