Atti degli Apostoli At 4,13-21
Aprile 10, 2021.

Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo stando nel mondo e nella nostra situazione

Oggi il mio commento riguarda il brano degli 'Atti degli Apostoli', un libro che è parte delle Sacre Scritture canoniche. Pietro e Giovanni
San Pietro e San Giovanni davanti al Sinedrio
Ma oltre a far parte del Cànone ecclesiastico, è da considerare un vero e proprio capolavoro della letteratura antica.
Mi sento perciò di raccomandare a tutti di procurarsene una copia ufficiale e di leggerlo.
Il lettore rimarrà sorpreso come lo sono stato io quando l'ho aperto per la prima volta per documentarmi sui viaggi di Paolo di Tarso (San Paolo, doctor gentium).
A mio giudizio il libro costituisce anche una notevole e interessantissima testimonianza di carattere storico-culturale, a tratti anche umoristica e molto piacevole.
Senza dubbio è da considerare come un bel romanzo-verità, infinitamente migliore di uno qualsiasi dei libracci di fantasia di certi popolari autori anglosasoni, infarciti di balle su Gesù Cristo e la Chiesa Cattolica, banali quando non addirittura blasfemi.

Dal brano di oggi imparo dai due Apostoli che la franchezza e la smplicità sono fondamentali per un cristiano.
Mi rendo conto che non devo avere paura di testimoniare la mia Fede senza giri di parole, di dire quella che per me è la verità.
Devo farlo a costo di sembrare un ingenuo e un 'semplice' com'erano Pietro e Giovanni davanti ai sapienti del SINEDRIO di Gerusalemme, quelli che avevano condannato a morte Gesù Cristo e preteso che fosse crocifisso.

Quando si tratta della Fede, anche se devo usare la virtù della prudenza e il discernimento, cioè

nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos («non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci») MT (7, 6)

nel caso mi accada di tedtimoniare la mia fede non devo avere rispetto umano o temere il giudizio di alcuno, perché quello che importa davvero è il giudizio di Gesù Cristo.

“Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” Mt 10,32-33

Prima di parlare devo chiedere aiuto a Dio, perché non sono affatto privo di difetti, in particolare non credo di essere una persona mite e umile di carattere, e certe volte mi sono dovuto trattenere per non rispondere violentemente a certe antipatiche prese in giro.
Ma se questo è il massimo che normalmente uno si può aspettare e se nessuno ti vuole uccidere o farti fisicamente del male, per amore di Gesù Cristo ti puoi anche permettere di essere indifferente a certe offese, anzi devi esserne contento.

Fine del commento

NOTA STORICA

Cliccando questo link possiamo lèggere una nota di Lino Bertuzzi intitolata: Il mondo degli Atti ovvero L'AMBIENTE STORICO NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
Gli Atti degli Apostoli sono un testo contenuto nel Nuovo Testamento, scritto in greco antico. La sua redazione definitiva risale probabilmente attorno all'80-90, ma alcuni pensano che siano stati scritti tra il 60 e il 70 d.C .
La tradizione cristiana lo attribuisce a Luca, collaboratore di Paolo e autore del Vangelo secondo Luca.
Il libro è di 28 capitoli e narra la storia della comunità cristiana dall'ascensione di Gesù (1,6-11) fino all'arrivo di Paolo a Roma (28,16), coprendo un periodo che va approssimativamente dal 30 al 63 d.C. Oltre che su Paolo, l'opera si sofferma diffusamente s rsccontsre l'operato dell'apostolo Pietro.
Il libro descrive il rapido sviluppo, l'espansione e l'organizzazione della testimonianza cristiana prima tra i giudei e poi nelle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo.

CANONICITÀ DEGLI ATTI:

La tradizione della chiesa antica è concorde nell'attribuire a Luca sia il Vangelo secondo Luca che gli Atti.
Ireneo di Lione (Contro le eresie 3,14,1; 15,1) afferma che Luca, discepolo di Paolo, raccontò negli Atti i suoi viaggi con Paolo; attribuiscono inoltre gli Atti a Luca anche Tertulliano (Contro Marcione 4.2.2), Clemente Alessandrino (Pedagogo 2.1.15 e Miscellanea 5.12.82) come anche il Frammento muratoriano del II secolo.
I manoscritti Michigan 1571 del terzo secolo e Chester Beatty I (circa 250), uno dei più antichi manoscritti esistenti del Nuovo Testamento, contengono parti del libro degli Atti.
Il libro biblico di Atti quindi circolava nei primi secoli come parte del catalogo.

Dagli Atti degli Apostoli At 4,13-21

In quei giorni, i capi, gli anziani e gli scribi, vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare.

Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome».
Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».

Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.

 

 

Traduzione liturgica della Bibbia