Vangelo di Gesù Cristo
Secondo Luca 16,1-13
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo nel mondo e nella propria situazione

« Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona.»

L’evangelista Luca ha sviluppato ampiamente il tema dell’uso del denaro e della ricchezza con due significtive parabole:

  • La parabola dell’amministratore disonesto (16,1-8);
  • La parabola del ricco epulone e di Lazzaro mendicante (16,19-31).


   Lazzaro e il ricco epulone
A queste due parabole Gesù aggiunge alcune riflessioni sul pericolo del denaro (16,9-13) e un severo rimprovero ai farisei, denunciando la loro ipocrisia (16,15) e il loro attaccamento al denaro (16,14-18), idolo seducente capace di dominare l’uomo, e rendendolo capace di ogni nefandezza, ma sopratuutto di ignorare il prossimo.
Per mostrare tutta la sua valenza edificante L'insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo dovrebbe però essere contestualizzato, cioè visto nei tempi nei luoghi in cui è stato scritto, e interpretato per essere riportato all'oggi

In vista della validità futura dell'insegnamento, come in ogni brano del Vangelo anche in questo Gesù non parla di sistemi di governo o di organizzazione o di qualcosa di legato al mondo.
L'insegnamento è sempre rivolto all'individuo e alla sua parte spirituale. È SEMPRE indirizzato ai singoli. Sono i singoli che poi devono dare il loro contributo per migliorare la società intera.
Oggi i poveri come Lazzaro non ci sono più, anche se può esserci qualche situazione simile in certi paesi molto poveri o anche in quelli dove la legislazione poco si cura e tiene conto del dovere della comunità di assistere le persone in stato di povertà.

  • la ricchezza è 'disonesta'? A parte la traduzione del greco, che può anche avere significati diversi da questo, pare ovvio che in questo caso lo è. L'amministratore infedele se ne serve per assicurarsi un futuro. Il simbolo per me è abbastanza chiaro e viene poi ripetuto nel brano.
    Mi dice che in vista del momento futuro che non conosco in cui lascerò questo mondo non devo essere egoista oggi, ma devo usare la ricchezza - onestamente guadagnata o anche 'disonesta' - per fare del bene.

  • la ricchezza è sempre disonesta? Pare evidente che non sia la ricchezza - il possedere qualcosa - in sé ad essere cosa disonesta, ma l'uso che se ne fa. Un essere ottuso ed egoista come il ricco Epulone ne è schiavo come un fumatore accanito, o come un cocainomane lo è della droga, o un alcolista che non può smettere di bere e arriva fino ad uccidersi.
    La ricchezza è invece onesta quando è ottenuta e usata bene, e specialmente quando uno non se ne fa in qualche modo una schiavitù, non se ne crea una qualunque dipendenza.

  • Una persona può sempre cambiare, anche all'ultimo momento della sua vita o quasi. Anche se sarebbe meglio prima che poi, può ravvedersi e guadagnarsi il cielo.

Altre volte Gesù ha detto che la ricchezza è pericolosa in sé. I discepoli sgomenti si chiedevano allora « chi mai si potrà salvare? ».
Cito a questo punto una frase di Sant'Agostino, che è stata ripresa da molti:

« Imparate dunque ad essere poveri ed indigenti: sia che possediate qualcosa in questo mondo sia che non ne possediate. Puoi trovare, infatti, anche dei mendicanti superbi, come puoi trovare umile un uomo pieno di ricchezze. “Dio resiste ai superbi”, tanto se vestiti di seta quanto se coperti di stracci; “agli umili invece dà la sua grazia” (Gc 4,6), sia che posseggano ricchezze in questo secolo sia che non ne posseggano.»

Contestualizziamo il brano nel presente

Per quanto mi riguarda so bene che per piacere a Gesù devo aiutare il mio prossimo, secondo le mie possibilità. Ma c'è un'ordine da rispettare anche in questo: prima viene la mia famiglia, poi quelli che mi sono più vicini, e infine tutti gli altri. E nel farlo devo curare di non fare danni al prossimo e neppure a me stesso.

Pare evidente allora che nel contesto dell'oggi, della estrema complessità di questa società umana mondiale dovuta al numero ad alla molteplicità dei credi e degli interessi i problemi non si risolvono semplicemente con l'elemosina: applicare il pauperismo vecchio stile, quello suggerito della parabola del ricco Epulone è utile ma non pare che sia risolutivo e non lo è affatto.
Che ognuno di noi, sia per meritarsi il cielo che per semplice filantropia, eserciti con prudenza la carità, secondo le sue possibilità o come in coscienza crede meglio, è cosa positiva e direi obbligatoria.
Che ci siano organizzazioni che davvero aiutano il prossimo nei momenti di difficoltà, e che non siano organizzate prevalentemente per raccogliere fondi e mantenere sé stesse, è una cosa anch'essa molto positiva, magari ce ne vorrebbero di più, ma non è così che si risolvono i problemi di una intera società umana.

Oggi i problemi della società si possono risolvere e migliorare o al contrario si possono rendere peggiori o anche pessimi attraverso l'esercizio della politica, e ognuno ha la sua ricetta.

MA ANCHE QUI GESÙ INTERVIENE E DICE:Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7, 20). la sentenza, in quanto generica è applicabile sia ai singoli che a gruppi di persone. UN ALBERO BUONO PRODUCE FRUTTI BUONI UNO CATTIVO, FRUTTI CATTIVI. La buona politica non cerca di livellare e portare tutti allo stesso livello di vita, violando la libertà personale e mortificando gli individui. Generalizzare il pauperismo, partendo dalla volontarietà dell'asceta per estenderlo a una intera società mediante la legge, non ha mai prodotto buoni frutti.

In politica si può sempre sbagliare ma se le decisioni si prendono in coscienza e i problemi si affrontano valutando il bene maggiore e il male minore di ognuna delle scelte che si operano, ispirandosi sempre ai principi cristiani, i buoni frutti non possono mancare.

Non è un caso che le condizioni della vita delle persone siano mediamente peggiori in quelle zone del mondo dove i princìpi del cristianesimo mancano, oppure sono stravolti dall'ideologia o anche colpevolmente negletti.



divina misericordia
  Non temete! La misericordia di
  Gesù è infinita

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,1-13.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».


 

 

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