Vangelo di Gesù Cristo
Secondo Luca 12,13-21
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo nel mondo e nella propria situazione

«Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?»

Senza alcuna intenzione di criticare i convincimenti ideali del celebrante della Santa Messa a cui anch'io ho partecipato stamattina domenica 31 Luglio 2022 - non dico dove si celebrava e chi era l'officiante - mi è sembrato che nella sua omelia egli volesse dare a questo brano del Vangelo una interpretazione con un vago sapore di critica politica, ovverosia con una velata accusa al ‘sistemaBlabla
   Il concetto di capitalismo(1)
’.
Dissertando di sistema e di 'capitalismo' pare che volesse attribuire ad un dato sistema economico l'atteggiamento insensato ed egoistico -come appunto lo qualifica Gesù- del povero di spirito di cui San Luca ci racconta oggi. Lungi da me criticare le idee di qualcuno, ma nell'omelia era implicita una critica del sistema che pur vige tra gli uomini sin dai tempi più remoti.
Del resto Gesù non ha mai criticato l'organizzazione dell'impero romano dei suoi tempi, né mi pare che abbia mai parlato di politica e di 'sistema', ma il suo insegnamento è rivolto ad ognuno di noi, all'individuo.
Ne deduco che il comportamento ottuso di certe persone non sta nel 'sistema', perché in qualunque sistema politico o amministrativo, più o meno efficiente che sia, si verificano situazioni simili o analoghe, come la storia umana dimostra.
Quello che conta è la persona, la sua moralità, la sua coscienza, in particolare il comportamento nel tratto con il prossimo. L'insieme delle persone oneste è quello che poi indirizza la società, indipendentemente dal sistema.

Senza ombra di dubbio anche oggi troviamo in giro delle persone grette, prive di coscienza morale come quello stupido personaggio che davanti alla fortuna che gli è capitata non sa far altro che pensare

«Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.»

Non voglio commentare neppure il fatto che l'uomo della parabola sia talmente stolido da non rendersi conto della propria fragilità, di poter morire da un momento all'altro, come uno qualunque di noi che popoliamo questa terra.
Il problema è individuale cioè sta nella persona
e nel suo senso morale, nell'atteggiamento verso la ricchezza, cioè nel possesso di qualcosa a cui si attribuisce una importanza spropositata e a cui non si sa nemmeno pensare di fare a meno, ignorando il resto del mondo.

«Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni»

Pare chiaro che per una persona retta e dotata di coscienza morale l'attaccamento beni materiali - a meno che non stia proprio in stato di assoluta necessità - non dipenda da quanto uno possiede. Per certe persone dotate di umanità neppure la generosità verso il prossimo dipende dal fatto che si sia più o meno dotati di mezzi materiali.

Non riesco bemmeno pensare che l'applicazione di un qualsivoglia sistema politico-amministrativo possa evitare questo o analogo tipo di comportamenti, mentre sono convinto che a renderli meno frequenti siano la religiosità diffusa e la corretta formazione morale degli individui e delle famiglie naturali, che sono le basi fondanti di qualunque società.

Raccomando quindi la preghiera assidua che chieda a Dio di concederci la capacità di comprendere il vero significato della nostra vita, e soprattutto di concederci il dono della fede, che da solo può dare a ognuno di noi consiglio e indirizzo per non essere ciechi ed egoisti come quel personaggio della parabola.

«Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni»

Mi permetto di aggiungere anche che la parola 'cupidigia' ha diversi significati

  • Smodata e biasimevole avidità, bramosia sfrenata. Esempio: "cupidigia di potere"
  • Brama peccaminosa, concupiscenza, libidine. Esempio: "fissare una donna con cupidigia"
  • Desiderio intenso (non necessariamente condannabile)
E scommetto che ognuno di noi sa benissimo qual è o quali sono i suoi punti sensibili.

Fine del commento


NOTA STORICA

(1) IL capitalismo. Nella figura precedente ispirata a Ebenezer Scrooge, il protagonista del 'Canto di Natale', è ben rappresentata l'idea di cosa certe persone di limitata cultura economica intendano per 'capitalismo'. Il personaggio della figura precedente, preso dai fumetti di Walt Disney, 'zio Paperone', in inglese 'Uncle Scrooge', è infatti un avaro insensibile dedito ad accumulare denaro senza guardare in faccia a nessuno, nuota nel denaro e viene quindi preso come prototipo del capitalista senza cuore.

Il 'Canto di Natale' di Charles Dickens - scritto nel 1843 - è una favola ambientata in un piccolo paesino inglese, non specificato, alla vigilia di Natale. Il protagonista Ebenezer Scrooge, come sempre e quindi anche a Natale, pensa solo al suo denaro e ai suoi affari.
Ha dimenticato il suo amico e socio Marley, morto da sette anni, e e non si accorge dei suoi parenti che non vede più da molto tempo e delle persone che purtroppo se la passano in ogni senso molto male.
Scrooge, tornando a casa più adirato del solito perché alcune persone gli avevano chiesto un contributo per il Natale dei poveri, ovviamente da lui rifiutato, incontra i tre fantasmi del Natale: passato, presente e futuro. Questi porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e indifferenti, e dunque a cambiare interiormente.
 Alla fine della favola - e dell'avventura - Scrooge sembra proprio un’altra persona e tutti stenteranno a crederci.
Scrooge ha capito ciò che ha fatto, si è reso conto di come ha vissuto fino a quel momento, prende coscienza del suo smisurato egoismo e dei suoi atti di insensibile avarizia, e forse un piccolo frammento dello spirito del Natale è entrato in lui e ha dato un senso diverso e più vero alla sua esistenza.
Molte opere cinematografiche sia a cartoni animati che con attori umani sono state realizzate sulla base di questo racconto.

(2) Il sistema. Il sistema politico-economico entra poco o nulla in atteggiamenti del tipo di quello del personaggio della parabola, o analoghi personaggi. Del resto problemi del genere ci sono stati e ci sono anche all'interno della stessa Chiesa.
Penso anche che sia sbagliato pensare che un sistema più o meno libero, o più o meno collettivista o anche più o meno oppressivo o addirittura dittatoriale possa risolvere problemi strettamente pertinenti alla morale individuale.
Un sistema - costruito magari con le migliori intenzioni - invece può essere più o meno efficiente, garantire più o meno sicurezza e assistenza, o più o meno prosperità alla grande massa di cittadini, e generare un numero di persone indigenti e povere maggiore o minore.


Stefano Pelloni
  Non temete! La misericordia di
  Gesù è infinita

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,13-21.

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

 

 

 

 

 

 

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