Vangelo di Gesù Cristo
Secondo Matteo 9,35-38.10,1.6-8.
Come essere o diventare seguaci di Gesù Cristo nel mondo e nella propria situazione

«La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»

Qui Gesù ci insegna che un cristiano, uno che desdera seguire Lui deve fare apostolato.
Ovviasmente quelli di noi che vogliamo seguirlo e abbiamo una famiglia sappiamo bene di esserci assunti volontariamente e coscientemente degli obblighi pesanti e cogenti verso di essa, in quanto i suoi componenti sono il nostro prossimo più prossimo.
La famiglia richiede dunque di impegnare le nostre enegie al meglio che ci sia possibile. Chi di noi ha ancora in casa figli ha anche una speciale missione educativa che è il nostro primo dovere di apostolato.

Di conseguenza questa missione essere intesa da noi cristiani come un'opportunità che lascia il segno nella vita delle persone, già da bambini e poi da adolescenti e giovani.
Come ci dice papa Francesco questa è una grande "responsabilità" e al tempo stesso un'opportunità "di introdurre i giovani, con sapienza e rispetto, alle vie del mondo e della vita", attraverso un accompagnamento che li renda capaci di "aprirsi a ciò che è vero, al bello, al buono”.

Non a caso uno degli aspetti evidenziati dal Pontefice è la capacità di "testimoniare - prima di tutto con la vita ma anche con le parole - che la fede cristiana è portatrice di "luce e verità in ogni sfera dell'esistenza, senza escludere nulla, senza tarpare le ali ai sogni dei giovani, senza impoverirne le aspirazioni”.
Fortunatamente e per grazia di Dio in questa missione non siamo soli, perché possiamo usufruire delle strutture della Chiesa. In questo però sempre prestando anche molta attenzione per evitare di abdicare al nostro ruolo primario di genitori; sappiamo anche che la Chiesa è santa, ma sebbene sia assai raro nel suo seno si possono anche trovare spiacevoli sorprese.

Per altri che non hanno o non hanno più la responsabilità della famiglia l'obbligo di frae apostolato e proselitismo non cessa, e nemmeno la missione educativa,nei confronti di chi ci circonda. Senza escludere, anzi auspicando che intorno a noi ci sia qualcuno che ci possa aiutare e che ci sia di esempio con la sua vita e le sue opere.

IL BUON ESITO E LA RIUSCITA DEL NOSTRO APOSTOLATO PERSONALE DIPENDONO DA UN FATTO FONDAMENTALE: SENTIRSI ED ESSERE VICINI A DIO IN OGNI MOMENTO DELLA GIORNATA, CERCANDO DI RICORDARE CHE CI VEDE SEMPRE, IN OGNI MOMENTO.
Dobbiamo essere sicuri che uuello che ci accade non è dovuto al caso, se nel prendere le nostre decisioni avremo chiesto prima a Dio di assisterci. Riserviamo quindi SEMPRE, ogni giorno, un po' di tempo per parlargli in silenzio, confidarci e ascoltare le Sue risposte. Non ne sentiremo magari subito, magari ci sembrerà che stiamo facendo qualcosa di inutile, ma se poi ci guarderemo attorno vedremo che alla fine ci ha aiutato a fare la cosa giusta.

Anche la preghiera è fondamentale. Se ogni giorno pregheremo un rosario magari con una intenzione perticolare, questo ci aiuterà in tutto.
Attenzione però che questa preghiera non sia semplicemente rumore meccanico, vuota cantilena. Preghiamo pensando a quello che stiamo facendo e perché lo facciamo.

Fine del commento

NOTA STORICA

Il santo del giorno: Il 3 dicembre si venera San Francesco Saverio Sacerdote nato il giorno 7 aprile dell'anno 1506, nel castello di Saverio, nella Navarra. Il papa Urbano VIII lo chiamerà « l'Apostolo delle Indie »

Fin dall'adolescenza si applicò con amore appassionato allo studio delle lettere, nelle quali conseguì ottimi risultati. Già professore di Filosofia nel collegio di S. Barbara in Parigi, si incontrò per provvidenza di Dio con S. Ignazio di Loyola, il fondatore della 'Compagnia di Gesù'. Questi gli ripeteva instancabilmente la sentenza evangelica: « Che giova all'uomo acquistare il mondo intero, se poi perde la sua anima? ».
Coll'aiuto della grazia il santo fondatore dei Gesuiti lo indusse a riflettere bene su ciò, facendogli comprendere la verità e l'importanza di questa massima, tanto che egli abbandonando ogni progetto mondano, si diede con tutte le sue energie alla causa santa del Signore, sotto l'esperta guida di S. Ignazio. Divenne diacono e finalmente, dopo due mesi di aspre penitenze, potè celebrare con indicibile effusione di cuore, la sua prima Messa.

In questo frattempo Giovanni III, re del Portogallo, avendo udita la fama dei compagni di Ignazio, ne chiese alcuni per mandarli missionari nelle Indie orientali.
Ignazio saputo questo e illuminato dal cielo, scelse il Saverio, il quale accettò volentieri la missione affidatagli.

Ricevuta la benedizione papale, partì e arrivò felicemente a Goa, principale città delle Indie, che fu la prima a ricevere i frutti della parola di Francesco. Da Goa passò a Malacca, indi a Trovancore e nelle terre circostanti: dovunque l'apostolo infaticabile operava conversioni e prodigi.


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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 9,35-38.10,1.6-8.


In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità.
Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.»
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».


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