PROPONGO I DATI TECNICI E UNA DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEI TUBI ROTONDI SALDATI ERW, CON CERTI DETTAGLI CHE PUÒ CONOSCERE E AI QUALI PUÒ DARE RILIEVO SOLO CHI HA LAVORATO IN UN IMPIANYO DEL GENERE.
SAREI ORGOGLIOSO DI QUESTO ARTICOLO SE QUALCHE STUDENTE DI INGEGNERIA MECCANICA O SIDEURGICA PRENDESSE SPUNTO DA QUESTO PER LA SUA TESI DI DOTTORATO, nobilitando e arricchendo queste mie rozze e povere note empiriche.

SOMMARIO

Questo articolo contiene, oltre a un 'incipit' di storia dell'autore un insieme di nozioni tabelle e dati ingegneristici utili esposti nel modo più semplice possibile, a partire da un sagomario tipico.
Successivamente si spiega come funziona il processo di fabbricazione nelle sue fasi principali nella gamma di produzione possibile per questi tipi di tubo a profilo rotondo.

Si passa poi a illustrare una per una le fasi principali del processo

  1. il caricamento delle bobine di nastro sulla linea, la calandratura per il raddrizzamneto della lamiera e la preparazione dei bordi longitudinali

  2. la formatura e la saldatura con le quali viene generato il cosiddetto 'tuboide' cioè un tubo non calibrato di forma non regolare.
    In questa fase si spiega come si calcola la 'calibrazione', che consiste nell'imposizione di una sufficiente compressione del profilo del tuboide che genera una deformazione permanente tale da di ottenere il tubo vero e proprio, eliminando le irregolarità di forma e portandolo alle previste dimensioni nominali, con le tolleranze di lavorazione previste dalle norme. Si spiega in particolare:
    • come avvengono le deformazioni durante la formatura per arrivare a calcolare la larghezza della lamiera rifilata, la cui corretta determinazione garantisce che la misura della calibrazione sia quella stabilita e avvenga come previsto e senza difetti.
    • come sul bordo debba essere praticato il cosiddetto 'cianfrino' cioè un taglio con profio inclinato - durante la fase di rifilatura e in funzione dello spessore e del diametro. Quando il rapporto tra spessore e diametro è oltre un certo limite questo serve a garantire l'accoppiamento delle facce dei bordi della lamiera.

  3. La saldatura. Questa operazione richiede un paragrafo a parte per la definizione di 'apporto termico', il calcolo della potenza del dispositivo di saldatura, e il metodo per regolare il dosaggio della potenza ell'apparato con la velocità di avanzamento.

  4. I dati per La regolazione del dispositivo per la calibrazione. Duranta la calibrazione, la quota dei rulli deve tener conto del ritorno elastico derivante dalla calibrazione stessa.

  5. La finitura. Si accenna ai controlli di corrispondenza alla norma prestabilita le prove non distruttive, (RX,US,prova idraulica); in alcuni casi è stata richiesta a campione una prova distruttiva: la prova di scoppio.

Il tutto è accompagnato da numerose tabelle di dati, di relazioni per i calcoli, di foto e schizzi illustrativi.

DISCLAIMER

ATTENZIONE: nella seconda metà del secolo XX ho personalmente operato in un tubificio ERW e steso le pratiche operative insieme a personale del loro controllo qualità. Tengo però a precisare che i numeri e i dati che fornisco qui sono puramente indicativi .
Pertanto chiunque dovesse usare i dati e le informazioni di questo articolo lo farebbe esclusivamente sotto la sua personale responsabilità. Rimango comunque a disposizione per CONSIGLIARE a chi lo volesse eventuali interventi correttivi su impianti già operativi.

 

 

 

 



I TUBI ERW: cosa, dove, come, quando

Trattare di questo tipo di materiali, cioè dei tubi IN ACCAIO MICROLEGATO A BASSO TENORE DI CARBONIO (0,01%) MG E IMPUREZZE (S+P <0,005%), saldati longitudinalmente a resistenza o con LASER, serve e ricordarmi delle esperienze dirette che ho fatto in due occasioni.
È passato tanto tempo da quelle esperienze, ma penso che sia comunque utile esporle per aiutare chi ne avesse bisogno a capire bene il processo. Infatti anche se attualmente le linee di produzione sono o possono essere automatizzata e controllata tramite sistemi digitali, la parte meccanica non cambia molto, e conoscere può aiutare a migliorare.
Dato che per esperienza direta nella progettazione di sitemi mi intendo anche di sistemistica, potrei anche indicare cosa e come installare per avere un sistema completo di controllo di produzione e di manutenzione, che non sia meramente informativo ma serva anche per la gestione tecnica di impianto.
Un sistema simile l'ho pensato e negli anni '80 ne ho promosso e seguìto la realizzazione a Taranto per la manutenzione di tutto lo stabilimento. Ho iniziato qualcosa di simile anche a Terni negli anni '90 per la manutenzione e l'esercizio della divisione degli acciai magnetici della AST Terni, appunto.
Con questo articolo spiego:

  • COSA SONO I TUBI ERW (Electric Resistence Welded) cioè i tubi saldati a resistenza elettrica e come avviene il processo che dal COIL porta al tubo finito. (I coils sono bobine di nastro in acciaio laminato a caldo, e poi eventualmente laminato a freddo e ridotto di spessore, tagliato a misura in larghezza e ri-avvolto) .
  • I RISULTATI DELL'ESPERIENZA.
    SONO TRASCORSI MOLTI DECENNI DA QUANDO, SU INCARICO DELLA DIREZIONE, HO PREPARATO LE PRATICHE OPERATIVE DI FABBRICAZIONE PER IL TUBIFICIO EX DALMINE DI TARANTO, CHE AVEVA PROBLEMI DI QUALITÀ.


Figura 1: Vista dell'area ghisa del 4º centro siderurgico ITALSIDER

Fui interessato alla ex Dalmine nel 1972, quando occupandomi di ingegneria di produzione e in particolare della saldatura longitudinale automatica ad arco sommerso con 3 elettrodi a filo da 50 KVA max per elettrodo, lavoravo al tubificio a saldatura longitudinale nº 2 di Taranto - allora detto TUL2 - e anche al tubificio più piccolo - il primo che fu costruito nel 1964, allora detto TUL1.
Per inciso, usando le lamiere prodotte dai due treni di laminazione, il TUL2 produceva tubi di grande
diametro da 42" fino a 56" e spessore fino a 35mm secondo le norme A.P.I. e il TUL1 TUL1 - quello più piccolo che entrò in funzione nel 1964 - e che produceva tubi di diametro compreso tra 18" e 48".
Sempre p
er inciso, il 1964 fu l'anno quando a Taranto e dintorni si toccò il cielo con un dito per il lavoro e la ricchezza che la costruzione del 4º centro siderurgico aveva portato in città e dintorni.
L'impianto più grande fu avviato per la prima volta proprio in quell'anno 1972, costruito appositamente e a tempo di record per fabbricare 3 milioni di tonnellate di tubi da 56" x 17,5mm qualità A.P.I. X60 - la quota attribuita all'Italia - che poi sono stati installati per portare in Europa il metano della Siberia.
Poiché del TUL2 non ho trovato fotografie, metto una foto del primo tubificio.

PROBLEMI DI QUALITÀ ALLA EX DALMINE NEL 1972

In quell'anno 1972-73 fu anche completata la gamma dei tubi da produrre con l'ex Tubificio ERW della Dalmine, diretto allora dall'Ing. Andò, che con il cambio di gestione ebbe problemi di qualità, attribuiti alle bobine di nastri d'acciaio (coils a caldo).
Di fatto i tecnici gestori dell'impianto si scaricavano della responsabilità attribuendo i problemi alle scarse caratteristiche qualitative del materiale prodotto dall'Italsider.
I responsabili della qualità dell'Italsider fecero allora notare che le caratteristiche qualitative dei 'coils' erano le migliori possibili sia in termini di analisi chimica dell'acciaio - acciai microlegati a basso tenore di Carbonio, e bassissimi di S e P e impurezze - sia in termini dei valori e omogeneità delle caratteristiche meccaniche e dimensionali dei nastri.
Inoltre si fece notare che i parametri di lavorazione non erano codificati in precise pratiche operative, e che la larghezza della lamiera e l'assetto dell'impianto fino ad allora erano fissati di volta in volta sulla base dei risultati consuntivi di produzione di ordini di tubi fabbricati in passato.
Poiché per questi fatti c'erano stati problemi - particolarmente in caso di lotti mai prodotti in termini di diametro spessore e qualità di acciaio - il nuovo direttore chiese all'Italsider di preparare le 'pratiche operative' che codificassero il set-up degli impianti.
Le cosiddette 'pratiche operative' sono l'insieme di istruzioni scritte destinate a servire da guida per determinare le caratteristiche dimensionali dei coils e l'assetto delle macchine della linea nelle varie fasi di produzione; tra le altre cose servono per fissare la percentuale di calibrazione da impostare in funzione di diametro e spessore del tubo, e del tipo di acciaio e di conseguenza per fissare la larghezza della lamiera.
Per risolvere il problema coinvolsero me, che ora scrivo questo articolo. Mi ero studiato l'i mpianto e avevo all'epoca già prodotto il 'sagomario' del Tubificio Longitudinale nº 2 di nuova costruzione, e anche una parte delle pratiche operative di assetto dell'impianto determinando anche i parametri di saldatura e i materiali da usare per la saldatura stessa.
I miei studi e i materiali che avevo reperito sul mercato permisero alla società l'aquisizione al TUL2 dell'ordine EKOFISK per il petrolio del mare del Nord
, che chiedeva requisiti severissimi sulla resilienza delle saldature, e per il quale preparai personalmente un camnpionamento di 12 tubi, che mi costò 72 ore consecutive di lavoro e di presenza sull'impianto, che quasi mi misero KO . Ma allora ero giovane...

Per le mie capacità riconosciute dalla direzione, ebbi l'incarico di osservare il processo ERW della ex Dalmine, per individuare, spiegare e risolvere i problemi di qualità della produzione, dovuti agli errori di determinazione della larghezza e della esecuzione della saldatura che causavano problemi di saldatura e tensioni interne dei tubi formati e anche anomalie dimensionali. Mi dedicai allora a risolvere i problemi della linea, eseguire prove meccaniche, e preparare i dati per stendere le 'pratiche operative'.

Una seconda occasione mi capitò molto più tardi a Canton (Guangzhou, Rep popolare Cinese) nel 1995, quando il responsabile del tubificio FALK di Canton - credo fosse il cognato del patrón della Falk il quale partecipava al mio seminario, mi vedete in foto insieme al rettore professor Li Bao Wen - mi invitò al suo albergo per un aperitivo, e mi parlò dei problemi di fabbricazione e di qualità che aveva al tubificio locale.
Forse sperava che mi offrissi per una consulenza gratuita; allora non mi sono offerto spontaneamente perché aspettavo che me lo domandasse esplicitamente, ma lui non lo fece.
Dato che allora lavoravo come 'foreign-expert' a Canton, cioè all'Università (GuangZhou Ta Shoue) per conto dell'ICU, gli dissi che se aveva bisogno di una consulenza per risolvere le sue difficoltà si sarebbe dovuto rivolgere al Rettore Prof. Li Bao Wen. Il quale poi l'avrebbe richiesta a me.
Ma non se ne fece più nulla. A proposito, qui sono accanto al prof. Li Bao Wen - quello in camicia in piedi a sinistra - e a due cooperanti italiani - sulla destra - mentre tengo il mio seminario sulla manutenzione degli impianti, e sulla ingegneria della manutenzione.


 

 

 


IL PROCESSO DI PRODUZIONE ERW

Figura 2 = schema semplificato del processo di fabbricazione

In questo semplice schema che serve per capire come funziona il processo nelle fasi principali, mancano alcuni dispositivi che aggiungo nella descrizione. Le fasi del processo sono:

LO SVOLGIMENTO DEI COILS-LA PREPARAZIONE BORDI-LA SALDATURA TESTATE.
Il rotolo di lamiera detto COIL o 'rotolo' o 'bobina' viene pre-lavorato tagliato a misura in larghezza ed eventualmente rilaminato a freddo, e viene caricato sulla linea, nell'aspo svolgitore.
Nel tubificio reale prima o dopo la preparazione dei bordi longitudinali con un dispositivo che serve a rifilarli e a prepararli alla saldatura, ottenendo la larghezza esatta della lamiera, in un tratto abbastanza lungo, che qui sopra non è raffigurato, tre dispositivi che servono per non arrestare la produzione quando finisce un coil e se ne deve caricare un altro:

    • una calandra a rulli che serve a raddrizzare a freddo la lamiera del rotolo (o bobina, o coil) che parte ovviamente deformata, in quanto avvolta in senso longitudinale.

    • un carrello che si può muovere avanti e indietro attorno al nastro in movimento e serve per preparare alla saldatura rifilando il bordo sulla coda del nastro che sta terminando e la testa del nastro successivo.

    • un carrello come il precedente o ad esso solidale che serve per saldare la coda e la testa di cui sopra mentre il nastro è in movimento. In questo modo la produzione non si arresta, si risparmia tempo e molti problemi dovuti al transitorio. Si arresterà la produzione solo nel caso di un cambio spessore o di diametro del lotto di produzione. Ma la cosa più importante dell'intero processo è stabilire la larghezza della lamiera grezza e di conseguenza quella della lamiera rifilata.

Sono possibili produzioni di tubi con diametri esterni (NORME A.P.I.) e spessori intermedi diversi da quelli tabellati qui di séguito. I numeri su sfondo più scuro o quelli in rosso sono generalmente fuori sagomario.


SAGOMARIO GENERICO TIPICO DEI TUBI ERW (Diametri esterni ed interni)

ɸ" 2" 4" 6" 8" !0" 12" 14" 16" 18" 20"

De[mm]

50,8
101,6 152,4 203,2

254,0

304,8 355,6 406,4 457,2 508,0

20 10,8 61,6 112,4 163,2 214,0 264,8 315,6 366,4 417,2 468,0
18 14,8 65,6 116,4 167,2 218,0 268,8 319,6 370,4 421,2 472,0
16 18,8 69,6 120,4 171,2 222,0 272,8 323,6 374,4 425,2 476,0
14 22,8 73,6 124,4 175,2 226,0 276,8 327,6 378,4 429,2 480,0
12 26,8 77,6 128,4 179,2 230,0 280,8 331,6 382,4 433,2 484,0
10 30,8 81,6 132,4 183,2 234,0 284,8 335,6 386,4 437,2 488,0
8 34,8 85,6 136,4 187,2 238,0 288.8 339,6 390,4 441,2 492,0
6 38,8 89,6 140,4 191,2 242,0 292,8 343,6 394,4 445,2 496,0
4 42,8 93,6 144,4 195,2 246,0 296,8 347,6 398,7

449,2

500,0
2 46,8 97,6  148,4 199,2 250,0 300,8 351,6 402,4 453,2 504,0

Tabella 1: sagomario generico di tubi ERW

La preparazione dei bordi della lamiera serve a ricavare un cianfrino dalla forma adatta a far combaciare i bordi in saldatura e a ridurre il sovramentallo dovuto alla compenetrazione, come vedremo in seguito. La rifilatura deve essere tale da eliminare eventuali difetti di rettilineità del nastro che causano difetti di rettilineità sulla lunghezza del tubo, e a portare a misura esatta la larghezza.

Il carrello sul quale avviene la saldatura della testata del nastro che sta terminando e di quello nuovo si muove insieme al nastro per non interrompere la produzione. Contiene un dispositivo che permette la squadratura della testata rispetto all'asse longitudinale della linea, cioè il riferimento dimensionale anche per la rifilatura della lamiera.<

CONFORMITÂ DEL PRODOTTO

Per accertarsi che il prodotto sia conforme alle tolleranze dimensionali previste dalla specifica tecnica dell'ordine, che fa riferimento alle norme API o ad altre norme europee (DIN, ISO, etc ) o a quelle particolari del cliente, si rilevano:

   a) la circonferenza esterna del tubo (CRF)

ɸ" 2" 4" 6" 8" !0" 12" 14" 16" 18" 20"

De[mm]

50,8
101,6 152,4 203,2

254,0

304,8 355,6 406,4 457,2 508,0

CRF 159,6 319,2 478,8

638,4

798,0 957,6 117,1 1276,7

1436,3

1595,9
               Tabella 2 : Diametri e circonferenze nominali esterni

  b) la ovalizzazione- cioè la massima differenza tra diverse misure di diametro su una circonferenza, rilevata con laser o apposite dime, in genere sulle due estremità di ogni tubo che dovranno essere saldate ad altre durante il montaggio della linea in campo;

  c) la rettilineità

  d) risultati dei controlli non distruttivi: prova idraulica sul 100%      dei tubi, ultrasuoni della saldatura al 100%, RX dei difetti;

  e) prove meccaniche : resilienza, trazione, durezza, prova di scoppio      a campione

in questo articolo propongo in seguito L'ALGORITMO PER CALCOLARE GLI SVILUPPI DOPO LA FORMATURA, LA PERCENTUALE DI CALIBRAZIONE E DUNQUE LA LARGHEZZA DI LAMIERA.

 



FORMATURA (DALLA LAMIERA RADDRIZZATA AL TUBOIDE)

La lamiera - raddrizzata longitudinalmente nella calandra situata dopo l'aspo svolgitore, e rifilata ai bordi alla larghezza prefissata passa attraverso una serie di rulli che la piegano fino a formare un tubo. Dato che il tubo non è ancora stato calibrato e presenta delle irregolarità lo chiameremo 'tuboide'.

A seconda del diametro dei tubi va montata una serie particolare tra le diverse serie di rulli formatori in dotazione. L'attrezzatura va cambiata o va settata quando cambia il diametro del tubo in produzione. La larghezza della lamiera deve essere quella adatta al lotto di tubi che si deve produrre. Questo fattore è fondamentale per la qualità della produzione e per la resa - ovvero per minimizzare il peso degli sfridi dei trucioli della rifilatura. Daremo poi il metodo per calcolarla.


Deformazioni e sollecitazioni

Alla formatura la lamiera viene piegata in modo che le sollecitazioni e le deformazioni del tuboide siano quelle in figura seguono. Dato che lo spessore non cambia, rispetto alla fibra media che in teoria non ha avuto variazioni di lunghezza, per geometricità all'interno la circonferenza del tuboide vale π(Dm - s )e quella all'esterno del tuboide vale π(Dm + s ) OVVERO IL VALORE DELLA DIFFERENZA TRA LA LUNGHEZZA DELLA FIBRA ESTERNA E QUELLA INTERNA È PARI A 2πs.


Figura 3 : Sollecitazioni di formatura e deformazioni attraverso lo spessore
(andamento qualitativo)

Figura 4: Sollecitazioni e deformazioni

Con riferimento alla figura è possibile determinare la fascia di spessore che rimane in campo elastico con la relazione

Sx =(Dm-Sx) yp/E ; ove si è posto ɛ= Ơyp/E
Sx [mm]; Dm diametro medio;ɛ= Ơyp/E allungamento al limite elastico

ɸ" 2" 4" 6" 8" !0" 12" 14" 16" 18" 20"

De[mm]

50,8
101,6 152,4 203,2

254,0

304,8 355,6 406,4 457,2 508,0

Sx[mm] Sx =(Dm-Sx) Ơyp/E fascia di spessore in campo elastico ɛ= 0,002
0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0
2Sx 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0
  Tabella 3 : con riferimento alla figura 3 - fascia di spessore Sx in campo elastico

Posto comunemente ɛ = 0,002, per esempio si può vedere che in un ipotetico tubo di 2 mm di spessore e diametro 508 mm di qualità API X60, lo spessore dopo la formatura è tutto in campo elastico. In tal caso, venendo a mancare la costrizione degli stampi esterni, poiché teoricamenre 2Sx = S la lamiera si raddrizzerebbe nuovamente.

In genere si potrebbe pensare che - dopo la saldatura - sia sufficiente imporre una compressione uniforme per schiacciamento che al minimo compensi l'allungamento di formatura della fibra esterna.
Ma non è così che si riesce a equalizzare le deformazioni eliminando le irregolarità di forma del tuboide e relizzando un tubo con le tolleranze dimensionali. Nella figura che segue è schematizzata una irregolarità di forma - ovvero un piccolo tratto rettilineo da recuperare:

Figura 5 - Schema di una irregolarità di forma sottoposta a carico di pressione, per cui si genera un momento flettente che la recupera

Pare evidente che per equalizzare le deformazioni della formatura si dovrebbe imporre una compressione permanente esterna sufficiente a generare una compressione ed un momento flettente abbastanza grande da deformare la parete del tubo e farla aderire allo stampo.
Nel paragrafo intitolato "CALIBRAZIONE" Vedremo poi come questo si ottiene. Anticipiamo qui il grafico di una generica compressione permanente indotta con uno stampo dall'esterno che riesca a eliminare il tratto di spessore che rimane in campo elastico:


Figura 6 - Assetto delle fibre deformate per compressione tra esterno ed interno tubo

L'assetto delle fibre compresse ha la forma che vediamo qui nella figura perché lo spessore della parete non cambia. Per dimostrarlo anziché una formula usiamo una tabellina con qualche dato numerico, che dimostra come in questo caso la differenza tra la deformazione percentuale all'interno ed all'esterno della parete del tubo sia abbastanza piccola.

Spessore
mm
Diam. est
mm
Diam interno
mm
Riduzione
mm    %est   %int.

20

1000

960

0

0
20 950 910 50 5,26  -  5,45
20 900 860 100 11,1  -  11,6
         
10 1000 980 0 0
10 950 930 50 5,26  -  5,37
10 900 880 100 11,1  -  11,36
         
5 1000 980 0 0
5 980 970 20 2,04  -  2,06
5 950 940 50 5,26  -  5,31

  Tabella 4: con riferimento alla figura 3 - riduzione esterna e interna

Notiamo che la differenza % tende a ridursi con l'aumentare del rapporto tra Diametro esterno e spessore di parete.

NELLA TABELLA SEGUENTE DIAMO I VALORI DELLA CALIBRAZIONE E IL FORMULARIO PER IL CALCOLO DELLA LARGHEZZA DELLA LAMIERA GREZZA E DELLA LAMIERA RIFILATA.

 

Per il calcolo della calibrazione si usa un dato che si può rilevare mediante la prova meccanica di trazione. Per un acciaio microlegato API X60 la deformazione % prima della strizione è di circa 15 volte il limite elastico. Impostiamo di conseguenza i valori della calibrazione sull'esterno del tuboide.

La calibrazione diminuisce con l'aumentare del diametro, per non avere instabilità di punta, e per lo stesso motivo deve diminuire con lo spessore della parete. Ho fissato quindi:

  1. Massimo valore di calibrazione:3% sul minimo di diametro e spessore
  2. Minimo valore di calibrazione: 1% sul massimo del diametro e sul minimo dello spessore.
  3. La variazione sulla prima riga (s=20mm) si fa linearmente sul numero dei diametri del campo con una variazione pari a -0,11% ogni 2" di diametro (-0,055% per pollice) in modo che sul diametro massimo si arrivi al valore 2%.
  4. Sulla prima colonna a sinistra si toglie andando dall'alto verso il basso a partire dalla prima in funzione della differenza % tra tra lo spessore precedente e quello seguente divisa per lo spessore precedente.
  5. La riduzione di calibrazione per ognuna delle righe successive alla prima si effettua calcolando - partire dalla seconda colonna, ogni riga da sinistra verso destra con la relazione seguente:

      
    ove Dn è il diametro della ennesima colonna in esame
        Dn-1 è il diametro della colonna precedente


A titolo di esempio ecco i dati di una scheda di lavorazione del tubo per uno spessore intermedio

Tabella 5 : esempio di scheda di lavorazione del tubo.

Il prospetto completo di tutti i diametri e spessori del campo si trova qui sotto con un esempio numerico di calcolo.

 

 

 

 

 

 

CALIBRAZIONE

Alle deformazioni di formatura si sovrappone la calibrazione, cioè la deformazione permanente del tuboide che porta le dimensioni a quelle del tubo finito eliminando tutte le irregolarità di forma. La tabella dei dati di calibrazione è data al paragrafo riguardante la formatura.

Figura 7: deformazioni di calibrazione per compressione

La calibrazione è operata con rulli sagomati che comprimono il tuboide, e consiste in una deformazione permanente di compressione a freddo che contrasta le tensioni indotte dalla formatura portando il diametro del tubo alla dimensione prevista ed eliminando le irregolarità. Come si vede nella figura a destra, l'irregolarità di forma viene corretta con la compressione, in quanto l'insieme delle sollecitazioni di pressione genera un momento flettente che porta il materiale a contatto con gli stampi esterni.
Lo schiacciamento esterno che genera lo scorrimento plastico del materiale, dipende dal tipo di acciaio. Per questo motivo la sollecitazione si avvicina al carico di rottura. Il valore della riduzione dipende da due fattori

  • il tipo di acciaio. Per questo motivo all'epoca fui obbligato a fare numerose prove di trazione con provini piani, prelevati sul sia sul traverso del nastro che sul lungo.
  • lo spessore del materiale. Il rapporto tra diametro e spessore deve essere tale de evitare - se il rapporto è troppo elevato - che il materiale sia instabile per carico di punta.
    Pertanto la compressione deve essere così imposta
    • massima in percentuale sui tubi di massimo spessore e sul minimo del diametro
    • ridotta proporzionalmente rispetto alla massima con il rapporto tra spessore e diametro, come vedremo nelle tabelle seguenti dove viene calcolata.

Nell'imporre la posizione degli utensili bisogna anche maggiorare la deformazione sul diametro di una quantità pari al ritorno elastico (tipicamente lo 0,2% della circonferenza, ovvero del diametro).
Con la sufficiente compressione di calibrazione si riescono a recuperare permanentemente le irregolarità locali di forma che dipendono dal set di utensili a rulli usato per la formatura.

La deformazione meccanica di compressione a freddo, come si vede in seguito, si prefissa in una percentuale variabile del diametro, in funzione del diametro e dello spessore e deve superare il carico di snervamento attraverso lo spessore in tutte la circonferenza del tubo. Una tabella a due entrate, diametro e spessore, una per ogni tipo di materiale, che riporta le % di compressione necessarie serve egregiamente.
Prendendo uno spezzone di tubo e tagliandolo longitudinalmente, ee dopo la calibrazione la compressione è corretta, il ritorno elastico (l'elasticità del materiale) non deve provocare apertura dei bordi o deve farlo in modo trascurabile, o al contrario non deve provocare sovrapposizione, il che significa che la compressione applicata è eccessiva. Riprendiamo qui una figura già vista in precedenza - ove abbiamo l'assetto delle fibre nella fase di formatura, per capire di quanto dobbiamo comprimere il tubo per egualizzare le deformazioni ed ottenere la forma uniformemente rotonda.

 

Abbiamo qui la tabella dei valori di calibrazione e le tabelle per il calcolo della larghezza in funzione dello spessore (e del diametro - clicca )

Tabella di calibrazione e larghezze di lamiera
2 4 6 8 10 12 14 16 18 20


SERIE DI TABELLE CON SCHEDE DI LAVORAZIONE : si richiamare le tabelle delle schede di lavorazione nel quadro cliccando i numeri della riga in alto che rappresentano gli spessori dei tubi in mm

Per rendere più comprensibile il procedimento spiego come sono arrivato alla SCHEDA DI LAVORAZIONE PER ALCUNI SPESSORI E PER LA SERIE COMPLETA DEI DIAMETRI

  1. Diametro massimo e diametro minimo della zona che rimane in campo elastico - vedi la formatura
    ɸmed = De - s
      s = spessore nominale

    ɸmax = ɸmed + Sx
    ɸmin = ɸmin - Sx
    Sx
    = spessore in campo elastico - preso dalla relativa tabella

  2.  ɛc = allungamento max percentuale in zona plastica pre-strizione        per  acciaio microlegato al carbonio. Misurato su provino piatto il suo valore (qui è 3%) è circa 15 volte il valore del limite elastico. Si inserisce questo come valore base nella casella per diametro 4" e spessore 20mm.#
    Per assicurarsi che non avvengano cedimenti anomali della parete del tuboide per carico di punta il valore massimo di ɛc deve essere diminuito con la diminuzione dello spessore. Inoltre ɛc deve essere ridotto anche con l'aumentare del diametro.

  3. variazione di ɛc con lo spessore

  4. Variazione di ɛc con il diametro

  5. Calcolo della larghezza della lamiera rifilata

Alla scheda di lavorazione va aggiunto un dato che consente di tenere conto della variazione del diametro dovuta al ritorno elastico

ɸ = De (1 -  ɛo) rispetto al set quota rulli che corrisponde al diametro eserno nominale (o allo sviluppo esterno nominale, l'attrezzo deve essere abbassato di una quantità che tiene conto del ritorno elastico sul tubo finito. Ovvero lo sviluppo deve essere ulteriormente ridotto di una quantità pari a π∆ɸ di una quantità come nella tabella che segue

ɸ" 2" 4" 6" 8" !0" 12" 14" 16" 18" 20"

De[mm]

50,8
101,6 152,4 203,2

254,0

304,8 355,6 406,4 457,2 508,0
πDe[mm] 159,6 319,2 478,8

638,4

798,0 957,6 117,1 1276,7

1436,3

1595,9

∆ɸ 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0
π∆ɸ 0,3 0,6 1,0 1,3 1,6 1,9 2,1 2,6 2,9 3,1

Tabella 6 - Riduzione rispetto ai valori nominali del tubo sul diametro o sullo sviluppo nominale per tener conto del ritorno elastico sui valori nominali esterni.

Per concludere: il diametro esterno previsto del tuboide che arriva dopo la saldatura - misurato come circonferenza, o sviluppo esterno - verrà ridotto in macchina fino alla circonferenza prevista corrispondente al diametro esterno nominale diminuito del ritorno elastico.

 


 

 


Step per il calcolo della larghezza della lamiera noti i dati di diametro nominale, spessore della lamiera, e qualità del materiale.


Per calcolare la larghezza di lamiera ogni impianto ha il suo 'sagomario' di progetto cioè le combinazioni di diametro-spessore-tipo di acciaio che è in grado di produrre e che derivano dalle caratteristiche di progetto delle macchine delle varie fasi di produzione. Qui daremo una tabella esemplificativa di un tubificio fittizio che servirà per i calcoli di varie tabelle successive. I passi di calvolo sono

  1. la tabella dei valori di calibrazione in percentuale (clicca per un esempio). Da questa, con le entrate spessore e diametro nominale, si calcola lo sviluppo esterno e poi quello mediano del tuboide che fornisce la larghezza base.
  2. la 'compenetrazione' dei bordi saldati, pari a una quota dello spessore che si aggiunge alla larghezza base, quella rifilata. Infatti i bordi del tuboide formato verranno semi-fusi e si salderanno tra loro.
  3. la rifilatura dei bordi, costituita dal valore delle centinatura del nastro riportata alla lunghezza nominale del tubo, che si aggiunge a quella rifilata per garantire la rettilineità del tubo.
  4. la riduzione di larghezza rispetto a quella grezza, che si aggiunta alla larghezza base per tener conto della sagomatura del cianfrino sul bordo.

si dovrebbe aggiungere anche una piccola variazione di larghezza (qui non viene considerata. in funzione dello spessore e del tipo di acciaio) sperimentalmente dovuta alla laminazione delle bobine che è avvenuta in lungo, per cui la differenza tra modulo elastico e resistenza del materiale in senso longitudinale sono diverse da quella in senso trasversale. Nel mio caso la determinai con una serie di 6 prove meccaniche di trazione per ogni spessore su provini piani,3 in senso trasversale e 3 in senso longitudinale.
Tutti i parametri di lavorazione dalla produzione del coil concorrono a determinare la larghezza della lamiera rifilata.

Per ricavare la larghezza della lamiera si va a ritroso, partendo dalle tabelle 7, 8, 9, 10 da cui ricaviamo lo sviluppo del tuboide prima della calibrazione. A questo aggiungiamo compenetrazione della saldatura e riduzione di larghezza per tener conto delle imperfezioni di forma e del cianfrino.

Per calcolare la larghezza usiamo la seguente relazione:

L = [πx(ɸt - s)] + Rb + Rn +Rc

dove
L [ mm ] = larghezza della lamiera
ɸt = Diametro del tuboide (dalle tabelle)

Rc = Sagomatura del cianfrino. Dipende dalla forma del         cianfrino.

Rb = compenetrazione dei bordi saldati (da S/2 a S/3)in         funzione del tipo di cianfrino.

Rn = compensazione della centinatura (una frazione della        centinatura totale del nastro) e per la regolarità dei        bordi grezzi. Può essere ridotta se i nastri arrivano        già tagliati a misura e rifilati

ESEMPIO DI CALCOLO DELLA LARGHEZZA grezza DELLA LAMIERA [ mm ] per S = 20 mm


ɸest 50,8 101,6 152,4 203,2 254,0 304,8 355,6 406,4 457,20 508,0

ɸt -- 104,65 156,67

208,48

260,10 311,51 362,71 415,72 464,52 515,11
πɸt - 328,76 492,19 654,96 817,20 978,14 1139,48 1306,02 1459,33 1618,26
Rb - 6 6 6 6 6 6 6 6 6
Rn 0,5 0,5 0,7 0,9 1,1 1,3 1,5 1,7 1,9 2,1
Rc 5 5 5

5

5 5 5 5 5 5

L mm  

340,26

503,89

667,00

829,3 990,4 1151,98 1318,72 1472,23 1631,36

           Serie di Tabelle (clicca) - esempio per spessore 20mm

ATTENZIONE: NEL NASTRO CHE PERVIENE GIÀ TAGLIATO A MISURA DA TERZI, SI DEVE CONTROLLARE CHE SIA STATO TAGLIATO CON COLTELLI APPROPRIATI, PERCHÉ L'ERRATA REGOLAZIONE DEL GIOCO TRA COLTELLO DELLA CESOIA E PIANO DI APPOGGIO PUÒ PROVOCARE UN ERRORE DI FORMA E DIFETTI DI SALDATURA. #

 Figura 8: perché.curare molto la regolazione del gioco tra coltelli e piano di appoggio della cesoia a rifilare

Tra le tabelle allegate a questo studio, troviamo anche quelle relativa al calcolo della larghezza di lamiera per tutta la gamma per la quale abbiamo calcolato il diametro equivalente del tuboide dopo la formatura (vedi tabelle dalla 6 alla 10)che sono anche qui sopra.

 

 

 

 



 







CORREZIONE DELL'EFFETTO SPESSORE


La formatura ha fatto ruotare il bordo del tuboide e provocato un 'gap a 'V'. CIOÈ IL BORDO DESTRO E QUELLO SINISTRO NON SI TOCCANO LUNGO LO SPESSORE. Per questo durante la rifilatura dei bordi, per gli spessori alti è opportuno creare suui bordi della lamiera un cianfrino inclinato, con la possibilità di variare l'angolo trasversale di taglio, affinché alla saldatura i bordi si affaccino paralleli al piano perpendicolare all'asse neutro e non ci sia un gap.

Come si dimostra qui appresso, se il cianfrino non è inclinato, poiché l'ultimo tratto del bordo della lamiera non viene formato, il piano che contiene il bordo non passa per il centro del tubo .
Immaginando la parte terminale prossima al bordo del tuboide come fosse una trave incastrata, è evidente che anche se la sollecitazione indotta dal momento flettente massimo all'incastro arrivasse allo snervamento la zona di larghezza circa pari allo spassore non avrebbe deformazioni permanenti.

Il grafico del momento flettente per la trave incastrata in figura 3 - sulla quale si applica un carico esterno distribuito, la sollecitazione di flessione indotta dal momento flettente arriva a superare virtualmente il carico di snervamento solo a una certa distanza dal bordo, mentre per il resto rimane in campo elastico fino a poca distanza dall'incastro.
Parlando del tuboide a poca distanza dall'incastro verso il bordo le sollecitazioni rimangono in campo elastico. Cessato il carico di formatura il ritorno elastico riporta la parte FINALE DEL BORDO alla iniziale forma rettilinea.


Figura 9 - Grafico delle sollecitazioni - q=Carico; M= momento flettente; T= Taglio

Dunque le facce dei bordi del tuboide da saldare, pur costrette dagli stampi dei rulli laterali, non si presentano a contatto, specialmente per gli spessori maggiori. Quando i bordi interni dx e sx arrivano a contatto rimane un gap di forma a 'V'. Cioè:

  • un gap permanente che non viene recuperato quando il tubo è costretto dai rulli laterali prima della saldatura. L'ultima parte del bordo di lunghezza L rimane diritta perché le zone vicine ai bordi longitudinali della lamiera del tuboide non arrivano ad essere deformate plasticamente. quindi Le due facce opposte dello spessore non si accoppiano. Per questo motivo, nella fase di rifilatura prima della formatura è opportuno correggere l'inclinazione della faccia dello spessore rispetto alla perpendicolare allo spessore stesso.

  • un gap temporaneo che forma un angolo a causa delle componenti di ritorno elastico della fibra esterna tesa che si accorcia ad aprire e della fibra interna compressa (vedi figura 5) che si allunga ad aprire. QUESTO GAP VIENE RECUPERATO dalla deformazione elastica indotta dai rulli all'esterno prima della saldatura.

Se il gap permanente è apprezzabile provoca saldatura 'fredda' o altri difetti dovuti a ossidazione. Il calcolo approssimato del gap permanente è facile con riferimento al grafico del momento flettente della figura 4. Tutta la deformazione elastica è stata recuperata partendo dall'estremità fino al punto di incastro, l'ultimo che è deformato plasticamente.

La lunghezza L del tratto non deformato al massimo si può ipotizzare uguale allo spessore in quanto la sollecitazione che rimane in campo elastico varia linearmente lungo di essa dal valore massimo al valore 0, quindi, dalla figura 7 si ricava l'altra relazione.

Abbiamo dunque le seguenti relazioni

  1. S > L
  2. tgα = 2L/(De-S) e quindi 2α = arctan[2L/(De-S)]

    E AL MASSIMO SI AVRÀ:       2α = arctan[2S/(De-S)]

Ove si pone

De = diametro esterno del tuboide
ɛo = ơyp / E deformazione % al limite elastico per l'acciaio impiegato
 E = modulo di elasticità del materiale (Young)
 s = spessore della lamiera
 L = larghezza del tratto non deformato 

α = inclinazione da compensare con la rifilatura a bordo inclinato      (figura 8)

Per trasformare gli angoli da radianti a gradi si ricorda che
1 Radiante = 180/π

Quando il rapporto tra diametro e spessore è alto, il rapporto s/KDm è trascurabile. Quindi si avrà che non è necessario compensare l'angolo α



     
Figura 10. mancato accoppiamento dei bordi causa effetto spessore

Correzione del gap permanente

Questo tipo di problema si corregge in fase di preparazione laterale dei bordi nella parte iniziale del processo con un taglio inclinato. Suggerisco di adottare una testa portautensili o un disco rotante per annullare il gap sagomando il cianfrino, con una inclinazione proporzionale allo spessore della lamiera.


Figura 11. preparazione del bordo della lamiera per i grossi spessori

Alla rotazione di 180º provocata dalla formatura, i bordi da saldare del tuboide si presenteranno a contatto.

ɸ" 2" 4" 6" 8" !0" 12" 14" 16" 18" 20"

De[mm]

50,8
101,6 152,4 203,2

254,0

304,8 355,6 406,4 457,2 508,0

S [mm] valori α dell'inclinazione cianfrino espressi in gradi
2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
4 2,3 1,1 0,8 0,6 0,5 0,4 0,4 0,3 0,3 0,2
6 4,9 2,3 1,5 1,1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,5
8 7,5 3,6 2,3 1,7 1,4 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7
10 10,2 4,9 3,2 2,3 1,9 1,5 1,3 1,1 1,0 0,9
12 13,1 6,2 4,0 3,0 2,3 1,9 1,7 1,4 1,3 1,1
14 15,9 7.5 4,9 3,6 2,8 2.3 2,0 1,7 1,5 1,4
16 18,6 8,9 5,7 4,2 3,3 2,7 2,4 2,0

1,8

1,6
18 21,3 10,2 6,6 4,9 3,8 3,2 2,8 2,3

2,1

1,9
20 23,8 11,6  7,5 5,5 4,3 3,6 3,1 2,6 2,3 2,1

       Tabella 7 : valori α dell'inclinazione cianfrino espressi in gradi   con riferimento alla figura precedente

NOTA importante: il taglio non dovrebbe deformare il bordo trasversalmente. In caso di taglio a cesoia o a disco, il gioco tra il coltello dell'utensile di taglio e il piano d'appoggio della lamiera va regolato con attenzione al minimo possibile. Si deve tenere quindi sotto controllo anche l'usura dei coltelli, le usure e il serraggio della bulloneria della macchina di taglio.

Si può ridurre il sovrametallo di saldatura con una doppia sagomatura del cianfrino laterale. Nella figura precedente uno smusso per circa 1/3 dello spessore, sul lato inferiore ricaverebbe lo spazio per una parte del materiale in sovrappiù prodotto dalla compenetrazione, e quindi si ridurrebbe il sovrametallo.

 

 


 


SALDATURA ERW
(o laser a CO2)
   
Nel caso di tecnologia ERW , che utilizza la resistenza elettrica del materiale, così come nel caso di laser a CO2, il dispositivo di saldatura scarica una notevole potenza e porta l'acciaio sui bordi a una temperatura prossima al punto di fusione. La colatura è impedita da un attrezzo sottostante al punto di taglio.
Con la pressione de rulli laterali si impone un mescolamente a CALDO del materiale dei bordi fusi per una certa larghezza prossima a L di cui abbiamo detto prima.
Oggi per scaldare il materiale invece di un dispositivo a induzione si usano di più i laser a Gas, per es. a CO2. La cosa più importante è la possibilità di dosare con relativa esattezza la potenza termica/elettrica che viene trasferita al tubo.

POTENZA NECESSARIA. Per la definizione di energia e di potenza e delle grandezza fisiche correlate, suggerisco a chi non lo sapesse con certezza, di cliccare qui, e leggere l'articolo.


Figura 12 - schema di saldatura con laser

Orientativamente la potenza massima del dispositivo di saldatura di un tubo di grosso spessore - intorno ai 30mm - si aggira intorno a due o tre centinaia di KVA (kilo Volt Ampère). La potenza necessaria aumenta infatti con lo spessore e la velocità, ma può variare per tipi di acciai a diverso punto di fusione (si veda il diagramma Fe-C).
La scelta della potenza del laser installato si fa in base a una grandezza detta 'apporto termico' che ìndica la quantità di energia necessaria per saldare tra loro i bordi di un tubo di lunghezza unitaria.
È chiaro che aumentando la velocità della saldatura l'apporto termico di un determinato tubo non cambia, mentre cresce la potenza che il complesso laser deve sviluppare. Mentre invece l'apporto termico necessario varia in modo ditrettamente proporzionale alla spessore

Ecco una serie di dati per calcolare l'apporto termico, supponendo

  1. che il materiale si trovi a una temperatura di 20º (gradi Celsius)
  2. che si debba portare alla fusione una striscia di lamiera di larghezza pari allo spessore e di lunghezza unitaria (1 m).

PER CALCOLARE L'ENERGIA MASSIMA E MINIMA [KWh] NECESSARIA EROGABILE DAL SISTEMA DI SALDATURA USIAMO LE RELAZIONI

  1. P   = peso della stricia di materiale
  2. ΔT  = differenza tra temperatura di fusione etemperatura ambiente
  3. C   = calore latente del materiale
  4. Cf   = calore di fusione
  5. Er  =  C ΔT P  energia necessaria a scaldare il pezzo
  6. Ef  =  Cf P   energia necessaria alla fusione del pezzo
  7. Et  =  Er + Ef

ove si pone:

  • γ   = 7,9 [g / mmc)] peso specifico acciaio in grammi al mmc
  • L   = larghezza della striscia da fondere [mm]
  • s   = spessore della lamiera in tabella [mm]
  • V   = L ( s x 1000) Volume della striscia da fondere [mmc]
  • 1000 = lunghezza delle striscia da fondere[mm]
  • Ta   = 20ºC temperatura ambiente [ºC]

    Caratteristiche del materiale sono

  • Tf   = 1535ºC temperatura di fusione [ºC]
  • C   = 481 [J/( Kg ºC)] calore latente del ferro
  • Cf  = 276 [KJ/Kg ] calore di fusione
  • ΔT = 1535 - 20 = 1515 [ ºC ] salto di temperatura (Ta - Tf)
  • P  = peso della stricia di materiale. In tabella [ Kg ]
  • Er = ENERGIA NECESSARIA riscaldamento[ kJ ]
  • Ef = ENERGIA NECESSARIA fusione[ KJ ]
  • Et  = Er + Ef ENERGIA TOTALE NECESSARIA [ KJ Kilojoule ]

 

TABELLA: ENERGIA MAX E MIN[KWh] PER FONDERE UNA STRISCIA DI UN METRO


S[mm]

2
4 6 8

10

12 14 16 18 20

PESO[kg] 0,016 0,063 0,141

0,251

0,393 0,565 0,769 1,005 1,272 1,570
Er [J] 11441 45763 102967 183053 286021 411870 560000 732213 926707 1144083
Ef [J] 4019 16077 36173

64307

100480 144691 196941 257229 325555 401920

Et [J] 15460

61840

139140

247360

386501 556561 757541 989442 1252262 1546003

Et[KWh]

0,004 0,012 0,038 0,068 0,107 0,154 0,210 0,274 0,347 0,429
   Tabella 8 - Apporto termico necessario a saldare i bordi

Le relazioni sopra elencate sono usate per calcolare i parametri di saldatura, data la velocità di avanzamento minima e massima della linea e la potenza erogabile dall'apparecchiatura di saldatura, sapendo che i numeri sono relativi alla lunghezza di un metro di tubo, cioè alla grandezza denominata 'apporto termico'.

ESEMPIO: per saldare un tubo da 20mm alla velocità di 5 metri al minuto - cioè 300 m/h - è necessario impiegare un apparato capace di erogare con continuità una potenza superiore o almeno pari a 0,429 x 300 = 128,9 KW

l'ENERGIA TOTALE È ESPRESSA JOULE; Un KWh equivale a 3.600.000 Joule ovvero 3600KJ o 3,6MJ

 

 

 


 




PRECISAZIONI SULL'APPORTO TERMICO calcolato in precedenza (tabella 6)

DEFINIZIONE: dicesi Apporto termico At il rapporto tra la potenza erogata e la velocità di avanzamento della saldatura, che rappresenta l'energia necessaria a saldare l'unità di lunghezza del tuboide.

La grandezza definita come "Apporto Termico" serve a stabilire la potenza da usare in funzione dello spessore dei bordi della lamiera da saldare e della velocità di avanzamento della saldatura.

La migliore soluzione di saldatura consiste nell'uso di un laser ad alta potenza - del quale siano misurabili e regolabili i parametri di energia effettiva da erogare in funzione dello spessore della lamiera - insieme a un regolatore di velocità di avanzamento funzionante tramite un apposito algoritmo, e che permetta anche piccoli aggiustamenti in manuale con intervento dell'operatore.

L'apparecchiatura di comando indicherà la potenza erogata e la velocità di avanzamento del tubo in determinate unità di misura.
La pratica operativa, o l'algoritmo di comando DEI DISPOSITIVI DI SALDATURA, dovranno riportare su schermo i dati durante la saldatura e permettere di consultare le tabelle le grandezza espresse in tali unità.

Vediamo ora di definire nuovamente la misura di questa grandezza [At] mediante analisi dimensionale in 3 unità diverse.

  • potenza P espressa in [Kw], tempo in ore [h], lunghezza in [m] e    velocità v espressa in [m/h],l'apporto termico At si misura Kilowattora per metro di tubo saldato.

                    
     At = P/v [KWh/m]

  • potenza P espressa in [KJ/h], tempo in ore, lunghezza in [m] velocità v espressa in [m/h] l'apporto termico indica la potenza erogata in KJ/s e la velocità in metri all'ora.
     
                    At= P/v [KJ/m]


  • potenza P espressa in [KCal/h], tempo in ore, lunghezza in [m] velocità v espressa in [m/h] l'apporto termico è           

                    At= P/v [Kcal/m ]

    Per cambiare le unità di misura della grandezza At si sa che
    • 1KWh = 3600 KJ
    • 1KWh = 860 Kcal
    • 1 ora è fatta di 3600 secondi
    • 1 minuto primo di 60 secondi.

Con questo tipo di relazioni, come si vede nella tabella del paragrafo precedente, è possibile costruire un algoritmo teorico poi corretto dalla pratica, per regolare automaticamente in continuità la potenza della fonte di energia in funzione dello spessore tenendo conto delle variazioni della velocità di saldatura, del tipo di acciaio e della temperatura ambiente.

Attualmente è anche possibile dosare meglio la potenza rilevando la temperatura del materiale prima della saldatura.
In caso di variazioni della velocità della linea, che avvengano per qualsivoglia motivo, anche accidentalmente, l'apparecchiatura dovrebbe regolare automaticamente la potenza erogata senza pregiudicare la qualità.
Ai miei tempi si usavano tabelle su carta, e la regolazione avveniva manualmente. Si impostava:

  • con una prima tabella la velocità per ogni combinazione diametro - spessore
  • con una seconda tabella la potenza per ogni combinazione di diametro e spessore

RAFFREDDAMENTO
Mentre un rullo raffreddato montato su un braccio interno, a contatto con l'accoppiamento impedisce il colaggio, subito dopo il dispositivo di raffreddamento abbassa la temperatura di quanto basta perché i bordi non si ri-aprano quando cessa la costrizione laterale.
Infatti prima della calibrazione il ritorno elastico del materiale agisce ad aprire i bordi perché le fibre esterne sono state allungate e tendono a tirare in senso opposto all'allungamento e quelle interne sono compresse e tendono a spingere in senso opposto alla compressione. Si veda la precedente figura 5.

Orientamento delle linee di solidificazione e raffreddamento della saldatura.
Le linee di raffreddamento partono dall'esterno e vanno verso in centro dell'accoppiamento. Il raffreddamento avviene perpendicolarmente allo spessore, l'energia termica fluisce dal centro verso l'esterno, come si può notare ricavando un provino con una sezione della saldatura.

 
 

 


 

FINITURA

La finitura consiste nel tagliare i tubi alla lunghezza prestabilita e preparare le testate ad essere accoppiate. Segue poi la prova idraulica che prova la resistenza del materiale secondo le specifiche prefissate. Molti impianti hanno anche un settore che serve a rivestire i tubi internamente e/o esternamente con un rivestimento anticorrosione più o meno pesante. Oggi i rivestimenti sono applicati all'interno con resine di vario tipo - per lo più epossidiche - applicate a spruzzo, e all'esterno con fasciature in tessuti di resine e impregnati con resine. In certi casi il rivestimento esterno è montato durante la posa in campo.

La preparazione delle testate deve avere tolleranze abbastanza ristrette perché i tubi sono destinati ad essere montati in campo in diversi modi. Per esempio vengono saldati dall'esterno.
Per questo viene usato il cosiddetto 'maiale' cioè un carrello che dall'estremità libera del tubo arriva all'interno del tubo fino alla giunzione.
Il 'maiale' monta dei settori ad espansione che accoppiano perfettamente la testa del penultimo tubo con la coda dell'ultimo. Poiché le tolleranze sono stabilite dalle norme gli accoppiamenti ben fatti allineano perfettamente le testate dei tubi, e si può procedere alla saldatura esterna a laser o a filo ad arco sommerso o a gas.

  1. TAGLIO DEI TUBI ALLA LUNGHEZZA PREFISSATA E PREPARAZIONE DELLO SMUSSO di testa (cianfrino).
    Oggi che la tecnologia laser offre la possibilità di effettuare tagli perfetti, il dipositivo di taglio a lunghezza del tubo calibrato lavora in movimento può essere costituito da una testa laser, come per la saldatura.
    Comunque sia qui il dispositivo di taglio è montato su un carrello che trasla alla stessa velocità del tubo. Terminato il taglio, il carrello ritorna indietro e si dispone per il prossimo taglio.

  2. PROVA IDRAULICA.
    I Tubi passano poi alla prova idraulica, cioè vengono tutti sottoposti alla prova a pressione che causa sollecitazione del materiale prossima al carico di snervamento nominale del materiale del tubo.
    Ogni tubo - caricato nella macchina di prova - si riempie con una emulsione olio-acqua che viene portata e mantenuta in pressione per una certa durata. Pressioni e durata delle prove sono richiesti dagli standard (esempio le norme API) o dal cliente.

    Qui si possono avere dei problemi quando i tubi hanno rettilineità fuori specifica, e quando sono richieste pressioni di prova corrispondenti a sollecitazioni prossime allo snervamento. La combinazione di sollecitazioni cioè delle sollecitazioni composte possono causare una apparente non conformità alle caratteristiche meccaniche del materiale.

 

 

 

 

PUNTI CRITICI DEL PROCESSO DI FABBRICAZIONE.

  • Determinazione della larghezza della lamiera del nastro.
    A
    ll'epoca in quel tubificio calcolavano la larghezza della lamiera rifilata in base al diametro allo spessore e al tipo di materiale empiricamente, in base ai consuntivi degli ordini passati. Non avevano una regola precisa. Ovvero i problemi erano stati causati dall'andata in pensione di qualche tecnico anziano che aveva maturato una sua esperienza, ma non l'aveva trasmessa sulla carta ai successori.

  • Difetti di allineamento dei bordi da saldare.
    Anche i bordi da saldare pur costretti dai rulli laterali, non si presentavano a contatto. Quando i bordi interni dx e sx arrivavano a contatto rimaneva un gap di forma a 'V'.
    Nei tubi di spessore maggiore il gap è abbastanza grande e se non viene compensato provoca saldatura 'fredda' o difetti dovuti a ossidazione.
    Infatti le zone vicino ai bordi longitudinali della lamiera del tuboide non vengono deformate plasticamente, quindi le due facce opposte dello spessore non si accoppiano. Questo tipo di difetto si corregge in fase di preparazione laterale dei bordi nella parte iniziale del processo.
    Qualità del materiale e tensioni residue: non si teneva conto che le deformazioni in formatura variano con il carico di snervamento e l'incrudimento del materiale. Inoltre la laminazione dei colis avviene in lungo e non sul traverso, come tutti sappiamo, mentre nel caso dei tubi la formatura avviene suil traverso.
    Anche questo effetto provoca un comportamento apparentemente anomalo, che deve essere testato con le prove meccaniche.

  • Regolazione delle saldatura.
    Allora n
    on si poteva determinare l'apporto termico con sicurezza. Il sistema a induzione non era dotato di apparecchiatura di misura della potenza trasferita al tubo in funzione della velocità.
    Una ditta di Torino progettò e installò un sistema di loro invenzione e i problemi vennero risolti dosando correttamente l'apporto termico.

  • Calibrazione del tubo.
    Non era ben chiaro come e di quanto dovesse variare in percentuale sul diametro.
    Per ogni tipo di acciaio le % di calibrazione possono/devono essere diverse, visto che il carico necessario a deformare plasticamente il materiale cambia con la resistenza alla deformazione e il tipo di materiale stesso.
    Tutti i parametri di lavorazione concorrono a determinare la larghezza di lamiera rifilata. che sarà dunque calcolata con una formula ben precisa, a partire da tabella di percentuali di calibrazione in funzione di diametro. spessore e tipo di acciaio.

All'epoca eseguii molte spezioni e rilievi dimensionali sull'impianto e parecchie prove di trazione sul lungo e sul traverso sul materiale dei coils, riuscendo a inquadrare i problemi. Fui anche in grado di determinare dei grafici che davano una correzione di larghezza in funzione dello spessore e delle qualità di acciaio.
Avrei voluto fare altre prove per sicurezza, ma il fatto che i laboratori dei tubifici erano saturi di lavoro non me lo permise.
Inoltre ero anche fortemente pressato - assillato direi - dal direttore di stabilimento ex Dalmine, assai spazientito e nervoso a causa dei problemi del suo impianto.
Prima ancora di avere dati sufficienti fui costretto a recarmi sul posto a dettare le pratiche operative ai loro tecnici del controllo della qualità. Il mio lavoro era così terminato a 30 giorni dall'incarico ricevuto.

Poichè non mi pareva di aver fatto niente di straordinario, temevo che l'aver tirato via nel determinare certi parametri a causa della mancanza di dati avrebbe causato qualche problema.
Ma l'impianto ex Dalmine cominciò a lavorare bene e senza difetti,anche aumentando considerevolmente la produttività, tanto che ricevetti vivissime congratulazioni sia dalla sede di Genova che dai miei superiori diretti.

Non ero abituato a ricevere tante attenzioni per cui ero un po' imbarazzato. Compensai mettendomi a lavorare con maggior impegno ai problemi da risolvere al tubificio Italsider di nuova costruzione.
C'erano infatti da individuare i motivi della scarsa tenacità della saldatura dell'ordine RUSSIA 56"x17,5 mm qualità di acciaio X60.
Per inciso, malgrado la resilienza minima fosse richiesta su provini Mesnager e non Charpy, il 'flusso' (cioè la polvere per la saldatura ad arco sommerso) fornito dai russi permetteva una notevole velocità di saldatura, ma dava valori insufficienti di resilienza, inferiori alla specifica del cliente. Mi par di ricordare che fossero richiesti 4,5kgm/cmq a -40ºC ma son passati più di 50 anni e non ci giurerei.
Comunque rimediai anche qui in poco tempo con una delle mie improvvisazioni originali non assenti certi colpi di fortuna.


 

 


 

 

TABELLE DI DATI UTILI E FIGURE ILLUSTRATIVE:

TABELLE: Di seguito riportiamo un elenco di tabelle numeriche corredate della relativa illustrazione. Cliccando il titolo si apre la tabella nela corncice qui sotto.
FIGURE: clicca 'figura' nell'elenco sottostante per richiamarla nella cornice qui sotto
Tabella 1: sagomario tubi ERW   Tabella 2: diametri e sviluppi nominali
Tabella 3: spessore in campo elastico   Tabella 4: riduzione e spessore
Tabella 5: calcolo delle calibrazioni   Tabella 6: compensare ritorno elastico
Tabella 7: angolaziona del cianfrino   Tabella 8: apporto termico saldatura
SERIE DI TABELLE : calibrazione, larghezza di lamiera, schede di lavorazione.


Figura 1: centro siderurgico ITALSIDER. Figura 2:schema processo ERW
Figura 3 :Sforzi e deformazioni Figura 4:Sollecitazioni/deformazioni
Figura 5: recupero irregolarità Figura 6:Assetto fibre compresse
Figura 7: deformazioni calibrazione Figura 8: gioco coltelli cesoia
Figura 9: momento flettente e Taglio Figura 10: gap bordi effetto spessore
Figura 11. preparazione bordi Figura 12 :schema saldatura laser

Per chi non lo sapesse ecco altri tubi in acciaio di gamma e caratteristiche diverse prodotti da altri tubifici:

  1. Tubi di diametro da 18"-56", usati per gasdotti ed oleodotti - prodotti da lamiere piane mediante il processo UOE (come quello dei tubifici di Taranto) o calandratura.

  2. Tubi dei diametri suddetti che vanno fino a grandissimi diametri, dell'ordine di 100 pollici e spessori di olre 30mm, prodotti da tubifici a formatura elicoidale. (Spiral pipe mills) o per calandratura.

  3. Tubi speciali e per altissime pressioni laminati a caldo con laminatoio Mannesman a partire da tondi forati.

  4. Ho saputo che si stanno studiando produzioni di tubi per fusione diretta con sistemi di colata continua per acciai amorfi di altissima resistenza. E che ci sono anche altre tecnologie in progetto, ma le mie conoscenze sono ferme al giurassico del secolo XX.


 
 

AUTORE : Ing. Dott. Lino Bertuzzi