AUTO-DEFINIRSI COMUNISTA
di Berto Lunizzi - Ottobre 2021
Analisi delle motivazioni dell'ansia di giustizia sociale che sfocia in oppressione
Sommario: il comportamento degli animali - la persona umana è anche razionale - le teorie politiche e le ideologie false - definirsi comunista oggi - il materialismo non capisce l'umano - il fallimento pratico delle società collettiviste - la Cina - capire le motivazioni profonde del dirsi comunista - ideologia politica e pensiero astratto - atteggiamenti o aspetti pratici derivanti dall'essere un 'progressista' di derivazione marxiana

Come ci insegna la scienza dell'etologia, gli animali in natura obbediscono a regole e seguono comportamenti assoluti tipici di ogni particolare specie. Noi umani li chiamiamo comportamenti istintuali, naturali, cioè essenziali alla sopravvivenza.

Per me la natura è, non lo so, i ragni, le cimici, e... il pesce grosso che mangia il piccolo, e le piante che mangiano altre piante... animali che man... è un enorme ristorante, così la vedo.
 Woody Allen

Nell'uomo i comportamenti istintuali propri di esseri che grazie alla capacità razionale si collocano in natura al posto più alto, alla sommità della catena alimentare, sono però moderati dalla ragione.
È il ragionamento che induce a controllare l'istinto, a scartare o accettare ciò che l'istinto proporrebbe; oppure a non praticare ciò che si è sperimentato come un male e a praticare ciò che si crede essere un bene.

Si può anche verificare che con la ragione si concepiscano e si realizzino comportamenti dannosi per i singoli e per la collettività - cioè il crimine. In tali casi si tratta di comportamenti che volutamente violano le regole che consentono la sopravvivenza del tutto.
Oltre a concepire pensieri inappropriati, la ragione umana può anche elaborare teorie filosofiche razionali nel scientifico, sociologico e comportamentale in generale. Complesse o meno che siano, chi elabora una teoria crede sia un bene, tuttavia con questa si può spesso andare contro la propria natura umana.
Può essere cioè che si producano correnti di pensiero e idealità che si credono benefiche sia per i singoli che per l'intera società mentre se tradotte in atto non lo sono.
Un esempio di questo fenomeno sono le ideologie materialiste o relativiste, o totalitarie in senso più stringente. In simili casi l'applicazione pratica della teoria porta inevitabilmente a effetti quasi sempre dannosi. Ciò nonostante c'è chi insiste ottusamente nell'errore, e persiste nel voler ripetere esperimenti destinati a fallire dopo aver prodotto effetti perniciosi

La follia sta nel ripetere la stessa esperienza aspettandosi risultati diversi.
(Albert Einstein)

L’amore per il proprio prossimo - come Gesù Cristo insegna - deve riguardare l'essere umano nella concretezza della vita e nella sua individualità.
La base della legge e del diritto e la conoscenza del bene e del male sono praticamente innate nell'uomo; sono assolute in quanto naturali, cioè connaturate indissolubilmente alla natura umana.
Non è dunque la società che deve prevalere sull'individuo, ma è l'insieme degli individui che formano una società che determina in essa la sostanza e la forma delle leggi e del diritto passando per fondamentali principï condivisi.
È decisamente un errore attribuire agli insegnamenti di Cristo, indirizzati alla coscienza del singolo E LIBERO individuo, una valenza politica - propria di una legge cogente - che è invece applicabile a una intera società umana, a una collettività di individui diversi ed autonomi.
In effetti così praticamente si riduce lo Stesso Gesù Cristo a un agitatore politico, come credevano i sacerdoti del tempio, e l'insegnamento evangelico a teorie materialiste, che per poter essere applicate devono coartare la libertà delle persone.

IL COMUNISMO
La domanda: è ragionevole definirsi comunista oggi, sapendo cosa sia in realtà il comunismo reale, mentre invece si è in una società liberale, e tollerante di qualsivoglia credo o idea?

Il nazionalsocialismo e il comunismo marxiano sono pericolose espressioni teoriche cha hanno radice nel pensiero dei filosofi tedeschi del secolo XIX, e che nel campo della sociologia e della filosofia politica sono aberrazioni. Qualora infatti riescano a essere calate nella realtà della vita di una società umana ne violentano l'essenza naturale.
Con il pretesto di proteggere la libertà della persona e realizzare una improbabile giustizia sociale infatti si teorizzano forme di convivenza che nella prassi devono per forza tradursi sostanzialmente in forme totalitarie e schiavizzanti.
Sono teorie pericolose perché astratte, che entrambe, sia quelle idealiste e quelle materialiste, si ispirano cioè a struttura politiche applicabili in pratica solo limitando la libertà; questo perché richiedono una autocoscienza dell'essere umano indipendente dalla sua materialità individuale: caratteristiche che sono ben lungi dall'esistere nella maggior parte delle persone.
Il nazionalsocialismo è stato sconfitto dalla storia, ovvero nell'anno 1945 ANNIENTATO dalla schiacciante potenza delle armate statunitensi con il supporto decisivo della demenza del Capo Supremo, il Führer, che con le sue follie ha facilitàto la vittoria degli alleati.
Il comunismo è invece ben vivo, e diffuso tuttora nel modo intero, quindi parliamo di quest'ultima corrente di pensiero.

Il materialismo comunista non capisce l'umano perchè lo priva del divino riducendolo a pura materia (l'uomo è ciò che mangia), e così implicitamente si oppone ai processi vitali della libertà dell'individuo, li intende come un attacco all'essenza cultural-filosofica su cui poggia la sua giustificazione storica, e in tal modo organizza il monumento elefantiaco all'idiozia, alla contraddizione sistematica con cui pretende di imporsi al mondo.
L'applicazione pratica dell'ideologia dannosa, in ogni suo passaggio, ma precipuamente nella parte relativa all'alienazione del lavoro, limita la libertà umana. Il lavoratore che possiede nominalmente i mezzi di produzione in realtà non controlla nulla, neanche sé stesso.
La vera società collettivista sfrutta l'uomo, livella verso il basso le intelligenze, le capacità e le condizioni economiche dei singoli, poiché giocoforza non può prescindere dal sostituire i liberi imprenditori con burocrati condizionati, e rende lo Stato unico capitalista e padrone che opprime tutti, anche i burocrati stessi che ne sono motore e controllo.
La vera società collettivista - quella della defunta URSS - aliena il lavoro e sfrutta l'uomo, al punto che mangiano bene e a sufficienza solo il contadino che fa finta di lavorare per la comunità ma in realtà lavora quasi solo per se il suo campicello, e i burocrati che dirigono lo Stato. 
Eppure, anche davanti all'evidenza del fallimento ci sono quelli che lo negano (ma non ci sono forse anche quelli che negano che lo sterminio degli ebrei da parte i Hitler sia realmente avvenuto?).

Abbiamo oggi nella Cina una dimostrazione modo di come si possa evolvere una società già comunista e oppressiva per sopravvivere. La intelligente trovata della liberalizzazione 'guidata' dell'economia cinese ne è un esempio. Anche il ritorno alla pratica religiosa, e l'accordo con il Vaticano sono mosse altrattanto sagaci di quelle economiche.
L'antico grande Impero Cinese con le sue pulsioni e la concezione della superiorità della razza cinese, è tornato: restato nominalmente comunista si è invece evoluto in uno stato imperiale con vere e proprie caratteristiche di nazional-socialismo.
U
nico esempio nel suo genere, la Cina ha nuovamente un pRESIDENTE-Imperatore (oggi Xi) e i suoi Mandarini - la classe dei burocrati del Partito - che dettano la linea di tutto ciò che deve accadere.
La Cina sta conquistando l'Africa e si prepara a conquistare il mondo con la potenza del numero, la disciplina forzata, e la frugalità dei suoi cittadini.
Dato che oggi il 'progressismo' la fa da padrone nel mondo occidentale, definirsi ancora con sagacia 'comunista' mette al riparo lo stato cinese; se mostrasse il suo vero volto nazional-socialista sarebbe danneggiato e osteggiato con vigore nelle sue mire espansioniste e imperialiste. Il futuro è però denso di incognite.

Tuttavia, anche davanti all'evidenza dell'incontrovertibile fallimento pratico derll'ideologia marxista c'è ancora chi crede che sia possibile realizzare un socialismo reale in cui l'individuo pur facendosi schiavo di un sistema che è quasi una cieca macchina, sia tanto ottuso da essere idealmente convinto di godere di ogni libertà.

Tra i fedeli marxiani la fede in Dio è stata in pratica sostituita da quella nella materia che esiste da sempre, che si evolve e si governa da sola mediante la legge del caso.
Tra di essi, come in ogni realtà, c'è chi crede per convenienza, ma c'è anche chi effettivamente crede che possa esistere una società socialista in cui l'individuo sia libero: crede che l'uomo sia esente dal peccato originale di essere uomo, appunto.

Purtroppo certe correnti di pensiero insistono nell'ignorare che all’astratto dell’ideologia corrisponde, tanto in ogni arte o mestiere come nella vita di tutti i giorni, l'astratto di forme che non hanno durevole futuro nella realtà.
Analogamente l'informale nell'azione e nel pensiero politico anarcoide confusamente nichilista o marxistoide corrisponde alla totale assenza di una logica che ne giustifichi la possibile funzionalità.

Uno scienziato ebreo incomparabilmente geniale che ha scoperto le basi della struttura essenziale della materia con le sue profonde teorie - verificate e verificabili - cioè la legge Universale della relatività (nell'annus mirabilis 1915) scrisse:

La follia sta nel ripetere la stessa esperienza aspettandosi risultati diversi.
(Albert Einstein)

E VERO! Il problema principale che affligge la politica nasce quando troviamo persone di una certa levatura, per esempio alcuni intellettuali assolutamente convinti della essenzialità e della bontà di certe idee, invece obsolete e fuori dal tempo, superate dal progresso, in particolare da quello tecnologico che toglie loro le basi razionali fondamentali: quelle dell'opporsi all'oppressione dell'uomo sull'uomo, perché la vera oppressione è scomparsa, o è stata addormentata dalla tecnologia, e ha cambiato completamente faccia.

In questi casi sorge la necessità di capire le motivazioni interiori delle convinzioni da cui derivano certi atteggiamenti, che per me oggi sono fuori dal tempo.
Si tratta di individuare come si esprime il carattere fontale e informativo della loro realtà in rapporto alla loro soggettività.
Forse le convinzioni derivano da esperienze, nostalgie, difficoltà di rinunziare a opinioni ormai cronicizzate, difficilmenre rimuovibili perché incrostate nel profondo della psiche dal troppo tempo passato a convincersi della loro bontà?
Oppure sono forse una ripicca, una contrapposizione a qualcosa o a qualcuno, invidia sociale per un parente più ricco, o per chi è migliore di te?
Sono dovute a pervicace ignoranza e ottusità storica, o sono semplice convenienza pratica di stare da quella parte anziché dall'altra?

Comunque sia, penso sarebbe bene di mettere anche Marx, i suoi maestri e i suoi esegeti nella soffitta delle anticaglie.
Evitiamo di pensare di poter limitare l'individuo, di impastoiare la possibilità della ragione umana di immergersi e lavorare liberamente nell'illimitato universo immateriale, e di trasformare in atto le potenze del pensiero individuale.
Se tali facoltà fossero anche parzialmente alienate o impedite, ripeto, ne sarebbe tarpata la facoltà di tradurre in atti le potenze dell'intelletto, cioè l'esprimere e concretare i pensieri in elementi dell'universo materiale.
In altre parole se si comprimono le libertà esteriori, a causa dell'unità della persona ne risulta inevitabilmente danneggiata anche la capacità di esprimere i pensieri. L'intelletto non può essere alienato, ma può essere compresso e impastoiato il che in pratica equivale all'alienazione.

Con ciò vorrei anche aggiungere che una ideologia politica non può limitarsi a vivere sulle basi di un pensiero astratto immutabile magari definito da grandi e profondi discorsi filosofici in ponderosi tomi, ponderosi anche quando riversati su supporti elettronici e non più relegati tra carte ingiallite dal tempo che solo gli amatori compulsano. Non può limitarsi ad appoggiarsi su pretese ed autoattribuite superiorità culturali a cui non credono più neanche gli interessati, perché in effetti questa superiorità non esiste e non è mai esistita.

Non si pretenda che la politica resti stilisticamente chiusa nell’astratto immutabile. Ciò significa ignorare la differenza specifica tra pensiero scientifico - sostanziato di astrazione, perché "de individuo non est scientia" - e realtà vissuta e manifestata dall'individuo veramente libero: quest'ultima infatti è sostanziata di concretezza, è esperienza vissuta, è attingimento della realtà data nella limitatezza dello spazio e del tempo, nella soggettività dello sguardo dell'uomo, sempre guidato dal cuore, sempre con un'eco profonda nel cuore.

Una persona che per esperienze di vita credesse in una idea per motivi sentimentali o nostalgìe di vita dovrebbe appunto chiedersi se all'astratto della ideologia che egli dice di professare potrebbe mai corrispondere e mantenersi inalterata nel tempo una forma della realtà che ad essa sia aderente almeno in parte.
Siamo dunque, con questa narrazione, in piena problematica gnoseologica ed  epistemologica: prima gnoseologica (capire la conoscenza nei suoi elementi costitutivi) e poi epistemologica (capire quali forme della conoscenza siano "scienza”): non è infatti possibile una scienza ermeneutica - intesa come interpretazione dell'opera politica dell'uomo sia materiale che immateriale - senza stabilire anzitutto quali strutture logiche caratterizzano il processo conoscitivo.

E la struttura logica fondamentale del processo conoscitivo è appunto quella per cui il soggetto esiste e si esprime (nel linguaggio, nell'idea, nel lavoro, nell'opera d’arte, nella prassi in genere) in forza della razionalità dell'oggetto prodotto, in forza cioè delle forme (elementi di intelligibilità) che il soggetto coglie nella concretezza dell’esperienza.

Nel comune vissuto della politica di tutti i giorni, laddove le teorie si trasformano in atti e parole, gli atteggiamenti o aspetti pratici derivanti dall'essere 'progressista' di derivazione marxiana, sono ben individuabili dal modo di essere e di agire: non avendo remore spirituali se non la materialità, per ottenere lo scopo prefissato, il vero marxiano progressista non pone limiti alla sua espressione e alla sua azione (il fine giustifica i mezzi):

  • mentire sapendo di mentire è cosa naturale. Alla fine, a furia di ripetere menzogne, i fantasmi si trasformano in realtà, e il mentitore finisce per crederci veramente, magari amalgamando verità e menzogna in uno stesso viluppo inestricabile.
  • Usare sotterfugi e trucchi di ogni genere per prevalere sull'avversario politico è cosa normale. Tutti lo fanno per la verità, se possono, ma se il fine giustifica i mezzi, va bene tutto. Anche i fedeli annidati nelle istituzioni che attaccano gli oppositori del progressismo. Ad esempio una cosa particolarmente odiosa sono le inchieste a orologeria di certi magistrati che puntualmente eliminano avversari scomodi, che dopo anni vengono riabilitati.
    Troviamo esempi a iosa di accuse inconsistenti e pretestuose senza prove, ma intanto il percorso umano e civile delle persone attaccate è pregiudicato irrimediabilmente. L'avversario è stato sconfitto non dalle idee, ma dalla violenza brutale e vigliacca contro chi è senza difesa:

    • impedire ogni libertà di espressione all'avversario e squalificarlo culturalmente e fattualmente. Per esempio si boicotta la pubblicazione di libri sgraditi (vedi Paolo Pansa aggredito dagli aquadristi rossi quando presentava la sua visione della 'resistenza', una esposizione di verità incontrovertibili ma politicamente scorrette).
      Oppure si diprezza e minimizza l'opera di chi, come la scrittrice Oriana Fallaci, esprimeva idee giudicate politicamente poco corrette;
    • chi osa esprimere opinioni in dissenso coi dogmi del progressismo, nelle discussioni pubbliche o private, viene di solito coperto, sommerso, da contestazioni e schiamazzi che praticamente lo sovrastano e impediscono di comprendere il suo pensiero.

  • Il politicamente corretto è una delle caratteristiche principali del progressista ortodosso sono i dogmi intoccabili e inalterabili del progressismo, come scolpiti nel bronzo.
    Quando si introduce nel discorso uno di questi temi scatta nel cervello del progressista qualcosa, un interruttore, che blocca la ragione e devia il pensiero ad alimentarsi in automatico da un serbatoio di banalità consolitate:

    • l'antifascismo: il fantasma del passato si fa presente nella loro mente. Si tratta di paura, o di motivazioni pretestuose? Lo svilimento di una idea in realtà complessa come quella fascista, è superficialmente banalizzato ad uso degli ignoranti di Storia Patria. Si usano banalmente:

      • la violenza squadrista del periodo iniziale del 900, omologandola ai pochi violenti imbecilli di oggi. Oggi invece 'fascisti' sono gli utili idioti che servono alla sinistra per mantenere vivi i fantasmi preferiti e strumentalizzarli al bisogno. Non vi dico i miei sospetti in proposito.
      • il richiamo al razzismo e alle leggi razziali Non si deve sapere che persone come Amintore Fanfani, Giorgio Bocca, Spadolini e tanti altri fieri razzisti, nel dopoguerra divennero anti-fascisti o addirittura comunisti.
      • l'ossessivo riferimento alle conseguenze della sciagurata alleanza dell'Italia con la Germania.

    • la lesa 'resistenza': attenti a parlarne! Durante le manifestazioni del 25 Aprile la 'brigata ebraica' è contestata e insultata. Ma quello non è antisemitismo?

    • l'odio selettivo contro gli ebrei: a sinistra si odiava e si odia cordialmente lo stato ebraico, il grande Israele, perché baluardo democratico occidentale contro l'islamismo estremista; ma guai a dire qualunque cosa che possa suonare vagamente antisemita, anche una barzelletta sugli ebrei. Usare nelle barzellette gli scozzesi o i genovesi è permesso, gli ebrei sono vietati.

    • gli omosessuali: se sono di destra ovviamente al progressista non piacciono, diventano odiosi, e si usano le loro inclinazioni sessuali per attaccare l'avversario politico.

    • gli immigrati clandestini e tutto ciò che è connesso all'immigrazione regolare o irregolare. Da sinistra si sostiene che bisogna accogliere tutti senza se e senza ma.
      In pratica poi li si sfrutta peggio degli schiavi, li si fa vivere come i disgraziatissimi cani randagi di Calabria, e li si induce a delinquere per vivere.

    • le tasse; siccome c'è chi non le paga, invece di ridurle, rendere conveniente pagarle, scovare gli evasori e punirli, con falsi pretesti moraleggisanti si aumentano imposte e balzelli su tutti coloro che già pagano. E come si spendono - si sprecano - i soldi importa poco, a meno che non servano a creare posti e prebende per i propri amici. I deplorevoli incredibili immensi sprechi(?) di denaro ed errori durante la pandemia di COVID19 degli anni '20 e '21 del terzo millennio parlano da soli.

Quello di cui sopra non è in verità tutto: ci sarebbe da riempire un ponderoso intero tomo parlando di come a sinistra i 'progressisti' di oggi concepiscono il lavoro: parliamo anche di opere pubbliche, burocrazia clientele, magistrati di parte, immoralità etrc etc ma mi pare già abbastanza quello che ho scritto. Lasciamo poi da parte i crimini e le centinaia di milioni di vittime del comunismo nel mondo che questi nostri 'progressisti' ignorano. Non rinunciano e non rinuceranno mai, credo, al loro feticcio.