Samir Khalil al clero romano

L'incontro diocesano con l’esperto gesuita. Sull’Isis: «Se vogliamo la pace, ci vuole una forza militare». L’invito a «ripensare il Corano». Un pensiero per padre Dall’Oglio.
Fonte: http://www.romasette.it/le-anticipazioni-di-roma-sette-del-22-novembre-2015
Offrire amicizia, visitare le famiglie, coinvolgere i ragazzi nell’oratorio, creare un legame con i genitori nelle scuole: impegni come questi, da parte delle parrocchie, verso i musulmani possono essere un fattore positivo di accoglienza e integrazione.
Ma serve «osare di più nel dialogo», una «pastorale coraggiosa», fatta ad esempio anche di corsi di lingua italiana o di teatro. Nella consapevolezza che l’Islam è una realtà complessa, con un «progetto globale», dove «tutto nella vita delle persone è religione», e che «occorre aiutare i musulmani a reinterpretare il Corano».

 

A indicare questa strada ai sacerdoti del clero di .Roma è uno dei massimi esperti cattolici di Islam, il gesuita padre Samir Khalil Samir , 77 anni, egiziano, filosofo, teologo, islamista, docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma e al Centre Sèvres di Parigi, e autore di decine di libri. Protagonista, giovedì 19 novembre, del secondo incontro di speciale per la formazione permanente del clero alla Pontificia Università Lateranense, è stato definito dal cardinale vicario Vallini, che ha introdotto l’incontro, «un pozzo di scienza e d’esperienza».

Definizione confermata, da un lato, dalla “lezione” iniziale sui cinque grandi precetti della fede islamica (la professione di fede, la preghiera, il digiuno, l’elemosina e il pellegrinaggio alla Mecca), dall’altro dai numerosi episodi raccontati dal gesuita sulle sue esperienze in vari Paesi del mondo, dalla Francia al Libano alla tormentata Siria e dalla concretezza della sua testimonianza.

Fino alla più dura attualità, quella degli attentati di Parigi. «Anche quello è Islam – ha chiarito Samir -, è un aspetto dell’Islam. L’Occidente è visto come miscredente. Ci vedono nuovi pagani da convertire con tutti i mezzi, e questo dà la spinta a farsi uccidere, a diventare martiri per andare in paradiso. Più barbari sono, così pensano, più efficaci diventano». E la jihad» è considerata «il sesto precetto della fede islamica».

Dietro c’è un lavoro accurato di indottrinamento per la diffusione di un pensiero radicale negli ultimi decenni. «Ci sono migliaia di occidentali jihadisti pronti a combattere, decine a Molenbeek, in Belgio, frutto di un lavaggio del cervello», sottolinea Samir. «L’Arabia Saudita – unico Paese al mondo che non ha una Costituzione – ha finanziato scuole islamiche ovunque. E ciò che dice l’imam è legge, valuta lui se un atto è lecito o illecito. Loro sanno come prendere i ragazzi». Da qui l’importanza di integrarli. «Finché sono isolati, sono potenziali terroristi».

Sull’atteggiamento da tenere verso il Daesh, padre Samir non usa mezzi termini: «Se vogliamo la pace, ci vuole una forza militare. Gli altri Paesi islamici hanno paura, non hanno un esercito capace, tranne i curdi. Le armi all’Isis arrivano dall’Occidente, finanziate dall’Arabia Saudita e dagli altri Paesi della penisola arabica. La situazione non è disperata ma è difficile».

Sul futuro nessun ottimismo di facciata. «L’unica soluzione – afferma padre Samir – è ripensare il Corano. Serviranno alcuni decenni di cammino. L’ha detto anche il presidente egiziano al-Sisi, serve una“rivoluzione” dentro l’Islam. Occorre aiutare i musulmani a trovare la vera etica, che è quella dell’amore».

Nell’incontro della Lateranense non manca un pensiero per padre Paolo dall’Oglio, anch’egli gesuita, scomparso in Siria dal

luglio 2013. Samir, suo amico, confessa quanto il confratello fosse convinto della sua «vocazione profetica» da vivere in Siria, nonostante tutte le difficoltà. Nessuno ormai ha notizie di lui, e quelle ricevute finora sono contraddittorie, prevale tuttavia il pessimismo sulla sua sorte. «Spero di vederlo – confida – ma forse sarà in un altro mondo».



ARTICOLO DEL 19 novembre 2015

MANDATO 21 NOVEMBRE 2015

Commento di Lino Bertuzzi

Per quel che vale, sono d'accordo con Padre Khalil sulla natura della religione inventata da Maometto di sana pianta.
Alcuni hanno detto che è stato il Male in persona, per imitare il cristianesimo, a creare le circostanze per la nascita e lo sviluppo del concetto di Islam.

Vorrei aggiungere che 'ripensare il Corano' secondo me è come dire 'ripensare il Vangelo'.
In effetti anche il Vangelo, pur limitandosi agli scritti canonici, contiene brani che, interpretati da un certo punto di vista o alla lettera, non sarebbero consoni al modello socio-economico-politico della società di oggi, prestandosi a una errata interpretazione del concetto di povertà evangelica, che purtroppo non manca. E anche ispirando concezioni politiche materialiste.

Ma la civiltà occidentale ha origini lontane e caratteristi basate sul diritto; pur ispirandosi, o almeno essendosi ispirato, a radici religiose e riferimenti morali assoluti, ha caratteristiche laiche e civili indipendenti dalle religioni praticate dai cittadini, e concilia dunque la fede con la ragione.

L'Islam non è solo una religione, come dice Padre Samir ma è anche un modo di intendere la vita e la politica, che non ammette deroghe, ma solo varie interpretazioni. Il fondo è sempre quello.
La Jihad poi, secondo le credenze islamiche, apporta meriti anche al tutto il mondo islamico anche alle persone di fede islamica che non la praticano. Sarà difficile, ma non impossibile, far comprendere alla civiltà islamica i principi del diritto che per noi sono scontati da millenni, e che in certi periodi storici anche noi occidentali abbiamo grandemente travisato. Serviranno centinaia d'anni.