DOMANDE E  RISPOSTE    AD   ARGOMENTI    CRUCIALI
Premessa - Sistemi istituzionali - Poteri e Ordini - Tutele del bene comune - la libertà dei cittadini
La nazione oggi - il peso politico nazionale - I rapporti internazionali - Gli interessi Nazionali -
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articolo in fase di composizione

Premessa          (PROVVISORIO)

Spero in un risultato oggettivo e per quanto possibile non tarato da pregiudizi ideologici/religiosi. Due cose sono però da considerare

  1. Finché l'essere umano è questo, con un principio vitale, un cervello, e un corpo che hanno sostanzialmente sempre gli stessi bisogni e modi di sentire - qualunque sia il progresso tecnologico - varrà un principio fondamentale, valido in tutti i tempi e per tutta l'umanità:
           
                          NIHIL SUB SOLE NOVI

  2. Nulla può durare per sempre. Anche un organismo politico perfetto inizialmente sano può ammalarsi, invecchiare, degradare e perdere prima o poi la capacità di adeguarsi ai tempi, esattamente come un corpo umano.
    Un sistema politico-amministrativo non può dunque essere immutabile. Anche l'istinto di conservazione è fortissimo, il sistema si disfa e muore, e per le persone sono problemi.

    La società umana ha dunque i suoi cicli, i suoi organi degradano, si corrompono e diventano obsoleti. E quindi il sistema deve rinascere, e di solito lo fa passando per cambiamenti traumatici.

LO STATO DI FATTO

Pare che il sistema politico europeo con una unione monetaria ed economica ma senza unità politica e soprattutto culturale, stia giungendo a un nodo storico cruciale.
La cieca lobby della speculazione internazionale che nel secolo scorso ha causato la cosiddetta "crisi del '29", si è ripetuta alla fine del primo decennio del nuovo secolo, anche questa volta proveniente dal nuovo mondo.

Come sempre accadde nel corso della storia umana moderna, le concentrazioni di alleanze tra nazioni diverse, con diversi sistemi amministrativi e politici e diverso peso economico hanno provocato solo guai, e in fin dei conti l'UE non ha fatto eccezione.

Per sopravvivere dovrebbe cambiare profondamente. Infatti i paesi più potenti hanno fatto meglio i loro interessi, ma hanno permesso - prevalendo in economia una ottusa concezione luterana - che i paesi più deboli venissero aggrediti e messi in gincchio dagli speculatori.
E l'Italia è uno tra questi. Nell'ultimo dopoguerra, per causa di un sistema politico già ingessato per paura del comunismo, e per la presenza di forte opposizione politica interna, il sistema non ha potuto auto-riformarsi e recuperare efficienza.

Il maggiore impedimento e ostacolo al cambiamento è venuto nel secolo XX dai partiti di sinistra e in particolare dal PCI che voleva prendere il potere e far passare l'Italia nell'orbita dell'URSS.
Anche in questo secolo, in quasi tutte le occasioni, quando non sono loro al governo di un paese - per 'loro' intendo chi si richiama a ideologie sedicenti 'progressiste' - si solleva un fitto polverone ideologico 'contro', che impedisce ogni cambiamento positivo.
Come per magia appare una tempesta di critiche e azioni di protesta, come una tromba marina fatta di urla e improperi.

È l'abituale metodo tipico di chi - più che costruire qualcosa - ha l'insopprimibile attitudine a 'lottare' o 'resistere' contro fantasmi del passato, oppure contro 'nemici' attuali o bersagli creati ad arte piuttosto che contro quelli veri.

Indubbiamente sia criticare, lottare 'contro' e opporsi è facile, per lo meno oggi che le cose funzionano male, e può essere anche una cosa positiva e stimolante per l'eventuale avversario, indotto così a migliorare.
Tuttavia chi lotta 'contro' e si oppone dovrebbe farlo con onestà e rettitudine di intenzione, e non con il solo intento di soppiantare o danneggiare un altro e guadagnarci dopra, ma anche nell'interesse generale.
Purtroppo a causa del disastro politico/culturale ereditato dal lontano periodo chiamato il '68, prevale - perlomeno in Italia - un vano e donchisciottesco agitarsi contro i mulini a vento, che è quasi sempre prevalente su aspetti concreti dei problemi.

Questo comporta un susseguirsi di sensazionalismi, notizie vere miste a quelle false, e di incapacità di discernere il vero, sia apparentemente e disonestamente oppure anche per effettiva mancanza di giudicare le cose.
Queste caratteristiche negative son presenti un po' dovunque tra le persone, ma quasi sempre abbondano tra i 'progressisti' e di più tra persone senza Dio, dato che per queste è più facile che la voce della coscienza - benché con nobili pretesti - sia soffocata dall'interesse proprio.
Un farisaismo del genere trova anche qualche sponda non trascurabile anche nella Chiesa cattolica, almeno in quella parte che ancora risente della contaminazione di quell'infausto periodo, oppure che magari è tuttora pervasa dal fastidio verso uno Stato non confessionale, autonomo dalle organizzazioni religiose, tale da ostacolare il clericalismo e permettere meno interferenze nella politica.

ANALISI DELLA EFFICACIA DELLA POLITICA PER REALIZZARE IL BENE COMUNE

Tra la confusione estrema dei pareri e delle notizie vere o false (più false che vere) che imperversano al giorno d'oggi a proposito di avvenimenti sia recenti che lontani, qualcuno mi ha suggerito di analizzare alcuni argomenti riguardanti le materie oggetto di studio della FP.
Cercherei risposte sensate a domande riguardanti alcune topiche che possano applicarsi a diveri modi di organizzarsi nei diversi sistemi politici:

  1. Monarchia, Repubblica, Democrazia, Dittatura.
  2. Che differenza c'è tra un 'ordine' e un 'potere' dello Stato?
  3. Che origine e funzione hanno il potere legislativo e quello esecutivo e da dove traggono legittimazione;
  4. come si può valutare una legge e la sua necessità;
  5. quando una legge è giudicata buona e quando non lo è, ovvero quando è ammissibile la disobbedienza.
  6. Quali sono le libertà che un governo deve proteggere;
  7. quali diritti ha l'autorità di applicare la legge.
  8. Relazioni tra ideologia politica e interessi della nazione.


Dopo aver definito cosa si intende per Stato, per Nazione, e quali sono gli interessi del complesso dei cittadini, mi domando:A COSA SERVE UN GOVERNO?

In particolare vorrei analizzare le valenze dei sistemi istituzionali al fine delle capacità di realizzare il bene comune, cioè di contemperare gli interessi dei cittadini con quelli dello Stato o della Nazione.

Nella stessa ottica mi proporrei anche di esaminare se e come viene perseguito l'obbiettivo di tutelare le libertà fondamentali dei cittadini, nei vari tipi di istituzioni dei diversi regimi politici.

Certo UN GOVERNO non deve servire solo ad alimentare sé stesso e la sua classe dirigente a ogni costo, e svilupparsi a spese dei contribuenti, ma esclusivamente per agire con la massima efficienza e competenza per il bene della Nazione e contribuire allo sviluppo delle altre.
Un'altra idea è analizzare perché si devono tutelare gli interessi della propria Nazione, senza danneggiare quelli delle altre, e soprattutto perché l'etica politica (comune) e quella religiosa (individuale) devono essere diverse.

Un cenno a parte riguarda il secolare e difficilissimo problema di come ascoltare E REALIZZARE la volontà della comunità dei cittadini.
Ci si deve domandare se è meglio affidarsi alle compensazioni naturali statistiche o cercare di fare in modo che i giudizi degli elettori, pur nelle legittime differenze di opinioni, non prescindano dalla razionalità e dalle capacità intellettive necessarie a una persona abile al voto.

ci può essere un sistema più efficiente di quello democratico rappresentativo come lo intendiamo oggi?
I riferimenti storici possibili e i loro risultati non mancano nelle varie epoche della vita dell'umanità.

 

 

 

 

 

 

Sistemi istituzionali in breve - qualche considerazione

In breve sull'argomento dei sistemi istituzionali e delle loro caratteristiche, cerco di sintetizzare al massimo e banalizzare i concetti principali.

La monarchia

La parola è una composta dal greco μονoς (solo, unico)unito ad αρχείν (comandare)è una forma di governo in cui la carica di capo di Stato viene esercitata da una sola persona, per tutta la durata della sua vita o fino alla sua rinuncia (abdicazione).
Può essere elettiva o ereditaria assoluta - come quella della Corea del Nord - o condizionata da una costituzione.
Le Monarchie ereditarie costituzionali - che attualmente erano la maggioranza in Europa Occidentale (Inghilterra, Spagna, Svezia, Finlandia, Benelux, Olanda) attribuiscono al sovrano poteri non dissimili a quelli di un presidente di una repubblica parlamentare.
Rispetto ai regimi repubblicani un Re o una Regina offrono certi vantaggi. La persona del Monarca infatti gode di una particolare situazione, cioè

  • non è legata ad interessi politici particolari o pregiudizi ideologici e dovrebbe operare solo per il bene del popolo dei suoi sudditi che sente appartenergli come un figlio, e che in genere lo ama.
  • è il simbolo vivente che rappresenta l'unità nazionale come e più della 'bandiera', ed è preparato a questo sin dalla nascita. Rappresenta la Nazione nei confronti degli altri paesi.
  • non ha bisogno di arricchirsi, perché è ricco di famiglia specie quando appartiene a dinastie centenarie o millenarie. Un monarca, poi costa allo Stato meno del presidente di una repubblica.
  • è educato nobilmente e severamente per fare il Re. Chi non è all'altezza del compito, a giudizio del predecessore e del sentire comune della gente viene scartato a favore di un altro più valido.
    Il presidente della Repubblica è invece una persona qualunque, che può essere adatto o inadatto e prendere delle decizioni di parte (ne abbiamo viste di belle anche in questo).
  • pur non interferendo ufficialmente con la politica, interviene a colloquiare con il Primo Ministro - cioè il presidente del consiglio dei ministri - in occasioni particolari o per cercare di verificare e consigliare circa il programma di governo e il suo progresso.
  • in caso di emergenza, come comandante in capo delle Forze Armate può assumere poteri straordinari. Può contribuire a prendere decisioni risolutive, sciogliere le camere, indire nuove elezioni, presiedere in via provvisoria il consiglio dei ministri, dichiarare lo stato di emergenza, etc.

Dittatura

Convenzionalmente, è la situazione data dall'accentramento, in via straordinaria e temporanea, di tutti i poteri in un solo organo, monocratico o collegiale.
Un esempio classico di dittatura è quello della Roma antica in età repubblicana, che - in tempo di pace o di guerra - veniva eletto in caso di situazioni di particolare confusione e difficoltà dalle qual sarebbe stato difficile uscire a causa della inconciliabilità delle opinioni e degli interessi contrapposti dei componenti degli organi legislativi ed esecutivi della repubblica.
Il dittatore durava in carica due anni, alla fine dei quali si dimetteva, restituendo i poteri al Senato che attribuiva per elezione le cariche del potere esecutivo. Non vorrei qui fare una completa spiegazione di tutto quel che ci sarebbe da dire sui cambiamenti che il regime dell'Antica Roma subì nei secoli. Basti dire che a causa della litigiosità e delle lotte di potere, che resero ingovernabile l'antica Repubblica di Roma, la forma democratica di governo si trasformò poi in una 'monarchia imperiale' con un monarca in teoria eletto dall'assemblea degli anziani (Senato).

Democrazia

Molti attribuiscono l'origine della democrazia, parola che viene dal Greco δημος (popolo) unito a κρατείν (primeggiare, comandare) all'antica Atene.
In realtà la democrazia ateniese iniziò sostanzialmente nel 5º secolo prima di Cristo (clicca) basandosi sulla partecipazione diretta di tutti i cittadini alla vita politica, con uguali diritti, e piena libertà di parola, in teoria. In realtà, a determinare la elezione dei rappresentanti del popolo erano le élites delle tribù del territorio di Atene. La faziosità politica italiana, o per meglio dire la storia scritta dai cosiddetti 'progressisti' ha fatto di quella ateniese l'esempio classico della nostra attuale. Ma è profondamente sbagliato.
Infatti quando parliamo di “democrazia” per l’Atene del V e IV secolo a.C. non dobbiamo proiettare su quella civiltà, distante da noi 2500 anni, “la nostra idea di democrazia”.
Gli stessi ateniesi usavano con molta parsimonia la parola “democrazia”, preferendo parlare di isonomìa (uguaglianza di diritti e doveri di fronte alla legge).
Gli avversari della democrazia ateniese sostenevano che in essa non si realizzava la piena libertà, ma l’esatto contrario, perché lo strapotere del demos, il popolo, guidato da abili e spregiudicati “capipopolo”, i demagoghi (da demos e ághein, “condurre”) finiva per esercitare una sorta di tirannia.

Vale la pena di dichiarare che la prima vera ed equilibrata democrazia del mondo è stata quella dell'età repubblicana nella Roma Antica (510 a.C. - 30 a.C.):

I cittadini romani avevano la possibilità di esprimere la propria volontà mediante il voto, sia per eleggere i propri governanti (potere esecutivo) sia per approvare le leggi dello Stato (potere legislativo), sia per giudicare dei reati (potere giudiziario). Esistevano tre differenti metodi elettorali.

  • I comitia curiata tenevano conto della famiglia.
  • i comitia tributa della residenza.
  • i comitia centuriata del reddito e dell'età.

Il Senato era costituito da coloro che avevano ricoperto cariche pubbliche e quindi era eletto indirettamente dal popolo quando eleggeva i governanti.
La gente comune, la plebe opposta all'aristocrazia, aveva i suoi rappresentanti 'sindacali' i tribuni della plebe (clicca), a protezione di tutti i cittadini a qualunque classe appartenessero, ed avevano il compito fondamentale di proteggere dagli abusi e dai soprusi delle autorità.

Le cariche erano a tempo (in genere un anno, solo i senatori erano a vita) e ripartite tra più persone (2 consoli, 2 censori, 10 tribuni, 6 pretori, 8 questori, ecc.), in modo da evitare la concentrazione del potere.

Equilibrio dei poteri nella Roma Repubblicana.
Non esistevano blocchi per l'accesso alle cariche. Anche homines novi potevano raggiungere i più alti gradi dell'amministrazione pubblica.
Un sottile gioco di equilibrio impediva ad ogni autorità di agire indiscriminatamente:

  • I censori potevano espellere i senatori anche se erano a vita,
  • i tribuni potevano bloccare gli atti delle autorità,
  • i senatori potevano preparare le leggi, ma non potevano approvarle,
  • le assemble popolari potevano approvare o respingere le leggi, ma non potevano proporle, ecc.
Ogni magistrato poteva essere chiamato a rispondere in giudizio del proprio operato al termine della carica.
Attraverso secoli di riforme Roma era riuscita a realizzare una repubblica veramente res publica. Il cittadino romano era orgoglioso di essere civis romanus.
Quello dell'Antica Roma repubblicana è il primo esempio di vera democrazia, ma è stato assai trascurato, per non dire ignorato a causa delle fobie storiche del progressismo italiano ma anche mondiale, in particolare dell'arrogante ignoranza settaria e imbecille di certi ambienti anglosassoni.

Le attuali democrazie

Le attuali democrazie rappresentative del mondo sono relativamente giovani, e simili a quella della Antica Roma repubblicana, sebbene - per via della complessità della società moderna - a mio parere siano molto meno equilibrate.
È dunque prevedibile che la loro durata sia molto inferiore a quella della antica repubblica che - tra difficoltà e problemi di ogni genere lotte sociali e guerre civili - sopravvisse per circa 480 anni.
In particolare l'equilibrio dei poteri in Italia dal dopoguerra in poi col passare del tempo è divenuto sempre meno garantito perché i metodi elettorali, basati sul principio 'un uomo un voto' hanno dato spazio ai malintenzionati di ogni risma, che ne hanno approfittato a favore dei loro interessi particolari. Qui non faccio nomi o altro, ma chi legge potrà farsi un proprio quadro, specie se ha una certa età e ha vissuto i tempi passati. In Italia, oggi accade che

  1. l'elezione dei rappresentanti - al contrario di quanto avveniva nell'Antica Repubblica - non tiene conto
    • dell'età delle persone che votano (parzialmente);
    • del livello culturale dei votanti e degli eletti;
    • del reddito degli eletti e dei votanti;
  2. a livello politico le camere dei rappresentanti - molto numerose in quanto ai componenti - possono sia preparare che proporre le leggi; si è cercato di superare questo problema instituendo la figura del relatore e una commissione parlamentare per verificare a predisporre il parere sulle leggi per la presentazione alle camere.
  3. la magistratura non è elettiva e quindi NON PUÒ ESSERE RITENUTA potere dello Stato, ma è semplicemente un ORDINE (l'Ordine Giudiziario). Questo è uno dei principali problemi fin dai tempi meno recenti specie da quando l'ideologia politica affligge molti magistrati, e potrebbe (in pratica può, e lo fa senza remore) influenzarne (e di fatto ne influenza) le decisioni.
  4. Gli organi indipendenti che difendono i cittadini dagli abusi in genere, e sostengono i loro diritti di fronte allo Stato, ci sono ma non sono efficienti. Infatti le associazioni private (consumatori - ordini professionali - Sindacati etc) possono farlo solo attraverso la magistratura dello Stato o mediante appoggi politici. E siamo da capo a bomba.
  5. Le authorities - Authority, è il termine inglese che indica un'istituzione pubblica con il compito di controllare la conduzione di un determinato settore dell'economia oppure della società o dei servizi. Le authorities sono quindi Istituzioni ufficiali con poteri di controllo, sorveglianza e decisione in determinati campi. Data la complessità della società servono in teoria per supplire alle carenze di organismi Statali già esistenti. In realtà la loro efficacia non appare tanto evidente al comune cittadino.
    Poiché giocoforza non sono organi eletti dai cittadini, possono rischiare di sviluppare e valorizzare sé stesse ed essere una ulteriore fonte di spesa per lo Stato senza apparente utilità per la comunità. Rischiano di essere organizzazioni clientelari che esistono solo per attribuire poltrone eccellenti e cospicui stipendi a chi ha la possibilità politica di farne parte o di dirigerle.

Poteri e ordini nell'organizzazione statale

In un regime democratico rappresentativo o meno che sia dovrebbe contare solo la volontà democratica. Dunque chi ha un 'potere' è legittimato nell'esercitarlo - purché sia qualificato per farlo - dall'essere stato eletto. Nella definizione in giro per il web c'è un errore clamoroso.
Infatti essa recita: "nel principio classico della separazione dei poteri nella democrazia stabilito per la prima volta nella costituzione francese del 1791, a sua volta basata sulla dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789; secondo tale principio, i tre poteri devono essere esercitati da tre entità statali distinte e separate, che devono essere indipendenti l'una dall'altra. Il potere legislativo consente la creazione di leggi; il potere esecutivo si occupa della loro applicazione; quello giudiziario si occupa di giudicare e condannare chi non rispetta tali leggi."

  1. Il potere legislativo consente la creazione di leggi; è eletto dai cittadini. Giusto o sbaglaito che sia il metodo usato per eleggere i rappresentanti o per arrivare a fare le leggi, questo è un POTERE legittimo che trae origine dalla volontà popolare.
  2. Il potere esecutivo è generalmente posseduto da un'istituzione denominata "governo" o "esecutivo", è in prima istanza il potere di governare applicando le leggi. Anche questo potere trae la sua legittimazione dalla volontà degli elettori, che tramite i loro rapprensentanti designano indirettamente il governo.
  3. Gli ordini professionali in Italia hanno ancora valenza legale. Si entra in un ordine professionale superando un esame : 'L'esame di Stato'. Chi mai si sognerebbe di dire che esiste un Potere dell'Ordine Medico, un potere Ingegneristico, un potere dell'Avvocatura? Queste sono infatti degli 'Ordini', associazioni ufficialmente riconosciute nelle quali si entra per aver superato degli esami. Perché mai la magistratura dovrebbe fare eccezione?

Il POTERE GIUDIZIARIO NON È UN 'POTERE' in senso stretto come i precedenti, o meglio sarebbe tale ove fosse un organo che dia garanzie di obbiettività e onestà, organo indipendente che può e deve far rispettare la legge, cercando anche di interpretarla ove sia carente.

In Italia si è formata invece una grave anomalia che qualifica come non democratico tutto il nostro sistema istirtuzionale. Esiste cioè una classe di persone da nessuno elette e legittimate, che hanno poteri virtualmente illimitati sulla vita di tutti i cittadini, e sono condizionati solo da organi formati dagli stessi appartenenti a quella classe privilegiata.
Si può mai chiamare democratico uno Stato - in qualsiasi parte del mondo - ove ci sia una istituzione

  • non eletta dalla volontà popolare
  • auto-referenziale e auto-governata
  • dotata di poteri virtualmente ILLIMITATI su tutta la società.

In realtà no, nemmeno nominalmente, perché il potere legislativo e quello esecutivo non sono effettivamente liberi, come non lo è nessun cittadino di quello stato. Tutti sono sovrastati da una spada di Damocle e soggetti a un potere straordinario virtualmente senza limiti che può colpire dove quando e come vuole, e comunque mettere alla berlina e danneggiare chiunque, e irrimediabilmente..

È comprensibile allora che i cosiddetti e sedicenti progressisti, come è stato dimostrato, abbiano influito pesantemente su certe nomine, e ci tengano molto a conservare immutata una istituzione per loro vantaggiosa dal punto di vista politico, che unitamente ai loro alleati dei cosiddetti 'poteri forti' ha consentito di fare e disfare, e perfino di vanificare la volontà popolare senza nemmeno far sembrare come sia avvenuto.

Sarebbe giusto dire che esiste un POTERE MILITARE, o un POTERE POLIZIESCO, o un POTERE SANITARIO? Perché allora dicono che quello giudiziario è un POTERE?
È lecita giustificata allora una richiesta politica, avanzata più volte, di separazione netta tra la Magistratura inquirente e la Magistratura giudicante, insieme ad un rafforzamento dell'avvocatura per la difesa del cittadino innocente, come accade negli USA.

La magistratura inquirente potrebbe essere chiamata un "potere"
qualora, come accade negli USA, i procuratori fossero eletti dai cittadini in concomitanza con elezioni amministrative o politiche, il che sarebbe ottimale, oppure anche come in Francia, la magistratura inquirente dipendesse da organi dello Stato, ovvero dal potere esecutivo.
in tal caso infatti si porebbe parlare effettivamente di legittimazione derivante dal controllo dei cittadini.

È ovvio che la Magistratura giudicante rimarrebbe allora un ORDINE indipendente e autogovernato, ma come tutti i cittadini non si potrebbe dubitare che sarebbe anch'esso uguale di fronte alla legge dello Stato.

DA NOI INVECE I CITTADINI SONO uguali davanti alla legge, ma MA SOLO IN TEORIA, dato che nella pratica ce ne sono molti di molto meno uguali:
  • sono più uguali quelli che appartengono a clientele politiche o sono viziati da smodata autoreferenzialità- anche se talvolta confliggendo si autodanneggiano.
  • I cittadini normali - cioè quelli che godono solo della virtuale protezione della legge - purtroppo sono alla mercè dei primi, e devono confidare solo sulla rettitudine morale di chi li giudica.

È spiegato dunque perché chi ha una visione statalista e marxiana dello Stato vorrebbe che la magistratura rimanesse così com'è.

 

Necessità della legge

Da fare

 

Leggi giuste e ingiuste

Da fare

 

Tutela degli interessi della Nazione

Perciò vorrei esporre sinteticamente origini e sviluppi di alcuni fatti in relazione alle domande precedenti e alle relative risposte in un quadro generale non necessariamente collegato alla tecnica filosofica. Vorrei chiarire in particolare I fatti generali in questo schema:

  1. I motivi per i quali le persone hanno scelto e scelgono oggi di abbandonare la terra d'origine con particolare riferimento all'emigrazione dall'Italia nei secoli XIX - XX verso le Americhe e verso alcuni paesi d'Europa.

    • Perché l'emigrazione dopo l'Unità Italiana (sec XIX)
    • Perché l'emigrazione di inizio secolo XX fino al Fascismo
    • Perché l'emigrazione del secondo dopoguerra nei paesi europei
    • Perché l'emigrazione degli italiani in Europa e in America dopo la fine del boom economico nel XX secolo.
    • Perché l'emigrazione di oggi dopo la crisi del 2008

  2. La differenza tra l'emigrazione di ieri paragonata con l'emergenze di oggi, in particolare
    • crisi dei valori fondanti di una società provocati da politica e idoelogia sbagliate
    • cause del fenomeno dei cosiddetti 'migranti
    • Gli errori ideologici (applicare AI SELVAGGI CONCETTI CIVILI)
    • chi soffia sul fuoco e perché

  1. La legge internazionale e il concetto di naufragio e di soccorso in mare.

    • Le Organizzazioni non governative;
    • L'iniziativa 'privata',ovvero l'industrie dei salvataggi
    • Emigrazione clandestina e relazione con la criminalità e la violenza.
    • Evoluzione dello schiavismo e dello sfruttamento dei più deboli;
    • Chi perde e chi guadagna; la civiltà contaminata, le mafie rafforzate etc
    • Stiamo dando i 'numeri'?

  2. Come si giudica la valenza di una legge in relazione al diritto naturale e al problema del relativismo

    • concetto di male minore
    • differenza tra etica individuale ed etica collettiva.
    • Metodi di analisi e valutazione.

  3. La protezione e l'educazione dei cittadini

    • qual è la verità?
    • le notizie false e tendenziose. La censura e la libertà di mentire spudoratamente.
    • Come si formano le opinioni
    • Il campanilismo, la scarsità di coscienza nazionale ripetto agli altri paesi d'Europa e la voglia di autodzione.
    • vengono fuori vecchi stati della penisola?

 

il soccorso in mare, il e infine l'imbarco e il trasporto - sia legalmente organizzato che abusivo - di emigranti clandestini.

L'emigrazione italiana alla fine del XIX, all'inizio del secolo XX e dopo il 1944-1945

Oggi molta gente che evidentemente conosce poco la storia d'Italia - e quella del mondo in genere - afferma che gli emigranti italiani del XIX e XX secolo erano come quelli che dall'Africa stanno invadendo l'Italia per spargersi in Europa,
Essi ignorano che l'emigrazione italiana nelle Americhe avveniva a causa di motivazioni diversissime. La maggior parte degli emigranti (non 'migranti' badate bene, la qualifica riguarda gli animali) erano quelli che andavano in cerca di avventure o di fortuna, magari chiamati da compaesani che li avevano preceduti. Recitava una canzone dell'epoca:

Mamma mia dammi cento lire / che in America voglio andar

e la mamma rispondeva

Cento lire io te le do / ma in America no no no !

Tra gli emigranti italiani c'èra sì anche anche gente povera, ma erano molti quelli che non condividevano il nuovo ordine dell'Italia unita e le sue leggi, o chi voleva evitare di fare il lunghissimo servizio militare dell'epoca e rifiutava la lingua comune.
Dopo l'avvento del regime fascista l'emigrazione diminuì fin quasi a cessare del tutto a causa delle politiche sociali del governo, ma la fuga dall'Italia riprese dopo la guerra ignominiosamente perduta.
C'era chi fuggiva dalla persecuzione - come per esempio militari semplici o ufficiali dell'esercito della Repubblica di Salò - o da particolari situazioni personali.
Tra quelli che combatterono per i francesi a DienBienPhu in Vietnam - e morirono - o in Algeria, erano numerosissimi i militari ex fascisti che fuggiti in Francia e arruolati nella Legione Straniera per evitare di essere assassinati a tradimento dai comunisti italiani nelle patrie galere. Lo scrivente ne incontrò uno negli anni '60, un genovese rientrato dalla Legione straniera francese, molto dopo la fine della guerra quando non correva più il rischio di essere assassinato dai comunisti o di andare in prigione.
Era impensabile però che chi partiva lo facesse da clandestino o senza documenti. Anche partendo per l'America dal Portogallo o da un altro paese europeo neutrale durante la guerra, bisognava essere identificabili, avere documenti in ordine, identificarsi come rifugiato e averne le prove.
Mentre nei paesi dell'America meridionale le cose erano apparentemente più facili, l'emigrazione nell'America settentrionale era filtrata e soggetta a regole severe:
  • chi arrivava negli USA finiva in quarantena e per non essere rimandato indietro doveva avere requisiti accettabili di salute.
  • per poter entrare negli States bisognava frequentare un corso di lingua e superare un esame.
  • chi conosceva la lingua inglese e aveva un mestiere era facilitato.

Direi quindi che ogni paragone è del tutto arbitrario, e chi lo tira fuori è in malafede oppure è un ignorante, che parla per sentito dire da altri.


 

L'emigrazione dall'Africa all'Europa e dal vicino oriente, dall'inizio del secolo XXI e anni successivi

Il caos di oggi , con la situazione di degrado che colpisce moltissimi paesi adricani ha origini precise.
I PRECEDENTI : delegittimazione del governo e del parlamento italiano e sostegno all'immigrazione clandestina; le fasi:

  • distruzione e destabilizzazione della Libia iniziate con un attacco unilaterale della Francia e sostenute dai democratici allora al potere negli USA
  • anno 2011 - il governo italiano legittimo fu destituito principalmente sotto pressione della Commissione Europea, ma anche grazie ai tipici e abituali tranfughi e traditori interni al governo stesso. Non essendoci poi una maggioranza sostitutiva il Presidente della Repubblica nominò un governo tecnico, che fu sostenuto da molti per amore della Patria minacciata dalle sanzioni EU. Il governo tecnico portò alla caduta drammatica della produzione e all'aumento della pressione fiscale e della povertà delle famiglie italiane.
  • Conseguenza della destabilizzazione della Libia e del Medio Oriente (avvenute ad opera di Francia e USA) fu lo scatenarsi di una emigrazione incontrollata di massa verso l'Europa. Profittando dell'ignoranza di chi voleva emigrare, la malavita organizzata africana diede il via a una lucrosa attività: ogni migrante pagava - o si impegnava a pagare - cifre considerevoli per essere trasportato sulle coste europee.
    La brutalità inaudita dei criminali africani, gente dalla mentalità tipica dell'antico schiavismo, non si curava di quello che avveniva poi, È quasi sicuro anche un contatto tra la malavita italiana e quella africana per andare a prelevare i profughi. Apparentemente tutto avveniva per nobili motivi. Ma i gommoni enormi e inefficienti erano costruiti in serie in Egitto, vicino al confine, trasportati in Libia. Stracaricati di persone trainati al largo e abbandonati. Gli scafisti chiedevano aiuto via cellulare e poi danneggiavano le imbarcazioni. Il mediterraneo divenne così un cimitero di decine e decine di migliaia di persone.
  • Allora non si trovò nulla di meglio che istituire delle organizzazioni europee dai nomi pittoreschi, e favorire l'immigrazione di massa setacciando il mare con la marina militare e civile. l'Italia dovette poi pagare cifre enormi per accogliere e mantenere gli immigrati clandestini e determinare chi avesse diritto a rimanere in Europa. In cambio di questo si barattò l'attivita di accoglienza con un po' di flessibilità EU sui conti pubblici.
  • favorire Per i Greci la città era il centro e l'oggetto di ogni attività politica.

Il governo dell'antica Roma conobbe lungo i secoli molti modelli, dalla repubblica alla monarchia, dalla democrazia al totalitarismo. Comunque i Romani posero le basi degli stati moderni, essenzialmente basati sullo Stato di diritto e la valenza della legge. Ricordiamo le lezioni di Diritto Romano all'Università, la facilità di propagazione della cultura, e l'espansione del cristianesimo propiziate dalla possibilità di spostarsi nel mondo romanizzato.

Dopo la caduta dell'Impero Romano sotto la spinta dei barbari provenienti dall'est, inizia il Medio Evo (l'età di mezzo). Nel Medio Evo ogni attività politica era basata sulle relazioni che l'umanità deve mantenere con l'ordine dato da Dio.

Dal rinascimento, ovvero 'la rinascita della civiltà', si adottà un approccio fondamentalmente antropocentrico.

Nel mondo moderno e contemporaneo sono nati molti modelli, dal totalitarismo alla democrazia partecipativa, con le molte sue varianti.

Charles Blattberg, la definisce la "risposta ai conflitti con il dialogo" e suggerisce che le filosofie politiche offrono considerazioni filosofiche in proposito. Si veda "Political Philosophies and Political Ideologies in Patriotic Elaborations: Essays in Practical Philosophy", Montreal y Kingston: McGill-Queen's University Press, 2009.