SOMMARIO: Chi parla e scrive di alienazione del lavoro in realtà vorrebbe alienare a proprio vantaggio il pensiero e la ragione degli altri. Fermiamoli

POSTULATI
Postulo di esistere come individuo perché 'patisco' cioè percepisco di soffrire o godere indipendentemente dalla mia volontà, cosi come mi è evidente che esiste altro da me. Sento cioè che altre entità materiali o immateriali distinte tra loro possono causarmi dolore o godimento, e che con queste entità posso interagire volontariamente o involontariamente.  So che le mie interazioni con l'altro da me sono governate dalla mia capacità razionale e fisica in senso lato. Come essere razionale capisco che il mondo fisico è governato da leggi inflessibili. L'entità 'me stesso'  è fatta quindi di capacità razionale, che costituisce il fondamento del mio essere, e di realtà corporea che ne costituisce il substrato.  Poiché questa ultima non è separabile dalla prima, si può dire che l'insieme delle due diventa sostanza esso stesso, cioè diviene 'persona'.  L'entità 'ME' sa di appartenere a sua volta a un insieme di entità sostanziali simili, che si chiama 'GLI ALTRI' cioè l'Umanità'.
Quindi è impossibile che a me come alle altre persone possa essere sottratto alcunché di quello che l'intelletto è capace di produrre, né il mio né quello delle entità con le quali interagisco. Possibilità d'introspezione, fantasie e immagini, pensiero organizzato, sentimenti e pulsioni interiori incorporee e via dicendo sono possibili per me e per ognuno, e non possono essermi tolte. E soprattutto a nessuno è alienabile la possibilità di sviluppare e attuare le potenzialità dell'intelletto, a meno che non vi si rinunci volontariamente o per disgraziato accidente. L'intelletto non può essere alienato, ma può essere compresso e imprigionato. Ciò accade quando la situazione dell'insieme opprime l'individuo, cioè la materia assume il sopravvento sullo spirito e costringe tutti in una gabbia esistenziale ideale, dove il soddisfacimento dei bisogni primari diventa la preoccupazione dominante. Questo accadeva per gli operai sfruttati ai primordi dell'era industriale nel capitalismo; nei nostri paesi il fenomeno si è annullato naturalmente con l'evoluzione della società, ma nei regimi comunisti si è continuato a opprimere gli individui e la società. L'esecrato 'padrone' è stato sostituito dallo Stato, rappresentato da un Grande Fratello e da una dittatura di oligarchi corrotti in conflitto tra loro. 




 


IL LAVORO IMMATERIALE: “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza
Se in qualche modo, la possibilità della ragione umana di immergersi e lavorare liberamente nell'illimitato universo immateriale fosse anche parzialmente alienata o impedita, ne sarebbe tarpata la facoltà di tradurre in atti le potenze dell'intelletto, cioè l'esprimere e concretare i pensieri in elementi dell'universo materiale. In altre parole se si comprimono le libertà esteriori, a causa dell'unità della persona ne risulta inevitabilmente danneggiata anche la capacità di esprimere i pensieri. L'intelletto non può essere alienato, ma può essere compresso e impastoiato il che in pratica equivale all'alienazione. Vi sono due casi estremi ed opposti che  realizzano questa situazione.

  • la società totalitaria/oppressiva dove è giocoforza che predomini l'habitus acritico e atono alla situazione di fatto. Il soddisfacimento dei bisogni primari diventa la preoccupazione dominante a causa dell'inefficienza della società, e la costrizione ossessiva della propaganda e dell'ambiente non ammette ed emargina violentemente chi si differenzia dal modello ufficiale.
  • la società prospera ma priva di riferimenti assoluti, ove predominano l'edonismo e la ricerca sfrenata del 'piacere'. Anche qui la capacità di pensiero è compressa al punto da diventare elementare o guidata dai bisogni individuali fittizi, stimolati dalla ricerca del profitto eccessivo dell'apparato produttivo.  La preoccupazione dominante non è più il soddisfacimento dei bisogni primari ma, a causa della ricerca del piacere a ogni costo, proposto-imposto dalla propaganda e dall'ambiente, diventa la ricerca dell'effimero, dell'inutile, e del dannoso. Procurarsi il denaro da spendere inutilmente in attività insensate e nello 'sballo' sarà la maggiore preoccupazione, e questo è vero anche nelle società collettiviste, ma a livello elementare.

In entrambi i casi addirittura il puro istinto e i bisogni animali arrivano a dominare. Come la storia dimostra, la regressione spirituale e quella materiale che ne consegue, causano sempre il degrado e il disfacimento della società.
La libertà dell'individuo di pensare e di lavorare può evitare simili problemi, purché per  rompere le gabbie del materialismo e dell'edonismo si liberino anche le energie spirituali delle singole 'persone'.  Deve essere sottolineato che sono essenziali certe doti come la lealtà,  l'onestà,  la laboriosità, e  come il gusto della sfida contro se stessi, con  il rispetto dei doveri e dei diritti (specialmente dei doveri propri e dei diritti degli altri),  procura sia il bene comune che il personale vantaggio.
L'incoraggiamento allo studio, all'inventiva, alla responsabilità personale sono fondamentali. Ma il modo di non può essere quello dell'imposizione ossessiva propagandistica tipica dei regimi totalitari, ma deve essere la conseguenza naturale dell'aver riportato disciplina mentale e serietà nella scuola specialmente nei primi gradi di istruzione, ma anche in tutto il sistema dell'istruzione, per aprire la mente dei giovani. Senza apertura mentale nulla si può ottenere.
Per esempio, la psicoterapia del profondo per avere qualche effetto curativo deve rivolgersi a persone che abbiano una certa preparazione culturale e intellettuale, persone cioè che abbiano un'apertura mentale tale da poter praticare un minimo d'introspezione e di reale autocritica.
L'aspetto fondamentale del risanamento dell'intelletto consiste infine nel recupero della religiosità e dell'abbandono delle superstizioni e degli idoli di qualunque natura perché

 

 

 

 

LA RELIGIONE È INDISPENSABILE ALLA ESISTENZA STESSA SOCIETÀ, E NON SOVRASTRUTTURA dacché esiste da quando c'è un uomo pensante.

La religione è stata la prima opera immateriale dell'intelletto. Pertanto affermare che la religione è inutile 'sovrastruttura', è come dire che il pensiero stesso, cioè che l'intelletto umano che l'ha intrinseca nell'essere, è anch'esso sovrastruttura.
Negli aspetti pratici, il buon esercizio della religione combatte e vince la psico-frigidità dipendente da ignoranza, sopravvalutazione di sé, dal disprezzo e intolleranza verso gli altri, oltre che da vere e proprie  situazioni patologiche.  La buona e vera pratica religiosa genera tendenze virtuose perché spinge a lavorare bene e onestamente e a considerare il proprio lavoro ben fatto, fatto con retta coscienza, qualunque esso sia, come collaborazione al BENE COMUNE.  Spinge a considerare il prossimo non come nemico, ma come collaboratore al miglioramento dell'universo Creato.
Come dimostrò San Tommaso D'Aquino i nessi di causalità ed effetto conducono inequivocabilmente ad affermare l'esistenza del primo motore universale in se stesso esistente, cioè di Dio; ma anche se per assurdo qualcuno pur dotato di grande preparazione culturale negasse l'effettiva realtà dell'esistenza sacro e del soprannaturale, mentirebbe se non riconoscesse che la pratica e la corretta e guidata riflessione religiosa esaltano la capacità di introspezione, generandola anche nei soggetti poco preparati e più indifesi dal punto di vista culturale. Per chiunque non sia un bruto, è inevitabile porsi domande fondamentali sul principio e sul fine dell'esistenza umana e indagare intellettualmente su di esse e anche darsi delle risposte.
L'esistenza della religione non implica esclusivamente aspetti spirituali, cioè che non si debba cercare di progredire materialmente o difendersi dal male, anzi. L'uomo virtuoso sa che il bene che può produrre è maggiore quanto migliore è la posizione che occupa a ragione e con merito nella società.  Ogni uomo, virtuoso o no che sia, che anzitutto conosce un poco se stesso, sa che il 'buon selvaggio' di Rousseau è un'utopia,  perché la virtù va esercitata, e soprattutto va educata la coscienza. E poi l'uomo giusto guarda con giusta prospettiva agli avvenimenti quotidiani. Oltre a generare conseguenze che logicamente discendono dalla sommatoria degli atti dei singoli componenti della specie umana,  l'uso corretto della facoltà dell'intelletto dirime l'assoluto dal relativo, e con la religione  aiuta a scegliere tra ciò che è bene e ciò che è male.  Sarebbe lungo trattare qui il problema del male, che è un argomento a parte. Basti dire che oltre al male passivo, quello patito, c'è il male attivo, quello fatto intenzionalmente, e chi lo pratica sa bene che è male, e che quello che fa danneggia il prossimo e se stesso generando il male passivo. Il più delle volte si tratta di mancanza di virtù umane (Fortezza, Temperanza, Giustizia, Prudenza) e quindi il male si fa per soddisfare trasgressioni di ogni tipo, eccessi, vizi o appetiti smodati, e ciò alimenta il male stesso con le sue conseguenze. Ma la religiosità ha bisogno di riferimenti per evitare la superstizione e quindi avere effetto negativo e dannoso per chi la pratica e per la società umana.

 

 

 

 

 

RIFERIMENTI ASSOLUTI E RELATIVI
Senza concezione religiosa della vita, cioè senza riferimenti assoluti che indirizzino la ragione, senza FEDE nel soprannaturale, predomina il relativismo:  ogni idea e comportamento hanno pari validità e dignità. In altre parole l'essere razionale non ha alcun riferimento assoluto che lo aiuti a distinguere il bene dal male.
In mancanza di regole assolute, l'uomo si sente giustificato, libero anche di commettere qualsiasi nefandezza e abominio.  Per raggiungere un obiettivo che a torto o anche a ragione ritiene vantaggioso, l'uomo senza riferimenti assoluti usa senza remore qualunque mezzo, danneggiando inevitabilmente la società intera.  Il riferimento assoluto esiste ed è la LEGGE NATURALE nel solco della quale devono muovere sempre tutte le civiltà umane per non avvizzire e scomparire dalla faccia del pianeta.   

 

 

 

 

 

LA STORIA UMANA deriva dall'imparare dagli errori e applicare le contromisure per non ripeterli. È uso d'intelletto ciò che consente di collegare correttamente cause ed effetti, di imparare dall'esperienza materiale per distinguere quel che si ritiene essere giusto e buono da ciò che si ritiene sbagliato e male. Per far bene bisogna anzitutto essere culturalmente preparati e conoscere la STORIA, interpretarla correttamente e imparare da essa. C'è gente che si ostina a cercar di applicare all'organizzazione della società ricette contrarie alla natura umana che già in passato hanno prodotto effetti addirittura tragici. Costoro trovano anche spazio a causa di pigrizia e ignoranza, di scarsa apertura mentale, e del fatto che pervicacemente per orgoglio non ci si vuole arrendere all'evidenza dei fatti. Per esempio parliamo del nazionalsocialismo o del cosiddetto 'socialismo reale' nei suoi vari gradi.
Si pensa che nessuno volontariamente ripeterebbe un'azione che nel passato l'ha danneggiato, e prenderebbe precauzioni per evitare di ripetere l'errore, userebbe gli strumenti adatti e si eserciterebbe per evitare di farsi del male; ma non è vero. La gente che continua a pigliarsi le dita a martellate fa male solo a se stessa ma purtroppo come nel privato accade anche nel pubblico. In politica per conquistarsi un angoletto della greppia si può anche far leva su idee obsolete, inapplicabili in ogni caso ieri e oggi, che hanno causato stragi e disagi inenarrabili, e oramai non valgono nemmeno un centesimo bucato, ma hanno sempre un piccolo seguito. Il fine giustifica il mezzo, se la società  lo ammette.

MA LA STORIA NON PUÒ SVOLGERSI NEL SOLCO DI LEGGI INNATURALI E QUINDI PRIMA O POI IL BENE E L'INTERESSE COMUNE PREVALGONO SUGLI ERRORI VOLONTARI O INVOLONTARI, E LA SOCIETÀ TROVA SEMPRE UN PUNTO DI EQUILIBRIO CHE ALLA LEGGE NATURALE È PROSSIMO.

IL PROGRESSO

Il progresso della società umana è somma e conseguenza dei progressi e degli errori dei singoli individui. Non vi può essere progresso senza disponibilità a osservare, valutare e trarre conclusioni. Il progresso deriva dunque dalla continua osservazione delle cause e degli effetti delle cose, elaborati e rielaborati dall'intelletto per migliorare costantemente la realtà materiale e orientare l'intelletto stesso al bene.   
Conoscere la Storia per trarne insegnamento non è facile, perché gli uomini sono fallibili e ognuno se la suona e se la canta secondo i suoi interessi. Nei regimi totalitari poi, la storia è scritta da gente come il 'Grande Fratello' quello coi baffoni e la divisa, il buon vecchio 'zio Joe' e non ha riferimenti alla realtà. Stravolge i fatti e mente spudoratamente. Ma l'uomo aperto di mente sa come regolarsi, perché abituato al pensiero autonomo e non condizionato, tanto meno da certi tristi figuri..
Se invece predomina l'habitus acritico a una situazione de facto, o addirittura l'ignoranza e il puro istinto animale, e lo scarso uso di ragione, l'uomo è indotto a scambiare per buona qualunque situazione economica e qualunque tipo di oppressione e trovarla perfettamente normale. Comunque sia far violenza alla ragione e all'intelletto non serve, perché nell'uomo c'è sempre la coscienza e a lungo andare anche i bruti si evolvono.
 

 

 

 

 


AFFERMAZIONI FONDAMENTALI.

 Le affermazioni fondamentali che conseguono da tutto il discorso sono le seguenti:

  • nulla di ciò che deriva dall'esercizio dell'intelletto può essere alienato o estraneo all'uomo, a meno che l'uomo stesso rinunciando all'immaginazione, all'inventiva e al pensiero autonomo, renda possibile a qualcuno sottrarglielo e sostituirlo con qualcosa che per sua natura imprigioni le menti e bandisca l'individualità.
  • La società si evolve in proporzione ai seguenti fattori:
    •  livello della religiosità della popolazione:  capacità introspettive delle persone  e  virtù riconosciute positive comunicate dal livello di religiosità della società.
    • Alla capacità di ragionare senza condizionamenti e riconoscere la verità, comunicata alla società dal sistema scolastico ed educativo.
    • All'apertura mentale della popolazione.

Come ampiamente dimostrato nella storia dell'uomo, se questi fattori degradano la società degrada, se questi fattori migliorano la società si evolve e migliora.

  • La religiosità generalizzata della società svolge le seguenti funzioni:
    • contribuisce al mantenimento del livello delle virtù umane riconosciute positive, in modo che generalmente si riconosca che lo studio e il lavoro ben fatto richiedono sacrificio e la vita non è un tappeto di rose.
    • svolge funzione di freno al degrado dei fattori positivi di sviluppo conseguente all'aumento della disponibilità di beni non necessari e all'eccesso di prosperità della popolazione.
    • Svolge funzione di freno alla sopraffazione del forte sul debole.
    • Tutela tutta la società indirizzando la legislazione dello Stato affinché non venga impedita la  libertà economica, ma solo le sue degenerazioni, quelle che danneggiano tutti.
  • Il lavoro non è sfruttamento per alcuno, se ognuno lavora per sé e per migliorare lo status suo e della famiglia e se nessuno gli preclude di fare scelte che egli ritiene giuste. Ognuno ha la libertà di fallire oppure di migliorare se stesso e cambiare, ma con il suo sacrificio e la sua intelligenza.
  • Il lavoro non può essere alienato, in quanto si autoregola, cioè la remunerazione di chi lavora dipende dalla domanda e dall'offerta.  La società produttiva e lo Stato devono suggerire le necessità e i singoli devono scegliere come credono, ma sono essi, i singoli, i responsabili dell'esito delle scelte che poi determinano il loro destino.  Il buon sistema scolastico è fondamentale, e i suoi effetti si ripercuotono per decenni.
  •  La storia non è un susseguirsi di lotte di classe ma  conseguenza della storia stessa, ossia è il risultato dei fattori che caratterizzano l'evoluzione positiva o negativa della società (vedi punto 2). NON può essere il risultato dell'azione delle condizioni sociali sull'uomo e neppure dell'azione dell'uomo sulle condizioni sociali. Infatti le condizioni sociali NON sono mai state esse stesse lo stimolo al processo di cambiamento, e tanto meno costituiscono l'elemento dinamico e mutevole nella storia dell'uomo su questa terra. Se vogliamo vedere la realtà per cambiarla, dobbiamo per forza riconoscere che i cambiamenti positivi o negativi (rivoluzione Francese, rivoluzione d'Ottobre, caduta del Muro, evoluzione capitalista della Cina Popolare) delle società NON vengono dalla spontaneità di ignoranti, ma sono SEMPRE generati da élites intellettuali che hanno prodotto idee, le hanno diffuse tra gli altri intellettuali, e imposte talvolta con l'aiuto di interessi stranieri e con il sangue,  o hanno saputo farle accettare dalla gente comune. Siano essi filosofi o profeti o imbonitori o dittatori.
  • La società collettivista sfrutta l'uomo, livella verso il basso le intelligenze e le capacità e le condizioni economiche dei singoli, poiché sostituisce i liberi imprenditori con burocrati condizionati e rende lo Stato unico capitalista e padrone che opprime tutti e anche sé stesso. La società collettivista è quella che veramente aliena il lavoro e sfrutta l'uomo, al punto che mangiano bene e a sufficienza solo il contadino che fa finta di lavorare per la comunità ma in realtà lavora quasi solo per se il suo campicello, e i burocrati che dirigono lo Stato.    

Il secolo XIX  è stato foriero delle teorie filosofiche negative che hanno influenzato e appestato il mondo per due secoli: Karl Marx  e Friedrich Engels furono due allievi di Hegel, i quali, teorizzarono quanto di peggio ci può essere per l'evoluzione della società umana.

      • procedettero nell'ulteriore critica dell'alienazione religiosa portata avanti da Feuerbach
      • misero in rilievo, attraverso la loro critica all'economia-politica, l'alienazione originale che è alla base di tutti gli altri tipi di alienazione, inclusa quella religiosa: l'alienazione economica.
      • Secondo la loro concezione dialettica ma materialistica della storia, alla base dell'alienazione economica vi sono:
          • La proprietà privata (non tanto delle merci in sé quanto degli strumenti di produzione).
          • Il lavoro degli operai e dei lavoratori dipendenti in genere. Prendendo le mosse da quella che allora veniva chiamata sinistra hegeliana, i due filosofi che oltre a essere pensatori erano anche organizzatori e guide politiche, individueranno la forma maggiormente nota e dibattuta di alienazione, cioè quella subita dalla classe operaia.

Generalmente i tentativi di applicare le loro filosofie hanno portato ad aberrazioni genocidi e massacri. Alcuni dicono che, pur provocando disastri, hanno però indotto le reazioni salutari che hanno condotto a reazioni e cambiamenti positivi generalizzati della società.
Altri dicono che i cambiamenti della società che sono intercorsi sono dovuti all'introduzione delle innovazioni tecnologiche e derivano dalla globalizzazione dei mercati, e che i filosofi non c'entrano per nulla. E probabilmente in massima parte hanno ragione. 

 

 

 

 

È LA SOCIETÀ SOCIALISTA QUELLA CHE PRODUCE ALIENAZIONE, NON QUELLA CAPITALISTA.

Nello stato socialista è lo Stato padrone che a causa della burocrazia e della mancanza di libertà economica e di spirito, senza eliminare i problemi provoca effetti deleteri:

  • privando l'uomo dell'incentivo a migliorare alla lunga rendende le persone incapaci di autonomia decisionale e di iniziativa personale.
  • sfruttando le persone derubandole del frutto del loro lavoro, alienandolo e mandandolo all'ammasso per distribuirlo poco e male.

La società socialista è la vera società classista, ingessata e immobile in cui le persone sono imprigionate nel ruolo che lo Stato assegna loro. Prendendo ad esempio la bandiera della cina popolare, il colore rosso della bandiera simboleggia la rivoluzione, il colore giallo delle stelle e i raggi dorati brillanti che irraggiano dalla vasta terra rossa simboleggiano il progresso. Le quattro stelle più piccole intorno ad una più grande significano l'unità del popolo cinese sotto la guida del Partito Comunista Cinese (PCC). Ci sono dunque cinque classi: quattro classi sociali (operai, contadini, studenti, soldati) e i Burocrati, ovvero il Partito. Ipocritamente la classe operaia è quella che dovrebbe essere la più importante. Nella società socialista l'operaio è veramente alienato dal prodotto del suo lavoro, perché produce beni con mezzi di produzione che gli appartengono nominalmente, ma in realtà sono gestiti dallo Stato padrone.  Non solo, ma si trova, anzi, a non poter nemmeno usufruire dei beni che produce, che vengono distribuiti nella società da altri secondo criteri del tutto insensati;
Oggi però visti gli effetti negativi della negazione della libertà, la società cinese è stata liberalizzata dal punto di vista economico, ma chi comanda è sempre nel partito. È diventata una variante del nazionalsocialismo con fortissime connotazioni capitaliste.